Nel novembre del 1982, David Sylvian mette fine all’avventura Japan, quando la band è all’apice della carriera, dopo aver pubblicato Tin Drum, sintesi di una musica che gioca con la dance più modaiola, la new wave, il pop romantico ed è adornata di un’estetica che guarda a oriente con sguardo decadente e ombroso.
Brilliant Trees, il primo album di Sylvian lontano dai Japan, sfuma gli accenti glam dei lavori precedenti, tratteggiando diafani acquarelli, ricchi di sfumate citazioni e di melodie che mescolano sperimentazioni ambient, folk minimale e vellutati passaggi jazz (The Ink In The Well).
Incline a un pop sofisticato e intellettuale, Sylvian ricama piccole grandi canzoni sospese in un curioso equilibrio fra temporalità e spiritualità. Se da un lato, il funky elusivo di Red Guitar e le cupe tonalità della liquida Backwaters hanno ancora le sembianze del carnale materialismo che richiama alla mente l'avventura “giapponese” appena conclusasi, Nostalgia sfuma la malinconia in uno sgranato bianco e nero, gioca coi silenzi un’incorporea trama melodica, evoca un immaginario di esotici languori e sottintende un dolore remoto e spirituale.
Immobile, maestosa, attraversata da un’intima e definitiva tristezza (The Sound Of Waves In A Pool Of Water/I’m Drowing In My Nostalgia), Nostalgia rappresenta la summa della poetica di Sylvian e l’anello di congiunzione fra la lentezza avvolgente di The Night Porter (Gentlemen Take Polaroid, 1980) e la maestosa fragilità di Let The Happiness In (Secrets Of Beehive, 1987).