Ritrovo un amico di vecchia data. Anzi vecchissima. Ci trovammo quasi 10 anni fa nel mio studio di registrazione a Chieti e poi, tornati i chilometri di cemento tra le nostre voci, il mondo virtuale in qualche modo ci ha tenuti sempre a due passi… di voce appunto. Qualche giorno fa invece, in questo mese quasi d’inverno, l’amico cantautore si trovava di passaggio, bicifancedo, per la mia città. Di nuovo. Un concerto magico nell’altrettanto magica cornice della Cueva Brigante, un “covo” di artisti e di anime sparute che sembra messo lì a guardia di un centro storico che non ci sta a lasciar passare avanti il futuro delle mode e delle televisioni. Lui, Nico Maraja, un cantautore in bicicletta, la sua voce, un pianoforte, le sue cicloavventure e poi lo stupore dell’incontro, del (ri)trovarsi, io, lui, altri amici cantautori come Domenico Imperato, i Dogs Love Company… e poi ancora buone mani ad acclamare le note ed anime sottili che si sono fatte piccine all’ascolto, dolcemente disarmate alla seduzione delle frequenze di quel cantautore in bicicletta, romano di adozione, lombardo di radici. Eh si, bicifacendo, perché lui raramente si muove in treno a quanto pare.
Nico Maraja lo ritrovo come l’avevo lasciato, con quella stessa maglia che sembra da marinaio, come quella canzone che si intitola “Il Ratto” che sguscia intrepida rimbalzando dentro i tunnel di città o quell’altra famosa che si intitola “Nel mio pensiero morbido” che un poco fa piangere il cuore, che le note sono carezze e il tempo quando passa non lo misuri più con la presunzione di apparire soltanto.
“Le cicloavventure”. Perché lui bicifacendo, da Roma (dove vive) a Lecco (dov’è nato), se l’è fatta tutta in bici, per davvero e non a cavallo direbbe qualcuno. E lungo questo viaggio, per lo più improvvisando percorsi e ricoveri per i sogni di poca luce, ha celebrato l’incontro: artisti d’arte e di vita, passaggi in musica e qualche caduta di stile da buon ciclista che ciclista in fondo non è. “Le cicloavventure” dunque è il titolo di questo breviario di viaggio, un libro piccolo di appena 64 pagine pubblicato da TEKA Edizioni in cui Nico Maraja ci racconta quei giorni in sella della sua Meri, la bicicletta nuova di zecca, arricchendo la radiocronaca con le preparazioni del prima e le visioni del dopo. Insomma, un bel modo di incontrare il nostro paese e gli artisti che lo abitano, passando rigorosamente per le provincie e le strade poco conosciute, chiedendo asilo e acqua calda per una doccia, svuotando le tasche altrui di tutte le loro dannate emozioni e riempiendo le sue di quanti più racconti possibili. E se l’appetito vien mangiando, il ciclista cantautore si è messo di nuovo in sella. Così almeno mi disse quella sera alla Cueva di Chieti. “Domattina” disse, “Domattina muovo verso sud, in Puglia e poi…”
…e poi “l’invidia e l’incanto, il tempo non ti cambierà” caro Nico Maraja.
Letture ed incontri che fanno bene alla pelle…
Milano Roma a cavallo fecero i nostri di un tempo. Roma Lecco fai tu oggi in bicicletta. Che sia un’impresa o meno possiamo star qui a discuterne per ore ma che sia un richiamo “futuristico” di quella cavalcata, possiamo dirlo? O quanto meno ne riconosciamo un contributo d’ispirazione? O davvero l’idea nasce a prescindere?
L’idea nasce molto spontaneamente e devo dirti che inizialmente non mi ero posto grandi obiettivi e nemmeno mi sarei azzardato a pormi come un erede “futuristico” di personaggi di quel calibro. Ma può essere che fosse un paragone latente nella mia memoria al quale non avevo pensato...
Comunque, per me l’unico mezzo possibile era la bicicletta. In altro modo non sarei stato in grado e un cavallo non mi avrebbe sopportato per tutto quel tempo!
Una bicicletta. Ma che metafora di vita è? Tanto forte che alla fine è la protagonista di tanti detti proprio in luogo della vita stessa… perché secondo te?
Credo che davvero la bicicletta sia il mezzo di trasporto più efficace inventato dall’Uomo. Perché sintetizza il compromesso tra lo spostarsi velocemente (ma non troppo) e il non disperdere risorse in tutti i sensi. Quelle energetiche, quelle materiali e quelle costituite dalla possibilità di osservare il mondo da vicino, dall’incontro con luoghi e persone che il viaggio in bicicletta consente di vivere appieno... Credo sia davvero una metafora di ciò che la vita ci offre e ci chiede!
