Anzi, proprio questo rappresenta a mio parere un curioso paradosso: nel momento in cui, da qualche anno a questa parte, la direzione artistica del Festival si rende conto della necessità di svecchiare la gara, attingendo a piene mani dal panorama contemporaneo, la componente dell’intrattenimento rimane tarata sui gusti e sulle aspettative della casalinga di Voghera. È più che mai evidente che si tratti di un compromesso: per gli streaming puntiamo sui giovani, per l’Auditel sugli anziani. Anche questa sera comunque c’è stato un motivo per rimanere incollati allo schermo: l’esibizione di Elodie è stata davvero incredibile, degna di guardare negli occhi la Dua Lipa di “Future Nostalgia”. Purtroppo in Italia non siamo ancora pronti per una cosa del genere, da noi funzionano meglio Marcella Bella, Gigliola Cinquetti e Fausto Leali scongelati da non si capisce quale laboratorio criogenico…
Orietta Berti “Quando ti sei innamorato”: È praticamente l’unica concessione alla storia passata del festival e al pubblico over ’70 che in questi giorni non vorrà o non potrà avere un piano alternativo alla kermesse dell’Ariston. Non c’entra nulla con quello che sta succedendo in questi anni nella musica italiana ma nessuno lo pretendeva, ci mancherebbe. Paradossalmente, non avendo niente da difendere riesce a fare il suo in maniera convincente. Il brano è telefonato e scolastico, smaccatamente antiquato e rassicurante ma a suo modo funziona; la prova vocale è poi pulita e senza sbavature, decisamente meglio di tante altre ascoltate la sera precedente. VOTO: 6
Bugo “E invece sì”: L’anno scorso il suo duetto con Morgan ci aveva regalato momenti di leggenda assoluta, gli ultimi di totale leggerezza e divertimento prima che il Covid si prendesse la scena con la drammaticità che sappiamo. A questo giro torna da solo e lo fa con un pezzo che richiama le venature Pop e disincantate dell’ottimo “Cristian Bugatti”. Vocalmente più afono del solito, un po’ impacciato e quasi intimidito, non sarà in grado di lasciare il segno ma la piacevolezza del brano in gara mi fa essere un po’ più largo nella valutazione. VOTO: 6,5
Gaia “Cuore amaro”: Ennesimo prodotto dei Talent, tra X Factor e Amici, una carriera mai davvero decollata nonostante numeri importanti sui canali streaming, Gaia presenta un brano dalle spiccate influenze latinoamericane e dalle melodie leggere. Esecuzione tecnicamente impeccabile e un po’ artificiosa, la sensazione è che non ce la ricorderemo per più di 24 ore. VOTO: 4,5
Lo Stato Sociale “Combat Pop”: Ammettiamolo. Quando li abbiamo visti entrare in scena senza Lodo Guenzi, con la telecamera ad indugiare su una scatola di cartone che pareva essere divenuta il centro dell’esibizione, abbiamo tutti immaginato che verso la fine sarebbe saltato fuori da lì. La trovata (con tanto di citazione dell’ormai storico tormentone “Che succede?”) è comunque meritevole ed in continuità col progetto folle che stanno concretizzando in questi mesi, di pubblicare un album intero per ciascun componente del gruppo. Il pezzo poi è quello che è, il solito Stato Sociale leggerino e stereotipato nei contenuti (in questo caso un trito predicozzo sull’artificiosità di certi cliché libertari della cultura Rock/Pop), meta musicale nelle sonorità, coi Clash che vengono citati non solo nel titolo. D’altronde è dal secondo album che sono così, dovremmo esservi abituati. Molto trascurabile, se non fosse che alla lunga il ritornello un po’ ti prende e l’allestimento è come sempre divertente. VOTO: 6
La rappresentante di lista “Amare”: Il duo siciliano, alla sua prima partecipazione sanremese, non ha più nulla da dimostrare a nessuno e sembrerebbe avere i numeri per conquistare una platea più vasta senza snaturarsi. Conoscendo le loro capacità non si capisce perché abbiano dovuto farsi aiutare dal solito Dardust in fase di scrittura, ma che certe dinamiche siano di per sé inevitabili è ormai più di un sospetto. “Amare” è nel complesso meno coraggiosa del precedente singolo “Alieno”, che farà parte del nuovo album in uscita questo mese, ma è lo stesso un brano colorato e ricco di sfaccettature, che non sfigura di fronte al resto della produzione del gruppo. Veronica Lucchesi come sempre convincente anche dal lato scenico mentre Dario Mangiaracina preferisce il ruolo di comprimario, almeno nella dimensione del palco. Splendidi. VOTO: 8
