L’ho già scritto altrove ma trovo che questa sia l’occasione buona per ribadirlo: il concetto di “nostalgia” in bocca a dei ventenni suona davvero straniante, considerato che si trovano in un periodo della vita in cui dovrebbero unicamente vivere il presente, semmai proiettandosi verso il futuro. Nel caso in questione siamo addirittura nella categoria del “post”, tipico di quando il concetto preso in esame abbia perduto il significato originario, in considerazione dei cambiamenti avvenuti nel mondo contemporaneo.
Ecco, che ci sia una ragazza poco più che ventenne che decide di intitolare Post Nostalgia il suo disco di debutto, sospetto abbia molto a che vedere con la perdita di valore del futuro che stiamo sperimentando; con la conseguenza che il presente risulta, di fatto, un mero appiattimento sull’istante contingente mentre tutto si dilata nel passato, inteso a questo punto come una dimensione assolutizzata, impossibile da contestualizzare (avete presente la mania di celebrare gli anniversari di qualunque album, anche di quelli usciti il mese prima? O la recente ossessione di Facebook per i post degli emblematici “ricordi”?).
Chiamamifaro ha tagliato il traguardo del disco d’esordio, oggi sempre più rimandato a causa del dominio del mercato da parte del formato singolo, soluzione “smart” che tuttavia rende parecchio difficile la visione d’insieme di un cammino artistico (e di nuovo siamo al discorso di prima).
Che Angelica Gori abbia genitori e zii famosi e che questo sia stato un aiuto notevole nel lanciare la sua carriera, è un sottinteso che si è spesso sentito ripetere in questi due anni. Cito anch’io questi rapporti di parentela perché mi piace tenere in considerazione tutti i fattori, ma non credo affatto che ciò sia stato determinante: il mondo è pieno di “figli d’arte”, anche illustri, che non solo non hanno mai combinato nulla di valido ma di cui si è smesso addirittura di parlare.
Avere come padre il sindaco di Bergamo e come madre un’importante giornalista potrebbe essere servito a creare qualche contatto iniziale ma la verità è che la ragazza è brava e sa scrivere, ha dimostrato di avere stoffa sin dal primo singolo “Pasta rossa” ed ora che abbiamo tra le mani dieci canzoni tutte insieme, il giudizio positivo è ancora più netto.
Post Nostalgia è facilmente rubricabile all’interno dell’etichetta “It Pop” ma ha due punti di forza che, se proprio non lo fanno svettare del tutto nella pletora delle uscite, lo rendono tuttavia degno di essere attentamente considerato.
Il primo dato è la voce di Angelica: il timbro è particolare, non assomiglia a nulla di già sentito di recente e, cosa non da poco, la ragazza sa cantare, gestisce bene l’estensione ed è in possesso di una notevole espressività. L’ho detto più di una volta, che in questo genere non sono requisiti indispensabili e chi continua a menarla col “bel canto” ha sinceramente stancato; eppure, quando ci si imbatte in una che canta così, si capisce che, volente o nolente, è ancora un elemento che fa la differenza.
In origine Chiamamifaro era un duo e come tale veniva presentato all’epoca del primo EP Macchie; adesso di Alessandro non c’è più traccia, neanche nelle bio, per cui deduco che sia avvenuto un qualche tipo di rottura che non si possa raccontare, sta di fatto che è la sola Angelica ad essere ora responsabile del progetto.
Il disco esce per Nigiri Records, etichetta nata dall’iniziativa di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, assieme a Gianrico Cuppari e Nina Selvini. L’incontro con Zanotti, anche lui bergamasco, è stato determinante, essendosi lui occupato della direzione artistica assieme a Marco Paganelli dei rovere, immagino che abbia dato una gran quantità di consigli e indicazioni sulla scrittura dei pezzi.
È sempre la solita roba, direte voi, ed è vero; però è una “solita roba” realizzata come Dio comanda, scritta, suonata e prodotta benissimo, giovanile nei mezzi espressivi adottati ma anche sufficientemente adulto nel racconto di un’esperienza e nell’approccio ai suoni. È un Pop elegante, piuttosto scontato nelle soluzioni ma tremendamente efficace nella realizzazione: Angelica scrive canzoni dal notevole potenziale melodico, gestisce la voce con personalità ed il vestito sonoro approntato è in grado di valorizzarle appieno.
Che siano cavalcate trascinanti e anthemiche come “Metaverso”, “Addio per sempre” e “Paradossi” o ballate dalla forte carica emotiva come “VHS” o “Terremoto”, la maggior parte degli episodi di Post nostalgia risulta a fuoco e va dritta al punto, con possibile vertice in “Pioggia di CBD”, elegante e profonda ballata Pop con linee vocali entusiasmanti, “Marianna”, struggente correlativo oggettivo di un passato avvertito come dimensione irrecuperabile, e “Sottacqua”, dove la collaborazione coi rovere sfocia in un brano al confine con la dimensione Urban, notevole gestione dei crescendo e ritornello in cassa dritta a far tremare i muri.
I testi, non la parte migliore del lavoro ma senza dubbio superiori alla media di quello che si sente in giro, offrono uno spaccato realistico della cosiddetta “Generazione Z”, tra dubbi, ansie e aspettative sconfessate ancora prima di partire. È una visione che non risparmia una certa spietatezza ma che sa anche essere sufficientemente autoironica, non si prende troppo sul serio pur mantenendo un adeguato livello di profondità.
È musica degli anni Zero: difficilmente chi è nato prima potrà comprenderla e accettare una visione del mondo che potrebbe apparire fin troppo rinunciataria, almeno ad uno sguardo superficiale. Resta il fatto che le canzoni di Post nostalgia, pur con una produzione al passo coi tempi, risultano tutto sommato tradizionali nell’impostazione, alla fin fine è il risultato di una ragazza che ha respirato Dalla e Battisti in famiglia e che è cresciuta con il Pop della sua generazione.
Se il voto che ho dato vi sembra troppo alto, sappiate che è gonfiato dal fatto che per settimane l’ho ascoltato ininterrottamente senza riuscire a smettere. Anche questo, credo, vorrà dire qualcosa.