Grossolani, aggressivi, confusionari, tronfi e scozzesi. Fedelissimi alla linea, resuscitano l’ortodossia punk più intransigente e integralista, sfrondandola di tutto ciò che era stato arty, e si autoproclamano portavoce della working class, con ammiccamenti furbeschi e sospetti al ‘movimento’ skinhead. A cavallo tra il punk stradaiolo e l’Oi!, il 33 giri d’esordio degli Exploited ebbe un successo inaspettato e riuscì a oltrepassare i confini dell’underground. Poco più di trenta minuti di veloce, furioso punk rock pronti-e-via, suonato con compiaciuta approssimazione e farcito di cori hooligans.
Da subito identificati con lo stereotipo punk più pacchiano (moicano, litri di birra, risse), questi quattro tamarri un po’ arlecchineschi seppero comunque catalizzare come pochi altri la rabbia, le frustrazioni e il disincanto della gioventù britannica.