Esiste al mondo musicista più prolifico di Joe Bonamassa? La domanda, per quelli che seguono e conoscono il chitarrista di New Hartford, è ovviamente oziosa, e la risposta è uno scontato: no. Basta dare una rapida occhiata su wikipedia per rendersi conto delle innumerevoli pubblicazioni rilasciate dal musicista americano negli ultimi anni, con la particolarità, peraltro, che i dischi dal vivo superano in numero quelli in studio. Tanta carne al fuoco, però quasi sempre cotta a puntino: la qualità è mediamente alta, anche perchè Bonamassa, ogni volta, s’inventa qualcosa di nuovo, e, pur mantenendo una chiara linea artistica e un suono che è un marchio di fabbrica, cerca sempre di spostare il baricentro della narrazione per rendere più variopinto il proprio mondo.
Questo nuovo Now Serving Royal Tea Live From The Ryman vede il chitarrista alle prese con il materiale di Royal Tea poco prima che il disco fosse pubblicato. Si tratta, dunque, di un live, suonato nella storica location del Ryman di Nashville in totale assenza di pubblico, dal momento che il concerto, trasmesso in streaming, ha avuto luogo il 20 settembre del 2020, in piena pandemia. Ciò nonostante, e nonostante anche l’infortunio del batterista Anton Fig (frattura della caviglia), sostituito per l’occasione da Greg Morrow, Joe e la sua band non si risparmiano e danno vita a un’esecuzione vibrante e coinvolgente, proprio come si trovassero di fronte a un auditorium traboccante di folla. Per la performance al Ryman, sono state selezionate nove canzoni tratte da Royal Tea e tre canzoni da A New Day Yesterday, l’album d’esordio del chitarrista, che nel 2020 festeggiava vent’anni dalla pubblicazione.
Come abbiamo detto, il solito batterista Anton Fig si è perso lo spettacolo, ma la band composta dall’immenso Reese Wynans (tastiere), Michael Rhodes (basso), Greg Morrow (batteria), Rob McNelly (chitarre), Jade MacRae (voce), Danielle De Andrea (voce) e Jimmy Hall (arpa/voce) ha offerto una spettacolo impeccabile.
Già, perché con una band così al proprio fianco, a Bonamassa basterebbe inserire il pilota automatico per portare a casa un grande risultato. Invece, come al solito, il chitarrista mette al servizio del pubblico tanta grinta e una tecnica a dir poco mostruosa. I brani, anche quelli più complessi, come When One Door Opens, Why Does It Take So Long To Say Goodbye e Beyond The Silence, vengono eseguiti con una perfezione estrema che può persino confondere un ascoltatore ignaro che si tratti di un'esibizione dal vivo. Tecnica, si, ma anche tanto cuore: Royal Tea è un disco pervaso da un’energia talvolta traboccante, la stessa che si respira in questa esibizione, che si abbatte sugli ascoltatori con la potenza di un fiume in piena.
Insomma, lo si potrà anche attaccare per l’eccessiva prolificità, ma alla fine Bonamassa ha quasi sempre ragione lui: tanti dischi, certo, ma anche un guizzo, un’idea, una novità che rende ogni uscita appetibile non solo ai fan, ma a tutti quelli che amano il rock blues e la chitarra elettrica. Senza ovviamente dimenticare la notevole caratura tecnica e la grande passione che Joe mette in tutto quello che fa. Promosso a pieni voti anche questa volta