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REVIEWSLE RECENSIONI
12/04/2022
Stereophonics
Oochya!
Il ritorno della band capitanata da Kelly Jones, con un disco prevedibile ma ben orchestrato.

Una cosa è certa: gli Stereophonics non hanno mai amato il cambiamento, e hanno percorso un quarto di secolo di carriera, seguendo una linea retta, che è quella del loro inconfondibile stile. E così, anche questo nuovo Oochya! evita accuratamente di smarcarsi dal percorso tracciato, gioca sul sicuro e rimane all’interno di una ben consolidata comfort zone.

Sono passati venticinque anni dall'uscita del loro album di debutto, Word Gets Around, e, per celebrare questa impresa storica, Kelly Jones e i suoi sodali avrebbero voluto pubblicare una raccolta di grandi successi. Durante la preparazione del disco, però, i loro piani sono cambiati. Mentre frugava nei loro archivi, il frontman Kelly Jones ha trovato diverse canzoni inutilizzate, che raccontavano la storia degli Stereophonics molto meglio di qualsiasi raccolta. Così, la band ha remixato le vecchie canzoni e, insieme ad altre scritte per l’occasione, ha dato alla luce un doppio album perfettamente in linea con quel sound identificativo che da sempre permea la loro musica.

Il titolo Oochya! ha origine da un detto usato in studio, che significa, più o meno, "facciamolo!" Una sorta di grido di battaglia che risuona perfettamente nel singolo principale, "Hanging On Your Hinges", che dà il via all'album. Una botta di meno di tre minuti, la cui energia martellante e ruvida sembra risuonare dalla porta aperta di un garage, al cui interno un gruppo di amici suona per divertirsi, come negli anni spensierati della giovinezza, quando fare casino era l’unica cosa che dava un senso a tutto.

La successiva "Forever" è cromosomicamente Stereophonics, grazie a una melodia di facile presa e a quel ritornello dolcemente malinconico (“Vorrei poter volare via per sempre, vorrei poter sopportare il tuo dolore e liberarti”), appena scartavetrato dalla voce roca e rilassata di Jones. È una delle migliori ballate dell'album, al pari di "Seen That Look Before", che profuma di America e anni ’70.

Il secondo singolo "Do Ya Feel My Love?" è la quintessenza della Stereofonia: un brano teso, drammatico, scosso da vibranti linee di chitarra e da quella distintiva voce roca che divampa come un incendio e prelude a un finale travolgente. Sicuramente la vetta emotiva di Oochya!, la cui scaletta eccessivamente lunga (un’ora e passa) palesa inevitabilmente qualche cedimento ("You're My Soul" e "Jack in a Box" sono evidentemente dei riempitivi), in un disco a cui, un minutaggio più ristretto, avrebbe senz’altro giovato.

A parte questa considerazione, l’album regge benissimo dall’inizio alla fine, grazie a brani come la possente "Running Round My Brain", omaggio agli amati AC/DC, "Close Enough To Drive Home", malinconico racconto di un amore a distanza, o la deliziosa "Right Place, Righ Time", nostalgico omaggio di Jones alla storia della band (“Tu suoni la batteria, io una chitarra, e abbiamo formato una band, chi avrebbe immaginato che saremmo andati lontano”).

Oochya!, in definitiva, celebra al meglio i venticinque anni di carriera di una band, che non ha mai voluto rinnovarsi, ma che, pur nella prevedibilità della proposta, ha comunque saputo mantenere alta l’asticella dell’ispirazione. Niente di nuovo, dunque, ma un album che farà felice i fan, per i quali conta più la riconoscibilità di un marchio di fabbrica piuttosto che la sperimentazione. E con gli Stereophonics, in tal senso, si va sul sicuro.