Se lasciamo perdere le città e consideriamo il mero dato della densità abitativa è facile immaginare gli Stati Uniti come una terra di voci isolate. Le lande sonore dell’Americana stessa, a forza di ascoltarla a corollario di film e serie tv, ci trasmettono l’idea di terre sconfinate in cui le canzoni delle radici risuonano solitarie nella natura immobile. Lera Lynn ha così deciso che due voci sono meglio di una e che nei sentieri dell’alternative country, chiamiamolo così, ci si può inoltrare comodamente con un compagno di cammino al proprio fianco.
Lera Lynn vive e lavora a Nashville, manco a dirlo. Dopo le esperienze dei primi dischi che l’hanno portata tra i solchi della colonna sonora della seconda stagione di True Detective e un album gradevole come “Resistor”, decisamente il meno cupo della sua carriera, la songwriter texana approda a una collezione di duetti raccolti nel nuovo lavoro “Plays Well with Others”, titolo che parla chiaro. Non che il passato sia da sminuire, ci mancherebbe, ma ascoltare la sua voce stemperarsi con un timbro complementare è davvero un’esperienza che merita di essere provata.
In “Plays Well with Others” Lera Lynn accoglie così nove ospiti per otto canzoni, voci messe a proprio agio, a volte incalzate altre assecondate, che si alternano dietro o davanti la sua in un gioco delle parti in cui nessuno risulta mai secondario. Ed è la lettura di chi si è prestato a formare le coppie temporanee del disco a stimolare la curiosità dell’ascoltatore: le aspettative crescono nome dopo nome e, a stereo acceso, si confermano un brano dopo l’altro.
Una suggestiva intro di archi, protagonisti anche nel ritornello, prelude a “Same old story”, lenta ballad acustica cantata insieme a Peter Bradley Adams. Allo stesso modo la voce di John Paul White, già uso ai duetti sin dai tempi dei The Civil Wars, introduce la struggente “Lose Myself”. Con la terza traccia, “What is Love”, e la presenza di Dylan Leblanc, si torna alle radici: chitarre acustiche e parole e nient’altro.
“Breakdown”, cantata al fianco di Andrew Combs, porta uno spiraglio di rock al disco, complice una velata ma graffiante chitarra elettrica e un ritmo più sostenuto del solito. Entra quindi in scena la storia del country a stelle e strisce con il ruvido Rodney Crowell, che fa ripiombare i toni del disco nel “Crimson Underground”.
Dalla tradizione alla modernità con la traccia successiva, in cui Lera Lynn ripropone la cover di “Wolf Like Us” dei Tv On The Radio, già realizzata come tributo a Gerard Smith, il bassista della band newyorkese scomparso nel 2011, qui interpretata insieme al duo folk delle Shovels & Rope. Con JD McPherson invece Lera Lynn intona una più leggera “Nothing to do with your love”, brano che lascia il posto ad “In Another Life”, che vede la partecipazione della cantautrice Nicole Atkins. Tornano infine il roots country e John Paul White a chiudere l’album con “Almost Persuaded” e il modo più classico di giocare con la melodia a due voci.
“Plays Well with Others” è un album ricco di contenuti ma che, paradossalmente, dura molto poco, un veloce assaggio del modo in cui la personalità di Lera Lynn è in grado di accompagnare un gruppo di ospiti nel suo mondo, chiamati a dare il massimo in poco più di tre minuti a testa in una sorta di speed-date musicale in cui è veramente difficile individuare con quale partner rivedersi per suonare ancora. Lera Lynn risulta sempre perfetta padrona di casa in tutte le sfumature del disco, pronta a condividere se stessa senza mai limitare la sua natura artistica.