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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
17/04/2025
Live Report
Offlaga Disco Pax, 16/04/2025, Monk, Roma
Gli Offlaga Disco Pax tornano con il loro inconfondibile sound e storie che accarezzano memoria ed emozioni. A raccontarci la serata al Monk di Roma il nostro Domenico, alle foto invece il nostro Matteo.

Davanti al microfono c’è un piccolo altare laico composto da tre confezioni di Tatranky incolonnate, un Toblerone, un elenco telefonico (cartaceo) di Reggio Emilia, un fumetto di Zora, un modellino di Golf. A lato, un noto sintetizzatore ha il nome con le due ultime lettere intenzionalmente coperte da nastro adesivo nero, per cui leggo “Moog Prodi”. Il logo appeso alla parete di fondo riporta lettere che ricordano un’insegna della Coop. Anche se fossi entrato bendato, saprei a questo punto davanti a quale palco mi potrei trovare.

Gli Offlaga Disco Pax tornano nella capitale nell’ambito del loro tour celebrativo di Vent’anni di socialismo tascabile. Con il loro disco d’esordio il terzetto reggiano aveva fatto irruzione nel panorama musicale italiano, ritagliandosi uno spazio proprio e una propria identità. Dal 2014, però, la band aveva sospeso la propria attività a seguito della scomparsa di Enrico Fontanelli.

Max Collini e Daniele Carretti, gli altri membri, hanno proseguito nel frattempo con loro progetti personali (Spartiti e Felpa) e sono stati una presenza attiva e vivace in questi ultimi anni.

 

Il ritorno sui palchi era quindi non solo atteso, ma anche desiderato e Roma lo dimostra rispondendo con grande affetto al richiamo con ben due date esaurite al Monk, sulla scia dei sold out avvenuti un po’ in tutta Italia. D’altronde, come rifletteva lo stesso Max Collini lanciando questo tour: “Celebriamo il disco che ha cambiato la nostra vita e, forse, qualcuna delle vostre”.

E sembra che il pubblico abbia proprio voglia di celebrare, sia tra gli appassionati della prima ora, sia tra i tanti giovani, che si affacciano ad ascoltare dal vivo il mondo narrativo e musicale di quello che si autodefinisce un “Collettivo neosensibilista contrario alla democrazia nei sentimenti”.

Si parte con brani molto rappresentativi della poetica della band: “Kappler”, “Dove ho messo la Golf?” e “Tono metallico standard” che ci trasportano in storie di provincia (reggiana), con stralunati protagonisti al centro di vicende spesso bislacche e una vaga sensazione di essere anche noi presenti in quei luoghi e in quelle storie.

Su “Cinnamon” si salta e si balla, seguendo l’immaginifica metafora che ripercorre il passaggio storico tra due ere (tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80) attraverso la storia dei chewing-gum proposti alle casse dei bar. Su “Sensibile” i toni si fanno decisamente più cupi. “Tatranky” viene ironicamente presentata come “La nostra rapsodia boema” e conclusa con un lancio di confezioni di wafer dell’omonima marca. Peccato non essere riusciti a prenderne nemmeno uno. Un giorno bisognerà pur decidere se sono veramente più buoni dei Loacker.

 

Il tappeto sonoro è quello caratteristico della band (molti hanno parlato di synthpop o elettroclash) ma che al di là delle etichette conserva un grande impatto, con Daniele Carretti (chitarra, basso e synth) e la novità di questo tour, il versatile Mattia Ferrarini (basso e synth) abili a rivestire i brani in scaletta senza stravolgere l’impianto originario delle canzoni e (secondo chi scrive) capaci di valorizzare al giusto grado chitarra e basso.

Nei brani balenano oggetti, elementi, suggestioni, che sfidano e sollecitano la nostra memoria (le automobili come segno del progresso. Si passa dalla sgangherata Golf a quattro marce, alla Skoda, alla Prinz, inevitabilmente “senza ritorno”), Max Collini declama i suoi testi ammiccando al pubblico e accompagnando con una significativa mimica i passaggi-chiave. Aveva cercato di descrivere il live degli Offlaga come “teatro canzone elettronico” ed è in questi frangenti che la definizione assume un significato estremamente attinente. Non manca l’omaggio commosso a Enrico Fontanelli, che di tutti questi brani è stato coautore.

 

Il set si conclude con “Piccola Pietroburgo” e “Onomastica” e poi riprende nei bis con una kraftwerkiana cover di “Allarme” dei CCCP (“tributo ai nostri antenati!”), per chiudere poi con “Piccola storia ultrà” e “Robespierre”.

Le luci si accendono e mi sembra di capire dai capannelli di persone che si formano e dall’assalto al banchetto del merchandising (d’altronde Max Collini aveva sinistramente minacciato “tre anni di risaia in Cambogia a chi non compra le nostre carabattole”) che ci sia grande entusiasmo per questo ritorno.

Il pubblico aveva desiderio di ascoltare le loro storie dal vivo ancora una volta. Mentre guardo ancora verso l’altare laico al centro del palco mi chiedo: ci saranno altre storie?

 

 

Ndr. Nota di particolare merito a Max Collini, che al termine di entrambe le date ha  tenuto a ringraziare tutte le persone che hanno contribuito alla serata: prima il personale tecnico, poi il locale e infine, uno per uno, per nome e cognome, tutte le persone presenti come redattori, fotografi o ospiti. Un tocco di gentilezza e attenzione affatto banale e apprezzatissimo da tutti gli interessati. Noi compresi.

 

 

Le fotografie della serata, a cura di Matteo Nasi

Per l'album fotografico completo, fate clic qui: https://flic.kr/s/aHBqjC96fa