“Out of control” è allo stesso tempo il pezzo più bello dei Chemical Brothers e dei New Order. Non avete ancora chiuso la pagina? Bene, allora sentite qui, perché sono certo che alla fine mi darete ragione. In un’unica canzone infatti si compie qualcosa che ha del miracoloso. Il suono dei paladini del big beat lascia da parte i principianti delle comparsate nella musica trendy dell’epoca e si impreziosisce finalmente di uno dei timbri più caratteristici della new wave inglese, quello di Bernard Sumner, mentre i “postumi” - passatemi il termine - dei Joy Division, o almeno il loro storico frontman che in questo frangente ne ha la delega, ritornano alla completezza armonica e ritmica dei tempi migliori, dopo il lungo periodo di stasi artistica degli anni novanta.
“Out of control” è innanzitutto un brano che abbiamo vissuto in lungo e in largo. Lo abbiamo ballato quando i DJ non avevano nessun imbarazzo a mescolare la musica del periodo d’oro dell’elettronica alla techno, al rock e all’indie dei tempi. Lo abbiamo ascoltato contando il susseguirsi di suoni e rumori di tutti i tipi, bramosi nell’interminabile attesa dell’orgasmo indotto dalla inimitabile schitarrata che Sumner somministra come una cosa rarissima solo una volta, a tre quarti della canzone, quando la tensione raggiunge il culmine e, raggiunto il piacere sommo, ci lascia scemare l’estasi fino alla fine, ormai ebbri di appagamento sensoriale.
Lo abbiamo visto in un video che ha fatto storia, con una spaziale Rosario Dawson agli esordi di carriera che domina una scena di guerriglia urbana in un triste presagio di ciò che avverrà pochi anni dopo proprio qui in Italia. Una storia di amore sotto gli occhi delle forze dell’ordine che darà ispirazione all’iconografia delle effusioni scambiate tra manifestanti all’ombra di manganelli, scudi e lacrimogeni, se non addirittura alle istantanee di baci provocatori tra no-tav e poliziotti in assetto da battaglia, roba con cui i quotidiani on line negli anni duemila hanno raccolto centinaia di migliaia di clic post-adolescenziali.
Lo abbiamo lasciato fisso nelle numerose playlist che si sono susseguite nelle nostre sessioni di running. Centinaia di brani ritmati si sono susseguiti in anni di corse ignoranti verso il nulla urbano ma “Out of control” è rimasta meritatamente al suo posto, da lanciare nei momenti di maggior fatica quando il fisico e la convinzione a raggiungere il traguardo non bastano più e ci vuole qualcosa che consenta alle nostre gambe di non perdere il ritmo e chiudere l’allenamento secondo i tempi programmati.
“Out of control”, singolo tratto da “Surrender” e uscito agli sgoccioli del secolo scorso, conserva inalterata la sua perfezione tra suoni e cantato, tra post punk ed elettronica, tra passato e futuro e ad oggi risulta sempre attuale, tanto che non sfigurerebbe né in un nuovo disco dei New Order - se avete presente “Music complete” sapete a cosa mi riferisco - né in una nuova fase sperimentale dei Chemical Brothers, mantenendo in entrambi i casi invariato il suo messaggio di lotta e di speranza.