Un’onda sonica, un vero e proprio muro di suono fragoroso, sferragliante, definitivo, contro il quale è inevitabile schiantarsi. Fate, quindi, ben attenzione al volume dello stereo quando ascoltate Ode (acronimo di Orizzonte Degli Eventi), disco d’esordio della band aretina degli Allume, perché potreste avere seri problemi con il vicinato.
Mario Caruso (voce e chitarra), Nicola Mancini (basso, sintetizzatore), Nicola Cigolini (batteria) forgiano un disco composto da dieci canzoni rumorose e disturbanti, che tirano dritte dall’inizio alla fine senza cercare compromessi, senza piegarsi alle mode, senza preoccuparsi della tenuta dei nostri padiglioni auricolari. Gli Allume si muovono con agilità attraverso i territori rocciosi dello stoner rock, inglobando nel genere anche elementi alternative, psichedelici e blues, con un’attitudine all’assalto frontale che sembra ereditato dal metal core.
Se è inevitabile cogliere fra le note echi che riportano a band di peso come Fu Manchu, Monster Magnet, Queens Of Stone Age e Clutch, gli Allume hanno il merito di scartare dall’ovvio, evitando una mera operazione di copia incolla, per seguire un proprio stile ben definito, derivativo, certo, ma mai creativamente supino innanzi alle proprie fonti di ispirazione.
La scelta di cantare in italiano, poi, è coraggiosa e vincente, e permette di comprendere appieno e, soprattutto, immedesimarsi, nelle liriche, che sono uno dei punti di forza del disco. Testi urticanti, intrisi di nichilismo, parole affilate che parlano di disagio, di afflizione (“Ho sepolto l’amore Nel fondo di un campo Sognavo un mondo a colori Nei piedi di un altro” da Nessun Perdono), di incomunicabilità (“Ho bisogno di respirare Dammi un motivo È una pena capitale Il tuo mutismo fa soffocare” da Stanze), di un male di vivere che obbliga a misurarsi con i fantasmi del passato e corrode la spontaneità dei rapporti personali (“I tuoi progetti sono i miei difetti, è un’usura, una macchinazione, la tua realtà è macchiata col sangue, la mia difesa un muro che piange” da Monumenti 1st).
Sono una macchina da guerra, gli Allume, e non fanno sconti: il persistente odore di cordite, le chitarre che mirano ad alzo zero e non danno scampo, la sezione ritmica arrembante, e la voce di Mario Caruso, che si muove appassionata sul sottile confine che separa rabbia e disperazione, sono il marchio di fabbrica di una band pronta a conquistare la scena rock nazionale.
Ode è un opera compatta, omogenea nei suoni e coerente nelle idee, composta da dieci tracce (no filler) che mantengono intatta la propria forza dirompente anche dopo numerosi ascolti e che sorprendono, a tratti, con inaspettate aperture melodiche (impossibile resistere al riff che sferza la superba Eco Dei Marinai).
Un disco non per tutti, certo; ma se amate una musica senza compromessi, che vi guarda in faccia digrignando i denti, mentre negli occhi divampa l’ardore, Ode fa sicuramente per voi. Consigliatissimo!