E dunque ad ogni tappa uno o più incontri. Che sia questo il vero momento in cui l’arte, lo sport e la vita diventano solo e soltanto una questione di uomini? Io ho letto questo come messaggio forte tra le righe di questo piccolo libro…
Sì. Hai letto bene!
È proprio il momento dell’incontro quello in cui tutto assume un senso. Quando la passione in qualche modo ci risveglia e ci unisce.
E la cosa divertente è che in questi viaggi mi trovo continuamente a incontrare la passione delle persone in forme diverse. A volte per una canzone, a volte per una frase di un libro, a volte per l’amore dell’idea di viaggio e spesso per l’amore di questo mezzo magico a due ruote.
Continuamente mi trovo a scambiare una di queste passioni con le persone che incontro.
E finito questo viaggio ti chiedo: l’arte e gli uomini d’arte, dovrebbero tornare ad incontrarsi? Ho proprio la sensazione che a furia di Like si sia persa l’abitudine di farlo…
È vero! Siamo troppo spesso persi in mezzo ai numeri di like, visualizzazioni e incontri virtuali, mentre ogni tanto dovremmo ricordarci che siamo esseri fatti di esigenze in realtà molto più semplici ed antiche. In questi viaggi devo dirti che ho davvero l’occasione di dedicarmi pienamente all’incontro, come avviene oggi con te, e questa cosa è davvero un grande nutrimento per l’anima...
Che poi, pedalata più, pedalata meno, ai Like non rinunci. Un altro modo per dirti che alla fine restavi sempre connesso con i Social. Sono divenuti davvero così importanti? Lo sai che io, da cantautore, sto rifiutando tutto questo? Tu come la vivi?
Spesso purtroppo i Social diventano per noi un lavoro necessario e altrettanto spesso sfociano in un’ossessione.
Però in questo caso devo dire che i social mi hanno supportato e consentito di creare incontri durante il viaggio, quindi forse una sana via di uscita può esistere quando si torna ad usarli come strumenti e non come realtà sostitutive...
Anche io e te in fondo ci siamo ritrovati grazie ad un social, però poi è stato un re-incontro umanamente molto ricco, no?
E quindi come non chiederti: a cosa si arriverà secondo te? La musica dunque, cosa sta diventando?
Credo che la musica rimanga musica. La forma d’arte più astratta e, come diceva qualcuno, più vicina al divino. Certo, in questo periodo storico è complicato riuscire a produrre musica di qualità e sostenere un’attività artistica ma credo che chi, come te e me, prova a farlo stia tenendo in vita una risorsa importante per il mondo.
Ci siamo ritrovati dopo tanti anni e, bicifacendo, eri diretto verso sud. Un nuovo libro in arrivo?
In realtà questo secondo viaggio nasce come tour di promozione proprio del libro “Le Cicloavventure” e non so cosa ne uscirà. Sicuramente ho ancora voglia di scrivere e creare, ma non so dirti se e quando arriverà il mio secondo libro. Mi piacerebbe che l’ispirazione arrivasse genuina e spontanea così come è stato per il primo! Stiamo a vedere!
Che tutto questo diventi un concept album? Magari raccogliendo il contributo di tutti gli artisti che incontri bicifacendo?
Ci sto pensando... devo confessarti che più volte mi sono trovato a sognare di partire con bici e registratore e raccogliere materiale da tutto il mondo per farne un album dalle mille provenienze. Chissà, forse un giorno lo farò davvero! Mi regalerai qualche nota?
Volentieri, amico mio. Per queste cose ci sono sempre. Ma torniamo a noi e voglio toccare un tasto assai intimo: la scomparsa di tuo padre. Scusami se metto in gioco momenti tuoi personali che trovo nel libro. Tuttavia, penso davvero che sia un momento alto, non solo della narrazione in senso stretto, quanto invece inteso come testimonianza di vita, del caso, del momento, dell’eterna lotta di importanza tra l’essere davvero e l’apparire soltanto. E quindi parafrasando questo significato volevo lasciarti con una domanda che richiede lo sforzo di andar oltre la buccia delle apparenze: che magia è l’esserci e invece che dannazione è l’apparire? Da uomo prima e da cantautore poi…
La scomparsa di mio padre mi ha insegnato tantissimo. Proprio perché mi ha dimostrato quanto conti vivere tutte le esperienze pienamente e fino in fondo.
È stato un momento doloroso e allo stesso tempo magico perché ci siamo salutati proprio al termine di questo viaggio nel quale mio padre stesso, con il suo appoggio e il suo esempio mi ha insegnato a vivere appieno. Il nostro lavoro, come ben sai, ci richiede sempre di apparire ma credo che sia in realtà molto più importante lasciare impronte vere e sincere in questo mondo, senza preoccuparci troppo di quante persone le troveranno.
Credo sia più importante lasciare una canzone, una poesia, una frase o un’immagine profonda, anche una sola, anche semi-nascosta, ma che davvero possa essere una nostra impronta su questo mondo.