Incredibile ma vero, anche una canzone leggera, divertente, orecchiabile, e apparentemente innocua, può innescare un vespaio di polemiche e suonare come una chiamata alle armi per schiere di critici benpensanti. Lo sanno bene Morrissey e Johnny Marr, quando il 21 luglio del 1986, diedero alle stampe il singolo Panic, canzone che se, da un lato, conquistò il gusto degli ascoltatori, raggiungendo la posizione numero undici delle classifiche britanniche, dall’altro, innescò una feroce polemica dei media inglesi, che si scagliarono contro la band mancuniana, accusandola di razzismo.
Il brano fu scritto dalla premiata ditta Morrissey/Marr, all’indomani della pubblicazione del loro capolavoro, The Queen Is Dead, fu registrato con formazione rimaneggiata (Andy Rourke era stato cacciato per la sua dipendenza dall’eroina e sostituito con Craig Gannon) e prodotto da John Porter, che entrò subito in conflitto con la band, perché riteneva il brano troppo corto rispetto agli standard dell’epoca.
Alla fine, tuttavia, la spuntarono gli Smiths, e la canzone fu pubblicata nella veste in cui fu originariamente concepita: due minuti e venti di jangle pop di svolazzante leggerezza, orecchiabile e ballabile. Eppure…
Eppure questa canzone fu oggetto degli strali di molti critici, che vedevano nel testo di Morrisey un attacco razzista nei confronti della disco music, e quindi, per sillogismo, nei confronti della black music e della gente di colore. Certo, le liriche non sono accomodanti, e risultano molto esplicite, anche, nel veicolare il disprezzo di Morrissey, nei confronti di un genere, considerato alla stregua del male assoluto: “Brucia la discoteca, impicca il dj, perché la musica che suonano costantemente non dice nulla di ciò che è la mia vita”. Melodia uncinante e parole di fuoco.
Ma da qui a individuare degli intenti razzisti, di acqua sotto i ponti ne passa parecchia. Fu Marr, l’anno successivo, a far notare alla stampa che ci sono anche gruppi composti esclusivamente da bianchi, come i New Order, capaci di frequentare il genere con ottimi risultati. E fu lo stesso Marr, intervistato da NME, sempre nel 1987, a spiegare la reale genesi di Panic, che nulla aveva a che vedere con intenti discriminatori.
Il brano, infatti, fu scritto come invettiva nei confronti del dj britannico, Steve Wright, il quale, appena finito un servizio radiofonico sul disastro di Cernobyl (26 aprile 1986), decise inopinatamente di passare I’m Your Man dei Wham! Cosa che fece infuriare i due musicisti, che ritenevano inaccettabile accostare una canzone così allegra a una tragedia tanto scioccante. Insomma, le liriche di Morrissey non avevano intenti razzisti, ma era ben circostanziate e dirette verso un’unica persona, un dj insensibile, incapace di cogliere la gravità di un momento storico cruciale. Non è quindi un caso che, spesso, durante l’esecuzione live del brano, il cantante degli Smiths indossasse una maglietta con il volto di Steve Wrigth, sovrastato dalla scritta: Hang The Dj! E forse, nonostante l’invito non proprio pacifico, un po’ di ragione l’aveva.