Malika Ayane “Ti piaci così”: questa va in quota “Finalmente un po’ di qualità!” pronunciata dal musicalmente ignorante che si crede di buon gusto. Non l’ho mai sopportata e non ho problemi ad ammetterlo, mi spiace. Il brano in gara, scritto con Pacifico, è insolitamente ritmato, sembra inizialmente funzionare ma poi si perde via, anche a causa di un’interpretazione forzata e leggermente fastidiosa. Non so, probabilmente sarò prevenuto ma a me pare il solito brano formalmente impeccabile ma privo di reale sostanza. VOTO: 5
Ermal Meta “Un milione di cose da dirti”: Nel 2018 aveva vinto assieme a Fabrizio Moro con un brano innocuo e di stampo buonista; si ripresenta quest’anno con una ballata pianistica e orchestrale, tanto scontata quanto inoffensiva, con giusto un timido tentativo, fallito miseramente, di rendersi ammiccante nel ritornello. Il solito brano che abbiamo sentito mille volte e che su questo palco in questa parte dell’anno, ci capita di sentire ancora di più. Che è una delle ragioni per cui io questo Festival lo abolirei. VOTO: 4
Random “Torno a te”: Ammetto di non sapere chi sia. Vedo che è passato anche lui da Amici e che l’anno scorso era a Sanremo Giovani. In teoria sarebbe un rapper ma la canzone che porta in gara risulta più sanremese di Sanremo stesso. Un pezzo agghiacciante, interpretato oltretutto in maniera discutibile. La cosa peggiore vista da parecchi anni a questa parte. VOTO: 3
Gio Evan “Arnica”: Altro artista uscito dai Talent e finito presto nel dimenticatoio che approda a Sanremo in un tentativo estremo di rianimazione. Con un brano del genere, temo per lui che non ci sarà niente da fare. La solita ballata intensa ed orchestrale, che gioca la carta nostalgica nel testo, con l’effetto di risultare solamente stucchevole. Voto alto perché la prova vocale è stata soddisfacente. VOTO: 4
Fulminacci “Santa Marinella”: Lui è bravo sul serio e non lo abbiamo scoperto ieri. Fa inoltre piacere constatare come la sua prima partecipazione al Festival (arrivata oltretutto molto presto, rispetto ai suoi colleghi della stessa scena artistica) non lo abbia per nulla snaturato, anzi. Porta un pezzo che più suo non avrebbe potuto essere e che potrebbe addirittura figurare tra le cose più belle che abbia mai fatto. Impronta autenticamente romana, tra stornelli e canzone popolare, una spruzzata di De Gregori e il tutto riletto in chiave Pop, con un crescendo melodico decisamente formidabile. Se esiste una New Wave della canzone italiana che potrebbe mettere d’accordo tutti (sì, anche i soloni), Fulminacci potrebbe esserne il principale esponente. VOTO: 8,5
Willie Peyote “Mai dire mai (la locura)”: Il problema con il rapper torinese è che ha perso l’ironia di cui un tempo ammantava i suoi testi, accentuando il lato politico e facendo divenire il tutto un predicozzo piuttosto insostenibile. L’ultimo disco “Iodegradabile” soffriva molto questo aspetto, andando oltretutto di pari passo con un affievolimento dell’ispirazione nei contenuti musicali. Alla sua prima partecipazione al Festival va sul sicuro e porta un brano che rappresenta un sintetico manifesto della sua poetica ma che è ben lontano dalle pungenti intuizioni di “Educazione sabauda” e “Sindrome di Tôret”. Il testo è stato osannato alla vigilia in quanto uno dei pochi a non parlare specificamente d’amore. Va bene, ci mancherebbe, ma questo continuo puntare il dito contro ciò che non va (tutte cose vere, per carità) rischia di divenire insopportabile, a maggior ragione se fatto da un artista intelligente come lui. Sufficienza piena perché, al netto di tutto, il pezzo è abbastanza coinvolgente. VOTO: 6,5
Extraliscio (feat. Davide Toffolo) “Bianca luce nera”: Non li ho mai seguiti particolarmente e forse è proprio per questo che mi hanno sorpreso. Un’orchestra popolare dalle venature Ska, con un’ottima sezione fiati, per un brano che funziona sin dalle prime note, trascinante e melodicamente ineccepibile. La partecipazione di un gigante come Davide Toffolo non aggiunge molto all’economia globale ma la performance, già di per sé brillantissima, ne esce ulteriormente rinvigorita. Bravissimi. VOTO: 7,5
Irama “La genesi del tuo colore”: Alla fine la modifica del regolamento proposta da Amadeus gli ha permesso di partecipare con il video delle prove. Siamo ovviamente contenti per lui ma, dopo aver sentito il pezzo, un po’ meno per noi. Ennesima scrittura telefonata ed ossequiosa verso un tipo di canone, con solo un’orchestra interessante nel finale, utilizzata molto bene nei crescendo. Per il resto, anonimato totale. VOTO: 4