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Pagine dal Libro di Satana (Blade af Satans Bog)
Carl Theodor Dreyer
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10/01/2020
Carl Theodor Dreyer
Pagine dal Libro di Satana (Blade af Satans Bog)
Un film muto del 1920 lo si guarda per diversi motivi: per studio, per passione o per grande curiosità. Tutte queste ragioni presuppongono un amore di un certo tipo nei confronti della settima arte; Pagine dal libro di Satana, pur risultando moderno se contestualizzato all'epoca in cui è stato girato, sta ovviamente agli antipodi del Cinema dei giorni nostri per tutta una serie di ovvi motivi.

Immaginiamo ora uno spettatore d'oggi messo a sua insaputa (perché volontariamente mai) nella condizione di dover assistere alla visione di questo film (magari invitato da un amico cinefilo), ieri ha visto Tolo tolo di Zalone, o Avengers: Endgame, o anche The irishman, poco importa... si siede e si trova davanti a due ore e più di film in bianco e nero (ostacolo quasi insormontabile per una parte del pubblico più giovane), muto (inconcepibile), in 4:3 (e pare anche più stretto), senza nessuna battuta del cazzo né frasi ad effetto (peggio mi sento), in più deve tenere desta l'attenzione perché se no si rischia di perdere i fotogrammi con le descrizioni degli avvenimenti (qui ci viene incontro l'abitudine ai sottotitoli), il tema è mistico/religioso (pensieri di suicidio prendono forma), alcuni passaggi non sono chiarissimi. Perché questo preambolo? Solo per chiedersi quanto pubblico è davvero curioso di conoscere, anche solo in parte, cosa c'è stato prima del Cinema moderno, quanto pubblico è disposto ad affrontare qualcosa di ostico semplicemente per il piacere della conoscenza, per pura curiosità?

Superato l'ostacolo mentale, un film come Pagine dal libro di Satana di Dreyer, considerato uno dei maggiori cineasti della storia del Cinema, si rivela meno respingente di quanto fosse lecito supporre. Intanto è un film diviso in quattro segmenti ambientati in epoche diverse e che raccontano altrettante storie, cosa che permette anche allo spettatore più riluttante di approcciare la materia prendendosi le giuste pause in caso di bisogno, se si guarda al film con la curiosità dello storico o semplicemente con quella di chi gode di qualcosa di diverso, anche il rischio di tedio è presto scongiurato. I quattro segmenti sono legati dalla presenza di Satana (Helge Nissen), angelo che ha tradito/deluso Dio e quindi da esso viene maledetto, condannato a operare il male, una condanna che si protrarrà nel tempo per ogni anima corrotta e traviata, diminuirà di entità per ogni uomo/donna che riuscirà a resistere alle tentazioni del maligno, ma si sa, la carne e l'animo sono deboli... la condanna sembra essere senza fine. La riflessione cardine sulla quale è interessante soffermarsi è quella sulla predestinazione del male, in alcuni passaggi si ha quasi pena di Satana, un personaggio che sembra sinceramente pentito e afflitto ma che trova in un Dio privo di misericordia una volontà inflessibile che giorno dopo giorno lo condanna, ancora e ancora, alla strada del male, così come lo stesso Satana, nel primo segmento, condanna Giuda (Jacob Texiere) al tradimento del Cristo (Halvard Hoff). I segmenti successivi sono ambientati all'epoca della feroce inquisizione spagnola dove Satana travierà un giovane frate portandolo a gesti atroci, ci si sposta poi in epoca post Rivoluzione Francese dove un nuovo tradimento porterà alla morte della Regina Maria Antonietta (Tenna Kraft), si chiude infine con la guerra civile finnica del 1918 legata alla guerra Franco-russa. In tutti gli episodi dietro il male si cela la mano di un Satana privo di libero arbitrio.

Esteticamente formidabile (siamo nel 1920), ogni singola inquadratura di Dreyer sembra essere costruita per fotografare un piccolo set, gli esterni che si percepiscono essere reali non sono molti, il lavoro di ricostruzione sugli ambienti, sui costumi e finanche sui caratteri somatici da utilizzare per i vari popoli attraverso la giusta scelta degli attori, appare minuzioso e studiato, mai casuale. Indovinata la scelta di Niessen che ha il volto giusto per portare sullo schermo un Satana perfido ma anche quello più sconsolato dalla sua impotenza di fronte a Dio, curioso vedere come la canonica bellezza che oggi si ricerca in attori e attrici qui non trovi luogo. Interessante osservare come Dreyer focalizza l'attenzione dello spettatore su ciò che maggiormente gli interessa ampliando e restringendo il campo visivo di quest'ultimo attraverso un effetto di chiusura e allargamento circolare, così come almeno in una sequenza realizza la sparizione di Satana in una maniera che all'epoca non deve essere passata inosservata.

Può apparire strano pensare a come soluzioni ed effetti che a noi sembrano ormai vetusti all'epoca suscitavano meraviglia in un pubblico che godeva di un'arte che muoveva i suoi primi passi (rispetto ad altre lo sta ancora facendo), è proprio in quest'ottica che ogni espediente, ogni passaggio di opere come questo Pagine dal libro di Satana andrebbero ammirate, per mettere in prospettiva ciò che è venuto dopo e apprezzare al meglio film che nella loro epoca, apprezzati o meno dal pubblico, in qualche maniera potevano considerarsi all'avanguardia o addirittura precursori di cose a venire.


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