Vedi tu che scherzo ci ha combinato Lucky Daye; uno aspetta a gloria l’uscita del primo album della nuova speranza del new soul e questo che ti fa? Ti prende i pezzi inseriti nei suoi due ep già pubblicati, un singolo anche questo già uscito, ti aggiunge tre inediti et voilà, la ricetta per “Painted” è già bella che pronta. Poco male però, per chi già conosce le opere del giovanotto di New Orleans è questo un utile ripasso, per chi si approccia per la prima volta all’ascolto troverà alcune delle più felici intuizioni di quel che può divenire il mondo del contemporary R’n’B.
Come già Anderson .Paak e la burrosa Ari Lennox hanno intrapreso il loro percorso artistico in una maniera ben precisa e riconoscibile, così anche Lucky Daye scava come un grillo-talpa nei meandri del soul più classico innestandolo con il linguaggio odierno. Spazio quindi alla melodia e al groove aggiornato a questo scorcio di fine decennio e completa attenzione per il linguaggio dell’hip-hop, imprescindibile per chi vuole avere voce in capitolo nel variegato mondo della black music.
Il canto di Lucky Daye si incunea sinuoso nei miei padiglioni auricolari, e già con l’iniziale “Roll Some Mo” è come se la sua voce ci spiegasse con rispetto quello che è stato il soul degli ultimi trent’anni. Prendi la successiva “Late Night”: un omaggio alla stagione gloriosa del Michael Jackson sotto cura da Quincy Jones senza per questo esserne una copia carbone, e quegli inserti di archi che ricordano la disco del tempo che fu. Un artista il nostro Lucky che ha ben capito che innovazione e tradizione possono e devono andare a braccetto; per dire, non vi fanno cascare le palle anche a voi l’ottanta per cento delle produzioni r’n’b odierne?
Un altro bell’esempio di quanto detto lo troviamo in “Concentrate”, torrida ballad dedicata ad un perduto amore, dove si sfiora la perfezione stilistica.
Frank Ocean e D’Angelo come punti di riferimento che aleggiano discreti su tutte le tracce, e un vertice assoluto che troviamo in “Karma”, grande esempio di contemporary funk che paga il suo tributo a quei maestri del genere che furono i Parliament, subito doppiato da “Paint it”. Spazio anche alle suggestioni jazzate di “Misunderstood” e alla bossa accennata di “Call”, a rimarcare la varietà di stili che l’album offre, elegante e raffinato senza indulgere in ruffianerie, e per quanto mi riguarda uno dei vertici del movimento r’n’b o neo-soul che dir si voglia.