Tra gli ingombranti rituali che accompagnano l’arrivo del Natale, oltre ad alberi, alberelli, palle e palline, presepi sgaruppati, addobbi trash di ogni fatta, piramidi di panettoni e pandori, cesti gastronomici che promettono più di quanto mantengano, e sfilate di parenti, talvolta indigesti quanto una fetta di cotechino fredda, spunta subdola e minacciosa la tragicamente nota compilation natalizia. C’è sempre qualcuno, che in trance agonistica da maratoneta delle feste, nel bel mezzo di un pranzo o di una cena, esclama un perniciosissimo: “mettiamo su un po' di musica per creare la giusta atmosfera!”. Alzi la mano chi non ha vissuto (con terrore), almeno una volta nella vita, questo infausto momento. Il melomane occasionale, tra l’altro, è solitamente quello che, tra tutti gli astanti, non capisce una mazza di musica, che non ascolta un disco tutto l’anno, ma che a Natale si trasforma d’incanto in un fans sfegatato di Bing Crosby, capace di scapicollarsi in un headbagging feroce, sulle note di White Christmas. E questo, è quello che possiamo definire il migliore dei casi. Già, perché il peggiore degli scenari possibili si palesa nel momento in cui il soggetto in questione, indifferente al lavoro dei vostri succhi gastrici, e ignaro di tutto, con particolare riguardo all’evolversi di cinquant’anni di musica, non si limita a mettere sul piatto un cd comprato in un autogrill della A1, ma vi propina la sua personale compilation natalizia. Fatta con tanto amore, dice lui. La stessa da secoli, dico io, le stesse canzoni di merda a cui cerchi di sottrarti con pertinace ostinazione per trecentosessantacinque giorni all’anno, e che a Natale, invece, tornano subdolamente a colpirti i padiglioni auricolari. Alle spalle, vile genia. Attenzione, però. Perché il melomane non si limita ai “grandi classici “della tradizione, che frantumano gli zebedei, ma si muovono ancora nel territorio della decenza. L’inconsapevole scassaminchia snocciola, invece, con affettata prosopopea da intenditore, una paccottiglia standard capace di trasformare in Babbo Bastardo anche il più tollerante dei commensali. Roba da bestemmia ad alzo zero. La compilation in questione, normalmente, si compone, infatti, delle seguenti immancabili fetenzie: All I Want For Christmas Is You di Mariah Carey, Last Christmas dei Wham!, Happy Xmas di John Lennon e, fiore all’occhiello di ‘sta ceppa, Jingle Bell Rock di Bobby Helms. Quanto basta per randellare l’autore dell’esiziale playlist con una coscia di faraona glassata o per affogarlo nella zuppiera dei tortellini, preventivamente riscaldata a fuoco lento. Pertanto, allo scopo di evitare un calvario che finirà per trasformare una porzione di insalata russa in un’incudine indigeribile, due sono le alternative. La prima, è chiudervi in casa con un ristretto gruppo di famigliari, che sono stati preventivamente istruiti sotto minaccia fisica di non provare nemmeno a parlare di musica (che non sia la vostra, ovvio); la seconda, di certo meno invasiva, è di prevenire l’incauto melomane, presentandovi all’evento natalizio con una compilation da voi stessi preparata, che inserirete nel lettore, dopo aver adeguatamente presidiato la zona stereo onde impedire perniciosi blitz di chicchessia. Qualora foste in debito di fantasia, vi suggerisco dodici canzoni che hanno il merito di essere dignitose sotto il profilo artistico e di fregiarsi di un quid di originalità che stupirà favorevolmente la tavolata.
1) Fairytail of New York – The Pogues: il Natale visto e raccontato dalla parte degli ultimi, in una canzone corroborata dal mood discretamente alcolico della voce di Shane Mac Gowan
2) I Believe In Father Christmas - Greg Lake: una canzone che si ascolta spesso durante le feste in Inghilterra, ma che da noi è praticamente sconosciuta. Un bel ricordo dell’ex cantante e chitarrista degli ELP, scomparso di recente.
3) Dead Christmas - Monster Magnet: la canzone dal titolo trucido di una delle band decisive del panorama stoner –psych metal anni ’90, è in realtà una gradevolissima ballata dall’accattivante melodia.
4) We Were Marching On Christmas Day – Orphan Brigade: ballatone nostalgico che racconta la Guerra nel giorno di Natale. Toccante e da groppo in gola.
5) Santa Claus Is Coming To Town – Bruce Springsteen: un classico dei classici, che nella versione di Springsteen sprizza di un’energia travolgente.
6) White Christmas – Sharon Jones And The Dap kings: la povera Sharon Jones ci aveva regalato questa gemma per il Natale di due anni fa. Ricordiamola con questa versione travolgente in salsa r’n’b di uno degli ever green natalizi più famosi di sempre.
7) Christmas In My Soul – Laura Nyro: sette minuti clamorosamente emozionanti in cui è protagonista una delle voci più intense della storia. Commovente.
8) Christmas – The Blue Nile: una vera chicca per intenditori, gemma tratta dalla reissue del 2012 di Hats, capolavoro dei Blue Nile datato 1989. Stile inconfondibile, mood malinconico.
9) So Much Wine, Merry Christmas – Andrew Bird: un titolo, un programma, per una ballata dal sapore country tratta dall’album Things Are Really Great Here, Sort Of… datato 2014
10) Please Come Home For Christmas – Johnny Winter: classico datato 1960 che porta la firma del pianist blues Charles Brown. Rifatta anche dagli Eagles nel 1978, anche se la versione del chitarrista albino è inarrivabile
11) Christmas in New Orleans – Ricky Lee Jones: ballata tratta da The Other Side Of Disire, uscito due anni fa, e resa splendida da un’interpretazione aspra e intensa di lady Blue Valentine.
12) The Christmas Song – Smith & Burrows: Tom Smith (Editors) e Andy Burrows (We Are Scentists), a fine 2011, collaborano a un disco, Funny Looking Angels, interamente dedicato al Natale. Tra tante belle canzoni, questa cover di Nat King Cole, che vede alla voce anche Agnes Obel, è di certo la più intensa.
Buon ascolto e, soprattutto, buona digestione.