Londra, estate 1914. Mentre l'Europa si avvicina inesorabilmente alla Prima guerra mondiale, Venetia Stanley, un'affascinante giovane donna dell'alta società londinese, intrattiene un fitto carteggio con il primo ministro Herbert Asquith, un uomo sposato con più del doppio dei suoi anni. Venetia è la sua amante clandestina, la sua unica confidente sulle questioni di Stato e, nelle appassionate lettere che i due innamorati si scambiano quasi quotidianamente, Asquith la mette al corrente di informazioni confidenziali sul futuro dell'Europa e di telegrammi diplomatici di estrema riservatezza. Fino a che una grave fuga di documenti sensibili e il conseguente rischio di violazione della sicurezza nazionale non mettono in allarme le alte cariche governative. Paul Deemer, un giovane agente dei servizi segreti, viene ingaggiato per avviare un'indagine in merito. Non ci vuole molto perché Deemer risalga alla relazione tra Asquith e Venetia, e quindi a un loro possibile coinvolgimento nella vicenda. Ciò che da principio appare un semplice scandalo amoroso si trasforma rapidamente in un affaire ad alto rischio, in grado di cambiare per sempre il corso degli eventi.
Una premessa è quasi d’obbligo: nonostante sia stato pubblicizzato come un thriller ad alta tensione, Precipizio non lo è. E’ semmai un romanzo storico, che racconta, attraverso la scrupolosa ricostruzione dello studioso (e Robert Harris lo è), la scandalosa storia d’amore fra il Primo Ministro Inglese, Herbert Asquith, e Venetia Stanley, giovane pupilla di un’altolocata famiglia della società londinese.
Un amore che si sviluppa attraverso il contenuto di cinquecentosessanta lettere inviate dal premier all’affascinante amante, lettere perfettamente conservate, e qui riprodotte fedelmente (non tutte e non tutte nella loro interezza), epurate solamente, su richiesta degli eredi, delle parti che avrebbero potuto mettere in cattiva luce il politico (immagino gli ammiccamenti più torbidi e sensuali). Una relazione clandestina, vissuta di incontri fugaci e attraverso un intenso carteggio (le lettere di risposta di Venetia sono il frutto della fantasia dell’autore) con cui Asquith non si limitava ad abbandonarsi al deliquio amoroso, ma confidava all’amata anche decisivi segreti politici, innescando così un’indagine degli allora servizi segreti di Sua Maestà.
Se la ricostruzione storica è coinvolgente nella sua accuratezza, non è da meno l’approfondimento psicologico di due personaggi mirabilmente tratteggiati. Da un lato, un uomo anziano, politico moderato, capace anche di intuizioni progressiste e abile affabulatore, ma totalmente in balia di sentimenti che, pagina dopo pagina, si trasformano in un’ossessione così totalizzante da distoglierlo dai gravi impegni politici del momento. E poi Venetia, giovane di una bellezza non convenzionale, intelligente e fascinosa, donna indipendente in un mondo ancora fortemente ancorato a tradizioni rigidissime, una miscela esplosiva di sensualità, empatia e cultura, di slanci generosi e calcolo individualista.
Sullo sfondo della vicenda, l’incombente primo conflitto mondiale, a cui l’Inghilterra finisce per partecipare a causa dello slancio guerrafondaio di Winston Churchill, politico astuto e cinico, che Asquith, risucchiato letteralmente dalla sua liaison con la Stanley, non riesce ad arginare. E mentre in Turchia, in Francia e in Belgio, soldati mandati al macello muoiono come mosche (gli infiniti elenchi dei caduti in battaglia riportati dai tabloid dell’epoca), a Londra la vita dei nobili, dei notabili e dell’alta borghesia continua come se nulla fosse, fra party, ricevimenti, cene eleganti e rilassanti gite in campagna. In tal senso, Harris è abile a raccontare il passato per fotografare benissimo un presente a cui la storia non ha insegnato nulla, un presente in cui morte e distruzione sono all’ordine del giorno, mentre un politica sempre più spietata e disumanizzata trama per potenziare gli armamenti alla faccia dei tanti innocenti, falcidiati da guerre insensate.