«Io, Paulo, Walter, Torsten abbiamo tutti un elemento in comune: non viviamo nella terra in cui siamo nati. La vita, la musica e l'arte ci hanno portato in luoghi diversi e tutti noi siamo diventati forestieri (Outlanders)».
Tarja Turunen
In un incontro di viaggiatori, scrittori, pensatori e musicisti, possiamo partire dai loro nomi e dalle storie che si celano dietro al sipario chiamato vita. Tarja Turunen ha contribuito a creare il metal sinfonico insieme ai Nightwish e poi si è dedicata a una carriera da solista in cui la sua voce è sempre stata la protagonista indiscussa, tra rock e opera. Torsten Stenzel è un produttore e compositore tedesco, noto soprattutto per il suo lavoro in ambito di musica dance ed elettronica, espresso grazie al progetto York, ma ha ampliato il suo spettro sonoro impegnandosi in collaborazioni con All Saints, Mike Oldfield, Moby, Jennifer Paige e incontrando anche il mondo di Tarja nel disco My Winter Storm del 2007, proseguendo un rapporto di lavoro che poi si è trasformato in un’amicizia. Paulo Coelho è un uno scrittore brasiliano celebre e molto amato da Tarja, mentre Walter Giardino è il chitarrista e leader degli argentini Rata Blanca, una delle band di hard rock classico più famose e longeve del suo paese.
Il nucleo degli Outlanders nasce nel 2010 da Tarja e Torsten, ma è la soprano finlandese ad avere l’idea di fondere la musica elettronica insieme a tracce di chitarra solista sia acustica che elettrica, con l’apporto di una voce utilizzata in modo non convenzionale, ma come uno strumento capace di dare colore ed espressione all’insieme delle parti. Il produttore tedesco vive nell’isola di Antigua (Caraibi) ed entrambi trovano il luogo perfetto per concepire la prima canzone che porta il nome della loro idea. Tarja decide di chiedere a Coelho di poter utilizzare alcuni suoi versi per scrivere le parole di quel brano e l’amico Walter Giardino completa la quadratura del cerchio, con la sua ispirata chitarra.
«Siamo tutti protagonisti della nostra stessa vita
Spesso le tracce più indelebili sono lasciate da eroi non celebrati
Ogni giorno è diverso
Ogni mattina nasconde il suo miracolo»
(tratto da Outlanders)
Da quel frammento nasce la sicurezza di poter creare un album intero ispirato alle atmosfere date dalla natura e dalla bellezza di Antigua, e si concretizza il progetto di scrivere e produrre l’intero lavoro sull’Isola. Inoltre, ogni brano vede il contributo di un chitarrista diverso e sarà accompagnato da un video tematico, girato sempre in loco. Le riprese saranno effettuate utilizzando solo iPhone 13 Pro Max in combinazione con un drone DJI Maverick 4K.
Citando le note appassionate di Tarja: “Abbiamo iniziato l'album nel vecchio studio di Torsten a English Harbour, nel sud di Antigua, e poi il tutto è stato completato nel suo nuovo “Embassy Studio”, situato nel nord dell’isola. Questo album ha subito due arresti anomali del computer, con due schede madri danneggiate e tre dischi rigidi guasti. Molte delle canzoni sono andate perdute e abbiamo duìovuto riprogrammarle e ri-registrarle, anche più di una volta in alcuni casi. È stato un processo lungo, ma le tracce sono diventate ancora più forti al secondo o terzo tentativo. Torsten e io non ci siamo arresi. Alla fine, tutto si è risolto grazie ad un grande spirito di squadra e tanto lavoro!”
Outlanders vede oggi la luce e si mostra come un concept album molto vicino a essere considerato una colonna sonora, suddivisa in ben dodici capitoli e più di ottanta minuti di musica. Il modo migliore per poterlo vivere e ascoltare è quello di considerarlo una storia unitaria e suddivisa in stati d’animo simili ma anche diversi, dove spesso l’elettronica fa da sottofondo e “ambient”, per sublimi tracce di chitarra che non si limitano a offrire assoli slegati dal contesto, ma riescono a unire elementi sonori in apparenza così lontani tra loro. La voce di Tarja si snoda tra parti narrate, vocalizzi di grande effetto e pathos, e solo raramente ascoltiamo parti vocali integrali, donando un equilibrio inedito ad un lavoro unico e sicuramente originale. Le due cover presenti, tra cui una riflessiva e intensa versione di “World In My Eyes” dei Depeche Mode, sono del tutto inserite nel “sound” peculiare dell’album.
L’assenza di ritmi dinamici potrebbe creare qualche momento di noia, soprattutto per gli amanti delle sonorità più rock, ma l’essenza di questo disco è fatta per essere assaporata totalmente nel suo insieme e non scorporandolo in strofe, ritornelli oppure assoli. Soltanto la lunga lista di chitarristi clamorosi, sarebbe un buon motivo per ascoltare Outlanders, ma ognuno di loro si mette al servizio della storia narrata dalle note delle singole tracce. Ognuno di noi avrà i suoi eroi preferiti da citare, ma preferiamo lodare la compattezza e la coerenza di un disco coraggioso, che sa donare pace e ci fa volare sul mare e nei vicoli colorati di Antigua.
Per chi volesse esplorare i testi e i luoghi citati nei brani: https://www.tarja-outlanders.com/