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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
21/10/2024
Pinetop Perkins
Pinetop Perkins & Friends
Quasi un secolo di vita (all’epoca di quest’album) e sentirsi un ragazzino. Riviviamo l’epopea di un disco dove il grande maestro del piano boogie woogie è circondato da uno stuolo di ospiti illustri.

«Credo si chiami talento musicale. Mi è arrivato addosso in una qualche maniera, ma neppure io so come. Non mi ha insegnato niente nessuno, ho imparato tutto da solo».

Estratto dalle liner notes di Pinetop Perkins & Friends.

 

Pinetop Perkins, classe 1913, arriva dal Mississippi e, con la sua carica, la sua grinta, le sue intuizioni, non incarna solo la figura di pianista leggendario. Con il suo stile a metà strada tra il blues e il boogie woogie è difatti pregiato ispiratore di tutto quanto avvenuto dopo, dall’r&b al rock and roll.

Joe Willie Perkins, in arte Pinetop, collabora in gioventù con Sonny Boy Williamson II, Earl Hooker, B.B. King, per poi approdare, momento epocale, a Chicago e prendere il posto di Otis Spann nella più grande blues band esistente, quella di Muddy Waters. Per dodici anni accompagna il grande maestro, assistendolo anche nelle sue ultime incisioni per la Epic Records, poi a quasi settanta anni comincia la sua carriera solista, mantenendo così alto il suo prestigio.

 

Pinetop Perkins & Friends nasce nella prima decade del nuovo secolo e viene pubblicato nel 2008, quando le candeline da mettere sulla sua torta sono novantacinque. Il disco rappresenta certamente il riconoscimento più alto ricevuto dall’artista nel mondo del blues: al suo fianco vi è una moltitudine di star che lo accompagna in ciascuna delle dieci tracce. Ne esce un lavoro davvero splendido che regala una voce ancora integra nonostante l’età, capace di incidere in modo decisivo sulla qualità di registrazione. Il suo modo di suonare mantiene la freschezza di sempre; fondato, come si diceva, sullo stilema base del boogie, Perkins lavora con semplicità e deborda dallo schema base con creatività e intelligenza, perfettamente seguito dalla folta schiera di accompagnatori.

Nella scelta del repertorio non poteva mancare qualche cavallo di battaglia di Muddy Waters e così troviamo il classico “Got My Mojo Working”, con Eric Sardinas alla chitarra solista e ai cori, mentre “Hoochie Coochie Man” si avvale del contributo del sempreverde Jimmie Vaughan, sugli scudi anche nell’iniziale “Take It Easy Baby”, nella spassosa “Look on Yonders Wall” e in quel fulmine a ciel sereno di “Anna Lee”.

La splendida “Down in Mississippi”, allietata dall’amata “Lucille” di B.B. King e il sorprendente medley “How Long Blues/Come Back Baby” in coppia con Eric Clapton sono gli highlights dell’opera, che non manca di offrire altri duetti inaspettati, come la rimpatriata con Willie “Big” Eyes Smith, compagno di mille avventure, dietro alle pelli nella celeberrima “Sweet Home Chicago” e in una manciata di brani già menzionati.

 

Il cognome Smith rimbalza in tutto il disco come sinonimo di batteria: Kenny, figlio di Willie, con Kester (sessionman ai servigi di Taj Mahal) e Leon (collegato a uno dei bassisti presenti nel progetto, Willie Kent) tengono il tempo senza perdere un colpo. Meritano inoltre una citazione la straordinaria backing vocalist Nora Jean Bruso, deliziosa in “Barefootin’” e il chitarrista Paul Diethelm, partner musicale di Jonny Lang, che si impossessa a furia di assoli e licks di “Bad Luck Baby”, traccia conclusiva di un’opera memorabile.

In chiusura una curiosità su questo leggendario artista, scomparso nel 2011 dopo essere stato indotto nella Blues Hall of Fame e aver ricevuto diversi Grammy Award: la scelta di circondarsi di pregiati re della sei corde per Pinetop Perkins & Friends è a ricordo dell’amore per il suo primo strumento, la chitarra, abbandonata per il piano quando una ragazza ad Helena, nel Montana, lo ferì con un coltello alla mano sinistra. E nella musica, come spesso capita, a volte le disgrazie si trasformano in opportunità. Diavolo di un Pinetop!