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REVIEWSLE RECENSIONI
03/03/2021
Mace
OBE
Il 4 Febbraio è uscito il primo disco ufficiale di Mace dopo una carriera da produttore decennale. “Obe”, che sta per “Out of body experience”, è un progetto importante per la scena urban, la quale sembra aver provato ad uscire dai propri canoni e, entrando in sintonia col produttore, ci è pure riuscita.

Gli artisti coinvolti sono molti, tra i quali spicca Venerus; proprio lui, infatti, svolge il ruolo fondamentale di collante tra produzioni più RnB e ospiti più rap creando un ponte tra queste due realtà. Il primo esempio è proprio la canzone d’apertura “Colpa tua” in cui anche Gué Pequeno, sulle note soavi della produzione, riesce a lasciarsi andare in un cantato nel quale declina in maniera eccezionale e abbastanza inedita la sua anima da latin lover.

Continuando l’ascolto si nota la presenza di collaborazioni più scontate e altre che stupiscono maggiormente. Tra le prime emerge innanzitutto “Buonanotte” con Noyz Narcos, Franco126 e Side Baby: una traccia tutta romana in cui ognuno degli ospiti svolge un lavoro magistrale riuscendo a far salire l’hype per i relativi dischi -teoricamente- in uscita tutti quest’anno. Anche “Dio non è sordo” non stupisce tanto per i nomi accostati quanto per la tecnica con cui tutti (Izi, Jack the Smoker e Jake la furia) hanno realizzato la propria parte.

La prima delle collaborazioni inaspettate è sicuramente “Ayahuasca”, il brano, a mio avviso, maggiormente apprezzabile. Una canzone in cui Chiello, membro del gruppo Fsk, abbandona la Trap più irriverente e sfocia in uno stile più cantautoriale (come ha già dimostrato di saper fare) nel quale lo accompagna Colapesce, che, con la sua fantastica voce, riesce come sempre a dare quel quid in più ad ogni brano in cui è presente. Non mi sarei mai aspettato anche di vedere Ernia, Samurai Jay e i Darrn nella stessa canzone eppure “Sirena” è una delle più riuscite del disco.

Va sottolineato che tutti gli ospiti svolgono in maniera eccellente il compito loro affidato, dalla leggiadra Joan Thiele ad un Rosa Chemical inaspettato, da un Geolier in ottima forma ad un Ketama126 melodico.

Ciò che però rende davvero ottimo questo progetto sono proprio le produzioni, tutte precise e che riescono a differenziarsi tra loro rendendo comunque il risultato finale coeso. Menzione particolare per “Non vivo più sulla terra” (con Rkomi e Venerus) contenente un outro strumentale di un minuto e mezzo in grado di chiarificare a pieno il titolo scelto per il progetto. In generale le produzioni a metà tra l’allucinato e l’RnB più dolce riescono a dare un respiro ampio al progetto rendendolo molto internazionale nonostante sia contemporaneamente un’ottima fotografia della scena nostrana.

“Obe” si conclude con “Hallucination”, un brano strumentale psichedelico che, come tutto il disco, è entrato in classifica all’esordio. Su Spotify il disco ha avuto pure il debutto numericamente più importante a livello mondiale nella scorsa settimana. Questo è un dato importantissimo perché chiarifica come questo salto di qualità della scena urban fosse cosa desiderata e richiesta dagli ascoltatori del genere che iniziavano a stufarsi dei soliti suoni standardizzati e che non si faranno sfuggire la possibilità di viaggiare coi magnifici suoni disegnati da Mace.


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