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Novembre. Frammenti di uno stile qualsiasi
Gustave Flaubert
(Nuova Delphi Libri)
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03/08/2020
Gustave Flaubert
Novembre. Frammenti di uno stile qualsiasi
Novembre è un romanzo breve e autobiografico, scritto da un giovanissimo Flaubert. A dispetto dell’età, ciò che emerge in modo chiaro, sono i tratti della sua personalità già ben definiti e soprattutto l’oscillazione tra l’incanto e il disincanto, tipica di quella fase della vita che segna il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

“Qual è dunque questo dolore inquieto,

 di cui si va fieri come del genio

 e che si occulta come un amore?”

Probabilmente Gustave Flaubert (Rouen 1821 – Croisset 1880) non ha bisogno di presentazioni, è considerato uno dei padri del realismo francese ed è l’autore di due capolavori della letteratura: Madame Bovary (1857), che gli costò l’accusa di oltraggio alla morale e l’Educazione sentimentale (1869).

Flaubert era un uomo schivo, solitario e malinconico, fortemente attratto dalla realtà, dalla realtà vera, che faceva confluire e irrompere nei sui romanzi, senza fronzoli e abbellimenti. Romanzi che possiamo definire come veri e propri percorsi estetici, capaci di condurre il lettore nel cuore del racconto, attraverso una descrizione “materica” dei luoghi, del contesto e dei personaggi.

I romanzi di Flaubert si vedono, si sentono, si annusano, si toccano e si gustano. Il coinvolgimento dei sensi è totale, merito del suo stile e della sua scrittura. D’altro canto, Proust, con giusta ragione, nel suo saggio “Lo stile di Flaubert”, lo definì come un “genio grammaticale”.

Novembre è un romanzo breve e autobiografico, scritto da un giovanissimo Flaubert. A dispetto dell’età, ciò che emerge in modo chiaro, sono i tratti della sua personalità già ben definiti e soprattutto l’oscillazione tra l’incanto e il disincanto, tipica di quella fase della vita che segna il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Vi si intravedono, inoltre, non solo le potenzialità stilistiche, ma anche tantissimi temi che successivamente ritroveremo in Madame Bovary, seppur sviluppati in modo più maturo e complesso e soprattutto privi di ogni forma di romanticismo.

Giusto per avere un’idea, Novembre venne pubblicato nel 1842 (in Italia solo nel 1945), mentre la stesura di Madame Bovary inizierà quasi 10 anni dopo, nel 1851.

I protagonisti del romanzo sono l’Io narrante, trasposizione di Flaubert e Marie, trasposizione di Eulalie Foucaud, figura molto importante nella sua vita, perché fu con lei che perse la propria verginità all’età di 19 anni, durante una vacanza a Marsiglia. Lei, diversi anni più grande, era la figlia del padrone dell’hotel in cui Flaubert alloggiava con la sua famiglia. I due ebbero una relazione clandestina e restarono in contatto epistolare per alcuni anni.

Il protagonista del nostro romanzo assomiglia per tanti versi a Emma Bovary, perché anche lui non riesce a trovare conforto nel mondo reale. La realtà, assai diversa da quella concepita dalla sua mente, lo annoia e lo delude, non lo appaga e lo frustra a tal punto da non intravedere alcuna prospettiva. Si piange addosso e si commisera: “Ah! Sono più vuoto, più triste di una botte sfondata di cui si è bevuto tutto il contenuto e in cui i ragni tessono le loro tele nell’ombra.

Si pone nei confronti della vita con un atteggiamento rassegnato e contraddittorio e si chiede se continuare a vivere abbia un senso: “Non siete anche voi, come me, stanchi di svegliarvi tutte le mattine e rivedere il sole? Stanchi di vivere la stessa vita e patire lo stesso dolore? Stanchi di desiderare e stanchi di essere disgustati? Stanchi di attendere e stanchi di avere?

Eppure, lui ama la vita, “la vita che si espande radiosa e raggiante”, solo che è incapace di vederla e viverla per quel che è, perché la sua fantasia, le sue “fantasticherie”, si sono trasformate in una gabbia fatta di idealizzazioni che anziché ampliare i suoi orizzonti, finiscono con il mortificarli.

Lui, così come ama la vita, ama l’amore e ama le donne: le sogna, le vede e le desidera ed è proprio il desiderio a portarlo da Marie: “Sapevo bene dove stavo andando: verso una casa in una strada dove spesso ero passato per sentirmi battere il cuore; aveva persiane verdi, si salivano tre gradini, oh!

Marie è una prostituta ed è con lei che consumerà il suo primo rapporto sessuale. Per il modo in cui viene descritta la donna e per la delicatezza pregna di emozioni con cui viene raccontato l’amplesso, sembra un incontro d’Amore: “La sua pelle calda, tremante, si stendeva sotto di me e fremeva; dalla testa ai piedi mi sentivo ricoperto di voluttà; la mia bocca attaccata alla sua, le nostre dita intrecciate, cullati dallo stesso brivido, stretti assieme, respirando l’odore della sua chioma e il respiro delle sue labbra con delizia mi sentivo morire.

Marie e il tempo trascorso con lei, si trasformano in un pensiero ingombrante e totalizzante, che lo appagano e lo saziano, ma poi, come sempre, qualcosa in lui si spezza, e quel pensiero così bello si trasforma in disperazione e paura: “…calò la notte e rimasi fissato come un vecchio su quel pensiero affascinante, sentivo che non ne avrei più afferrato nulla, che potevano arrivare altri amori, ma non sarebbero stati simili a quello; quel primo profumo era stato sentito, quel suono aveva preso il volo; desideravo il mio desiderio e rimpiangevo la mia gioia.

Il nostro protagonista è ostaggio delle sue stesse fantasie. Non sa come colmare quel vuoto che sente dentro di sé e che, paradossalmente, è lui stesso a creare attraverso l’estrema idealizzazione della realtà. Quella realtà che prima ama, ma che poi, finito l’idillio del momento, spalanca le porte alla delusione, perché tutto ciò che verrà dopo, non potrà mai essere all’altezza, perché non sarà altro che una mera (e inutile) ripetizione di azioni, esperienze e stati d’animo già vissuti. È come se per lui fossero solo le “prime volte” a contare, ma una vita fatta di sole “prime volte”, non può esistere.

Non voglio indugiare oltre nel racconto di questo piccolo condensato di poesia e pensieri, perché è giusto che la scoperta della storia e dei risvolti, siano tutte del lettore.

Un’ultima cosa, però, la vorrei dire: Novembre non è sicuramente una lettura imprescindibile, ma se come me amate Flaubert, vi farà piacere confrontarvi con la sua versione più “acerba” e “romantica”, quella di cui lui stesso - da adulto - un po’ si vergognò, prendendone le distanze, ma in questo romanzo “Madame Bovary, c’est moi!” era già nell’aria e si sente. Poi, a dirla tutta, esiste qualcuno che una volta cresciuto, non si guarda indietro con una certa soggezione?

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