Per giudicare per bene un film come Pacific rim sarebbe necessario spacchettarlo in più pezzi ed esaminarne le singole parti, proprio come lo scienziato Newton Geiszler (Charlie Day) fa con i mostruosi kaij? presenti nel film. Indubbiamente è da dieci il cuore che sta dietro l'idea, è noto come Del Toro coltivi dentro di sé una bella dose di fanciullino, quell'amore per le atmosfere e per i personaggi che lo avvincevano da giovane e che oggi sfogano in un approccio quasi nerd alla materia, pura passione che il regista messicano miscela per bene con una buona dose di talento e conoscenza delle tecniche, un miscuglio che è riuscito a dar corpo a un'idea molto affascinante per gli spettatori vicini alla sua generazione, portandola su grande schermo in modo che avesse un impatto visivo fenomenale e che nessun rimpianto avrebbe mai potuto suscitare nei nostalgici del genere. Poi c'è proprio il genere, l'idea in sé, non nuova ma quantomeno ambiziosa per un live action e capace di scatenare la classica acquolina in bocca per chi come me è cresciuto a mostri e robottoni. Per chi ha vissuto l'avvento delle tv private in Italia in prima persona, oltre ai classici Goldrake e Gundam, ha potuto solleticare la propria fantasia di bambino con i vari Mazinga e Mazinga Z, con il Daitarn III, Jeeg Robot d'acciaio, gli Astro Robot, il Trider G7, lo Space Robot etc., etc., senza dimenticare i film giapponesi del maestro Ishir? Honda con protagonisti i mostruosi Godzilla, Mothra, Gamera, Rodan e via discorrendo, il tutto sfociato anche nell'epoca dei telefilm giapponesi con superuomini protagonisti a vedersela contro enormi mostri di gomma che distruggevano metropoli di cartone, indimenticabili Megaloman e la sua fiamma di Megalopoli o il più elegante Ultraman.
Tutte queste suggestioni richiamano un immaginario rinverdito poi anche dai manga e dagli anime del Sol Levante (pensiamo a Neon Genesi Evangelion ad esempio) di sicura presa per molti spettatori, l'idea di portare tutto questo al cinema, sebbene molto rischiosa non poteva che risultare vincente. A coronare la visione di Del Toro nel migliore dei modi c'è un impianto tecnico e visivo di altissimo livello, vedere i mecha (robottoni) presenti nel film muoversi e combattere i mostri marini che arrivano dalla breccia sul fondale del Pacifico è un'esperienza visiva molto appagante, fantasie d'infanzia convertite in immagini reali, rese ancor più vive dalla scelta di mostrare il lavoro sporco degli uomini dietro i robot, le ferite nella carne e nell'acciaio, le psicosi dei piloti dei mecha come la più moderna deriva del genere richiede. Quindi tutto perfetto? Diamo un bel nove in pagella a questo Pacific rim? Purtroppo no, perché al film mancano giusto un paio di tasselli per essere perfetto, quisquilie, un paio di piccole facezie accessorie come una storia avvincente e personaggi ben delineati e non ritagliati nel cartone da un artigiano ubriaco con una motosega in mano. E poi è presente quella fastidiosa tendenza a scavalcare la soglia delle due ore spesso appannaggio dei blockbuster non supportati da una storia così carica di contenuti e avvenimenti, neanche i film li pagassimo a peso o a minuto.
Se guardiamo Pacific rim nel suo complesso il castello di carte crolla miseramente, il film di Guillermo Del Toro rimane strepitoso da vedere, moltissimi frame presi come fermo immagine sarebbero dei bellissimi poster da appendere nelle camerette dei bambini o come arredo per sale virate al pop moderno, l'esperienza in sala sarà stata indubbiamente appagante. La vicenda però si dipana tra cliché e stereotipi, alcune sequenze richiedono una sospensione d'incredulità che va ben oltre la situazione generale che va da sé è fantascientifica con pochi punti di contatto con la realtà, cast e personaggi sono stereotipati e nulla esce di una virgola da un binario già tracciato e arcinoto a tutti. Riscatto, amicizia virile, intesa, contrasto, tutto senza una briciola d'inaspettato, si salvano le buffonate di Ron Perlman, sodale del regista da tempi immemori, il resto è in mano agli effetti speciali. Nel complesso il film si salva sul filo di lana, poteva essere qualcosa di decisamente più epico, ne è venuto fuori un prodotto appagante per gli occhi, oltre al sentore di metallo rimane in bocca quel pizzico di delusione per qualcosa che poteva essere e che non è. Peccato, sarà per la prossima volta. Forse.