Quello di Ben Bova è un nome pressoché sconosciuto al grande pubblico con l'eccezione degli amanti duri e puri della fantascienza. Bova non è un autore che verrebbe in mente alle masse nemmeno se si entrasse nel dettaglio di una discussione "di genere"; un lettore medio potrebbe citare Asimov, Bradbury, Dick, magari anche il nostro Evangelisti e una serie di altri nomi noti tra i quali siamo certi non comparirebbe comunque quello di Bova. Eppure lo scrittore originario di Filadelfia è stato per diversi anni curatore di una delle riviste più longeve della fantascienza americana, Analog (fondata nel 1930), e per questo ruolo più volte premiato, e anche il suo corpo d'opera in qualità di scrittore vanta una sfilza di titoli che, divisi in numerose saghe, si avvicinano alle sessanta unità.
Il collega di Bova, Franco Forte, curatore di questa collana (Urania - 70 anni di futuro), per la decima uscita ha scelto di proporre il primo romanzo del ciclo di Orion, saga iniziata nel 1984 e che conterà poi sette volumi, l'ultimo dei quali pubblicato nel 2011. Nonostante sia solo il primo capitolo delle avventure di Orion il libro omonimo trova in sé un senso compiuto che non lascia l'impellente bisogno di avventarsi su un eventuale seguito (come potrebbe accadere con Hyperion di Dan Simmons ad esempio) o su altro materiale, la lettura si rivela quindi indicata anche solo per appagare la propria curiosità e saggiare la fantasia di questo autore scomparso nel novembre del 2020.
John O' Ryan è all'apparenza un uomo comune che vive in un contesto che, sempre all'apparenza, sembra del tutto simile al nostro. Siamo a Manhattan e all'interno di un ristorante John nota una bellissima donna dagli occhi grigi, Aretha Promachos il suo nome (scopriremo in seguito) e subito dopo due loschi figuri che catturano la sua attenzione. Passano pochi istanti prima che i due facciano saltare il locale con un ordigno esplosivo lanciato proprio in direzione di John.
O'Ryan però non riesce a capire il motivo del loro gesto, in fondo lui è un uomo comune con un lavoro e una vita ordinarie, sarà proprio Aretha a mettere una pulce nell'orecchio di John il quale, dopo poco tempo, si rende conto di non avere ricordi che vadano più indietro di un recente passato e di poter controllare in misura molto maggiore di un normale essere umano tutte le funzioni del proprio corpo.
La sua vera (?) identità è infatti quella di Orion, una sorta di guerriero predestinato a essere il campione della luce, soldato del dio Ormazd nella guerra eterna per sconfiggere l'oscurità incarnata dal bruto Ahriman che vorrebbe la distruzione dell'umanità intera.
In un viaggio a ritroso tra le epoche (mentre l'avversario Ahriman compie il viaggio nel senso temporale opposto) Orion si troverà più e più volte a doversi opporre ai piani del dio oscuro volti a modificare la storia al fine di favorire l'estinzione della razza umana.
Romanzo di puro intrattenimento che presenta un classicissimo confronto dicotomico tra bene e male con una non banale, seppur già ampiamente esplorata, discettazione sulle metodologie esperite per il raggiungimento dei propri fini non così dissimili da ambo le parti.
Al netto di significati reconditi, non troppo profondi in realtà, Orion rimane un buon libro d'azione/avventura dai toni fantastici (più che fantascientifici). La prosa di Ben Bova è scorrevole e non presenta segni di stile marcati, la narrazione è strutturata in cinque parti distinte che si focalizzano su diversi momenti di questa guerra tra bene e male per la sopravvivenza della razza umana; ricorre la presenza dei due antagonisti e dell'amore di Orion per la donna dagli occhi grigi che in ogni epoca cambia nome e non serba ricordo del suo amato. Interessanti e ben costruite le descrizioni d'ambiente delle varie epoche tra le quali la più affascinante rimane quella relativa all'espansione dell'impero mongolo dopo la morte di Gengis Khan.
Lettura divertente dal ritmo serrato che invoglia pagina dopo pagina la prosecuzione, il libro non lascia sospesi pur essendo parte di una saga, né probabilmente lascerà troppi ricordi da conservare a futura memoria. Romanzo onesto che gode di una buona costruzione con la quale intrattenersi per qualche tempo.