Pumped Up Kicks è una canzone leggera e dalla melodia accattivante, uno di quei brani che puoi ascoltare in cuffia seduto sul divano, per goderti un momento di relax, oppure alzarti in piedi e ballarlo. Fa lo stesso: in ogni caso, raggiunge il suo scopo, lasciandoti sulla bocca un buon sapore zuccherino e un sorriso divertito.
Autore della canzone è Mark Foster, un musicista losangelino, che dopo aver lavorato alla composizione di jingle pubblicitari, decide di dare una svolta a una carriera che gli sta troppo stretta. Arruola così il bassista Cubbie Fink e il batterista Mark Pontius, e dà vita al progetto Foster The People.
Nel 2011, Pumped Up Kicks viene pubblicata sul sito web della band, e grazie al passaparola, i Foster The People vengono notati sia dalla stampa specializzata che dalla Startime International, che li mette sotto contratto. Trainati dal successo del brano, Foster e compagni pubblicano un primo Ep omonimo e poi, nel giugno del 2011, Torches, il loro album d’esordio, che si piazza all’ottava piazza di Billboard, vendendo più di due milioni di copie.
L’apprezzamento per il primo singolo, quello che innesca la carriera dei Foster The People, è trasversale: la canzone è orecchiabile, ma non banale, piace ai teenager e a un pubblico più maturo, grazie alla sua anima indie e quella ritmica che fa battere istintivamente il piede e abbandonarsi a un morbido headbanging.
Eppure, nonostante Pumped Up Kids sia così deliziosamente melodica, le liriche trattano un argomento che è tutto, fuorchè rassicurante. Il protagonista del brano, infatti, è un emarginato, un giovane disadattato che sta perdendo il lume della ragione e medita vendetta, dopo aver trovato una pistola da sei colpi nell’armadio del padre (“He found a six-shooter gun In his dad's closet”).
Quando scrive il testo della canzone, Foster è intenzionato a fotografare, senza mezze misura, lo sfacelo di una società in cui molti giovani vivono isolati e frustrati, che non sanno rapportarsi con il mondo circostante e che si nutrono di livore nei confronti delle istituzioni, della famiglia e dei coetanei più fortunati. Il suo intento è quello di mettersi nella testa di un giovane assassino, per comprenderne le dinamiche e le motivazioni, allo stesso modo di Truman Capote quando scrisse il suo celebre A Sangue Freddo.
Oggetto dell’odio del giovane assassino sono soprattutto alcuni suoi coetanei, identificati attraverso un particolare tipo di scarpa in voga all’inizio degli anni ’90. A quei tempi la Reebok aveva lanciato sul mercato le Reebok Pump, una scarpa che aveva un pallone raffigurato sulla linguetta, che potevi ripetutamente schiacciare per gonfiare la tomaia e aver maggior spinta nel salto. Le vendite della scarpa inizialmente andavano a rilento (era la Nike a fare sfracelli, grazie a Michael Jordan che ne era testimonial). Poi, tutto cambiò, quando Dee Brown dei Boston Celtics, prima di una schiacciata vincente, si abbassò a gonfiare la linguetta delle sue Pumps a favore di telecamera, un gesto che fece la fortuna della Reebook e del modello di scarpa. Le scarpe divennero, così, molto costose e i ragazzi che le indossavano erano considerati dei fighetti privilegiati, e quindi invisi a chi poteva permettersi, ad esempio, solo un paio di Converse. Ed è proprio questo tipo di gioventù a essere chiamato in causa nella canzone e a essere minacciata dall’arrabbiato protagonista di Pumped Up Kicks (“You better run, better run faster than my bullet”).
Una canzone allegra, dunque, ma dal testo oscuro e inquietante. Troppo inquietante, visto che MTV, ogni volta che riproduceva il video, toglieva l’audio sulle parole “pistola” e “proiettile”. E questo, nonostante Foster abbia sempre affermato che la canzone era una critica alla società e che quella violenza viveva solo nelle immagini create dalla fantasia malata del ragazzino che ne era protagonista.
Affermazioni senz’altro sensate, ma che non poterono impedire la censura del brano da parte dei circuiti radiofonici nazionali, quando, nel dicembre del 2012, alla Sandy Hook Elementary School di Newtown, in Connecticut, un ventenne di nome Adam Lanza fece fuoco all’impazzata, uccidendo ventisette persone, di cui venti bambini, fra i sei e i sette anni.