Il classico film di Jim Jarmusch, notturno, rallentato, sospeso fra un quieto divertimento e un rilassato tono kitsch. Due vampiri, amanti eterni, memori di un passato profondo eppure proiettati verso il futuro incolore della postmodernità. Adam (Tom Hiddleston) vive a Detroit; è sfibrato, deluso; colleziona chitarre rarissime, è un esteta, già amico dei decadenti francesi, di Byron, Shelley e Tesla: e medita il suicidio. Eve (Tilda Swinton) vive a Tangeri, è una lettrice onnivora e instancabile (conosce decine di lingue), ma l'estenuata decadence non le ha tolto ancora la fame di vita ...
La prima ora di film scorre lentamente, ed è un pregio. Ecco Adamo ed Eva (Adam e Eve, troppo facili questi nomi!) e l'amico Christopher Marlowe (John Hurt; il drammaturgo secentesco che, scopriamo, oltre a essere un vampiro è l'autore nascosto delle opere di Shakespeare); ecco i nostri procurarsi il sangue negli ospedali tramite medici corrotti e compiacenti (e celandosi sotto il nome di Dottor Faust o Dottor Caligari) oppure concedersi escursioni notturne in visita a vecchi teatri trasformati in parcheggio ... o in visita alla vecchia casa di Jack White, ultimo di sette fratelli ... oppure gustare languidamente sorbetti ematici ...
Non è la credibilità che interessa, o la verosimiglianza, o l'eccesso didascalico e kitsch, come spiegato, ma il tono crepuscolare, rassegnato e orgoglioso, che lascia indovinare la rivelazione ultima ... ovviamente, già sentita ... sentita milioni di volte ... miliardi ... trita eppur vera e maestosa: l'amore è totale, eterno. E solo l'amore, fedele e appassionato (quello che non si cura delle distanze) assicura l'eternità - tramite uno squisito contrappasso.
In aereo (i nostri si spostano solo con voli notturni) Eve legge assorta il sonetto 116 di William Shakespeare (dovremmo dire: di Christopher Marlowe):
Non sarà che alle nozze di animi costanti
Io ammetta impedimenti, amore non è amore
Che muta quando scopre mutamenti,
O a separarsi inclina quando altri si separa.
Oh no, è un faro irremovibile
Che mira la tempesta e mai ne viene scosso;
Esso è la stella di ogni sperduta nave,
Remoto il suo valore, pur se il suo luogo noto.
Amore non soggiace al tempo, anche se labbra
E rosee guance cadranno sotto la sua arcuata falce.
Amore non muta in brevi ore e settimane,
Ma impavido resiste fino al giorno del Giudizio.
Se questo è errore, e sarà contro me provato,
allora io non ho mai scritto, e mai nessuno ha amato.
Let me not to the marriage of true minds
Admit impediments. Love is not love
Which alters when it alteration finds,
Or bends with the remover to remove:
O no; it is an ever-fixed mark,
That looks on tempests, and is never shaken;
It is the star to every wandering bark,
Whose worth's unknown, although his height be taken.
Love's not Time's fool, though rosy lips and cheeks
Within his bending sickle's compass come;
Love alters not with his brief hours and weeks,
But bears it out even to the edge of doom.
If this be error and upon me proved,
I never writ, nor no man ever loved
E questo è quanto.
Non c'è altro da aggiungere.
La colonna sonora, eccellente, è opera simbiotica del liutista sperimentale Jozef Van Wissem e degli shoegazer Sqürl: da ascoltare subito, in penombra, fra un ghiacciolo al sangue e l'altro.