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Peace Piece
Bill Evans
1958  (Riverside)
JAZZ
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18/02/2019
Bill Evans
Peace Piece
Nel dicembre del 1958 - esattamente a un anno dalla nascita del mostruoso Bill Evans Trio (con Scott La Faro e Paul Motian) - il pianista statunitense Bill Evans registrava a New York "Everybody Digs Bill Evans". Lo accompagnavano Sam Jones al basso e Philly Joe Jones alla batteria.

L’album racchiude dieci pezzi tratti dalla tradizione americana e, in particolare, due brani di Leonard Bernstein: dal musical “On the Town” Evans riprese “Lucky to be me” e “Some other time”. Quest’ultimo pezzo - che nel 1975 avrebbe cantato Tony Bennett, accompagnato dallo stesso Evans, nell’eccezionale “The Tony Bennett Bill Evans Album” - avrebbe ispirato la composizione di “Peace Piece” che, condividendone la stessa progressione di accordi, avrebbe dovuto esserne, secondo i piani di Evans, un’introduzione.

La cosa evolse in maniera diversa e, oggi, possiamo dire senza ombra di dubbio che esso sia un pezzo di lirica senza pari. Lo stesso Chuck Israels, bassista del Bill Evans Trio dal 1961 al 1966, sostiene che “Peace Piece is an example of the depth of Evans' compositional technique”. Su un semplice ostinato di due armonie, Evans ha realizzato qualcosa di straordinario.

Tutto ruota intorno a una costruzione a ventaglio che si apre e si chiude in continuazione. Ma il ventaglio si amplia sempre di più e si arricchisce di un’improvvisazione minimale man mano più complessa. La quinta che scende, il respiro si affievolisce ma non fa in tempo a chiudersi del tutto che già sentiamo l’aprirsi della dominante.

Intanto Evans fa fiorire melodie tipiche di un repertorio classico, Debussy, Ravel, e, primo fra tutti, Chopin. L’improvvisazione centrale ne è un forte richiamo, in particolare alla “Berceuse op. 57 in Re bemolle Maggiore”, anch’essa fondata su un ostinato di due armonie.

I’ve sure learned a lot from Bill Evans. He plays the piano the way it should be played”.

Così si legge sulla copertina dell’album e così disse Miles Davis che volle, fra le tante altre stelle, Evans come pianista per la realizzazione di “Kind of Blue”, album cardine nella storia del jazz. Evans diede un grande, se non essenziale, contributo. L’ultima traccia del disco, “Flamenco Sketches”, si apre ancora una volta con la stessa progressione di “Peace Piece”, ma questa volta scissa fra basso e pianoforte, il primo saluta e l’altro risponde.  

Jacques Réda, critico di jazz e poeta francese, scrisse, nella raccolta “Tombeau de Bill Evans” (Gallimard, 1985), cinque poemi ispirati ai pezzi di Evans, tra cui “Peace Piece”.

Nella speranza che possa colmare quello che, a parole, non sono in grado di raccontarvi, ovvero la pura bellezza e l’intensità del brano, ecco cosa sono i sei minuti e quarantaquattro secondi di “Peace Piece”:

 

Peace Piece

Comme ces longs rayons dorés du soir qui laissent

Le monde un peu plus large et plus pur après eux

Sous le trille exalté d'une grive, je peux

M'en aller maintenant sans hâte, sans tristesse:

Tout devient transparent. Même le jour épais

S'allège et par endroits fait briller une larme

Heureuse entre les cils de la nuit qui désarme.

Ni rêve, ni sommeil. Plus d'attente. La paix.

                                                                  Jacques Réda