Cerca

logo
REVIEWSLE RECENSIONI
10/12/2024
Right Profile
Pressure
Lo squalo in copertina rappresenta in qualche modo un azzeccato biglietto da visita di questo nuovo capitolo nella discografia dei Right Profile. Il nuovo EP della band conferma il suono fortemente americano, a metà tra Punk e Indie Rock, costantemente aperto a influenze e suggestioni differenti.

Lo squalo in copertina rappresenta in qualche modo un azzeccato biglietto da visita di questo nuovo capitolo nella discografia dei Right Profile. 

Si tratta del terzo EP per i milanesi, dopo Act One del 2023 e Like a Wave in Your Building, uscito a febbraio e “integrato” dal doppio singolo “Directions”/“Somber Dance”, che a giugno ha inaugurato il progetto Notes From the Road

Registrato “dal vivo in studio” nei pressi di Barcellona, dove si erano recati a settembre per un concerto, Pressure certifica nuovamente le potenzialità di una band che, ancora nella fase iniziale della propria carriera, sta centellinando a scadenza regolare le proprie composizioni per tastare il terreno e vedere fin dove può arrivare. 

In questa nuova uscita non ci sono sorprese, col trio che si conferma debitore di un sound fortemente americano, a metà tra Punk e Indie Rock nella sua primissima e originaria declinazione, con tuttavia una costante apertura a influenze e suggestioni differenti. 

 

Apre le danze la title track, veloce ed aggressiva, con più di una reminiscenza a Zen Arcade degli Hüsker Dü, da sempre tra le influenze principali del gruppo. La successiva “The Big Income” è più melodica e leggermente rallentata, con un ritornello anthemico e molto azzeccato, che conferma quanto ci sappiano fare con le melodie, un elemento che funzionava molto bene già nel precedente lavoro. 

“Anger” è semplicemente la versione più aggressiva e accelerata del brano precedente: una scelta che potrebbe a prima vista apparire inusuale ma che all'atto pratico funziona perfettamente, anche perché le due rese sono davvero molto diverse e, seppur posizionate una dopo l'altra, l'impressione non è quello di stare ascoltando due volte lo stesso brano. 

Molto bella anche “Freedom Walls”, col suo riff stoppato e l'andamento a tratti saltellante, uno dei brani più articolati del lotto, con una linea vocale fantasiosa, che a me ha personalmente ricordato certe cose dei Soviet Soviet, un gruppo molto lontano dal background dei nostri. 

A chiudere c’è poi “Cloe”, una cavalcata serrata che tuttavia non rinuncia alla melodia; al momento una delle loro composizioni migliori, anche per la trovata del finale, una sorta di improvvisazione rallentata su un tema completamente diversa, che potrebbe aprire anche scenari inediti in futuro. 

Altro centro e ormai pronti per il debutto su full length.