Con Poetry terminiamo la disamina dei film di Lee Chang-dong resi disponibili dalla piattaforma Mubi (di Burning - L'amore brucia avevamo già parlato in passato). Poetry è il penultimo film all'interno della filmografia del regista sudcoreano, si dovranno aspettare ben otto anni prima del successivo Burning, a oggi ultima opera di Lee Chang-dong, un film imperdibile, perfetto viatico per innamorarsi di questo regista da approfondire senza esito alcuno.
Nonostante i temi affrontati dal regista anche in questo Poetry siano indubbiamente dolorosi e affatto leggeri, il film gode di una certa delicatezza veicolata dalla prova di Yoon Jeong-hee, attrice simbolo del cinema della Corea del Sud, all'epoca dell'uscita di Poetry sessantaseienne e purtroppo scomparsa pochissimi giorni fa (il 19 Gennaio).
Continua a indagare le pieghe dell'animo umano Lee Chang-dong, mettendone ancora una volta a nudo gli aspetti problematici e qui irrimediabilmente negativi; in contrapposizione c'è però anche un viaggio in quella che più si avvicina a un'innocenza, quella di una donna ormai anziana che si prende cura del nipote adolescente e che inizia a fare i conti con i primi effetti di una malattia degenerativa.
Lee Chang-dong, non senza una buona dose di coraggio, mette in contrapposizione ai mali del mondo l'arte della poesia, ne mette in risalto l'importanza e la descrive se non proprio come la cura ai moti d'oscurità e indifferenza che albergano negli animi e nelle ormai consolidate abitudini degli uomini, almeno come veicolo di comprensione e di una differente visione del mondo e degli altrui dolori (come dei propri), un mezzo per focalizzare un'empatia e una sofferenza condivisa necessarie per non cadere verso la barbarie, quella dell'indifferenza, ormai imperante.
Siamo nella zona di Incheon, vicino i confini con la Corea del Nord. Dal fiume locale affiora il cadavere di una giovane studentessa; purtroppo i suicidi sono in aumento nella zona e il ponte sul fiume è una grande tentazione per chi decide di intraprendere l'ultimo viaggio. Yang Mi-ja (Yoon Jeong-hee) è una signora anziana che si prende cura del nipote Jong-wook (Lee David), sua figlia è fuori per lavoro, trasferitasi in un'altra città ha lasciato alla madre l'incombenza di crescere suo figlio.
Jong-wook frequenta la stessa scuola della ragazza suicidatasi, la nonna è un po' preoccupata per il nipote e anche per la sua salute, alcuni esami lasciano intendere la presenza di qualche problema, i suoi cali di memoria, le difficoltà a ricordare i nomi, indicano l'arrivo progressivo dell'Alzheimer.
Qualche giorno dopo la scoperta del cadavere della ragazza Yang Mi-ja viene avvicinata da padre (Ahn Nae-sang) di uno degli amici di Jong-wook, questi confida all'anziana signora che un gruppo di giovani tra i quali suo figlio e proprio Jong-wook sono stati accusati di aver ripetutamente violentato la ragazza trovata morta.
Nell'intimo della donna il mondo si sgretola, il corso di poesia che ha iniziato a seguire al centro culturale sarà l'ultima difesa contro un mondo che sta perdendo i concetti di giustizia e i suoi valori, affogato nel materiale e nell'indifferenza anche verso la morte di una giovane ragazza. I giorni di Yang Mi-ja diverranno una resistenza docile alla barbarie e una ricerca di solidarietà e comprensione, per quanto postuma, verso quel corpo riverso nell'acqua.
Forse meno avvolgente di altre opere del regista in virtù proprio dell'estrema pacatezza della sua protagonista anche di fronte alla tragedia, che porta dolore e sofferenza elaborata però in modo privato e silenzioso, anche il Poetry di Lee Chang-dong è un film che vale la pena guardare con estrema attenzione, è un'opera che ha molto da dirci su quel che oggi l'uomo è diventato, e quel che ha da dirci purtroppo non è molto piacevole.
Per fortuna esistono ancora la resistenza dei giusti, l'empatia, la poesia di chi ancora è in grado di comprendere una sofferenza. È proprio il concetto di poesia a porre un netto contrasto con l'orrore del mondo fin da subito, da quel titolo totalizzante che si oppone al freddo cadavere abbandonato e trascinato dalle acque. Un contrasto che proseguirà per tutto il film con una Yang Mi-ja che cerca da un lato di costruire con sincerità la sua prima poesia mentre tenta di capire il gesto di un nipote all'apparenza indifferente e mai pentito di gesti gravissimi, ma soprattutto il dolore che deve aver provato quella ragazza, un dolore tale da portarla all'estremo gesto, e quello di una madre ora da blandire con il vil denaro nella noncuranza di genitori capaci di avallare con superficialità anche uno stupro di gruppo (che non vediamo). Vediamo invece la quotidianità, le lezioni del professore di poesia, il soffermarsi sulla natura, sulle piccole cose da parte di Yang Mi-ja, le belle sequenze delle partite a volano col nipote, sotto casa, in mezzo alla gente seduta per strada come fosse in un piccolo paesino (siamo invece in provincia, sì, ma in una grande città).
Lee Chang-dong ci lascia anche alcune frasi sulle quali riflettere legate all'importanza della poesia e al saper cogliere la sua essenza e l'essenza del mondo necessaria per poterla riversare nella poesia stessa. "Per creare una poesia bisogna vedere", "per capire bisogna scrivere", massima quest'ultima che ci sta particolarmente a cuore, esempio banale, quante volte dopo aver scritto di un film, di un autore, di un disco, ci rendiamo conto di averlo capito un poco di più? Ancora una volta Lee Chang-dong ci accompagna in un viaggio che vale la pena di essere percorso, magari con più pazienza di altri ma con invariata dedizione.