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REVIEWSLE RECENSIONI
Pieces Of Paper
Andy Fredman
2018  (Seahorse Recordings)
AMERICANA/FOLK/COUNTRY/SONGWRITERS ITALIANA
6/10
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07/10/2018
Andy Fredman
Pieces Of Paper
Un debutto ufficiale come solista che arriva non in giovanissima età, con alcune cose a fuoco e altre migliorabili.

Andy Fredman, al secolo Andrea Cavedagna dà alle stampe questo cd di 7 brani che è una buona introduzione alla sua opera e, per fugare ogni dubbio, contiene elementi positivi che possono piacere. Lo stile del cantautore bolognese è tradizionale, potremmo dire anche vintage e in “It's Only A Cry” ci porta in territori West Coast o se preferite, guardando a riferimenti più recenti, al New Acoustic Movement dei primi anni 2000. L'aspetto minimale è quello che rende al meglio le sue composizioni, mentre in una traccia come “The Awareness” si cerca la carta della produzione raffinata, molto ricca di elementi, con tanto di archi e arrangiamenti molto studiati, che però una produzione non ad altissima fedeltà penalizza a livello di resa sonora.

Il disco è stato registrato presso i Raw Studios di Bologna dal fonico  Angelo Epifani, che ha curato anche parte degli arrangiamenti, ha visto la collaborazione di musicisti attivi sulla scena quali Valerio Canè alias Pecori Greg (basso), Simone Cavina (batteria), Enrico Pasini (fiati), Vienna Camerota, Giacomo Serra, Nicolò Ugolini e Michele Foresi (quartetto d’archi), Stefano Banchelli e Nicole Bortolotti (cori), insomma un cast davvero ricco che troviamo poi in “The Show”, primo singolo e traccia manifesto del disco.

Arrangiamenti beatlesiani fino al midollo (ci immaginiamo Union Jack che sventolano in tutto lo studio), appropriati e curatissimi, ma come spesso capita tutta questa cura per i dettagli lascia poi indietro la voce che sembra quasi una traccia guida senza uso di una vera produzione e il brano pare come un'occasione sprecata.

Funziona meglio quando i riferimenti si fanno 70s, e guardano all'America di Neil Young in “Birth Of The White King” e ancora meglio in “Five Doors To Heaven” in cui emerge la dote compositiva del cantautore bolognese.

Ottima la scrittura anche in “The Hardest Game”, ballad piano e voci che con la giusta produzione potrebbe aprire al Nostro diverse strade. Forse una produzione più concentrata sulla canzone e meno sull'arrangiamento sensazionale avrebbe giovato maggiormente a questi brani che hanno bisogno di situazioni più libere, in cui è la voce di Andy Fredman che deve essere protagonista e non i cori o le seconde voci.