Léonie è una “mela”: rossa fuori, bianca dentro. Così l’hanno sempre chiamata i nativi americani della riserva, perché è figlia di una madre innu e di un padre bianco. È cresciuta a Norferville, una piccola cittadina mineraria tagliata fuori dal mondo, nel Grande Nord canadese. Dopo la chiusura della miniera, Léonie abbandona la sua terra di ghiaccio e si ripromette di non rimetterci mai più piede, perché Norferville l’ha brutalizzata lasciandole una ferita che non si rimargina. Ma la vita decide altrimenti e, vent’anni più tardi, Léonie si ritrova costretta a tornare in quel luogo maledetto e affrontare una volta per tutte i fantasmi del passato. Ad altre latitudini, Teddy Schaffran – un criminologo di successo che indossa un’enigmatica benda da pirata sull’occhio sinistro – è tormentato da un antico dolore. Anche lui ha un grosso conto in sospeso con Norferville e le sue sorti sono destinate a incrociarsi con quelle di Léonie. Al centro di tutto, un efferato omicidio che solleva enormi interrogativi e scoperchia un vaso di Pandora di cui Léonie è determinata a vedere il fondo.
Maestro del noir, autore quotatissimo in Francia, paese che gli dà i natali, e fenomeno commerciale in Europa, dove le sue opere registrano ovunque vendite da capogiro, Franck Thilliez torna con un nuovo romanzo, Norferville, probabilmente tra i migliori della sua ventennale bibliografia.
L’azione si svolge tra i ghiacci quebecchesi, a nord di un Canada gelido e selvaggio, in una terra aspra, dove i bianchi hanno colonizzato e vessato le tribù autoctone, relegandole a forza lavoro di un impianto minerario. Un luogo in cui gli uomini lottano per la sopravvivenza contro temperature brutali, in cui la natura indomabile, nonostante i tentativi di sfruttare un territorio ricco di materie prime, non fa sconti e uccide chiunque ne sottovaluti la forza distruttiva.
Qui, tra le nevi candide di una pista per cacciatori, viene trovato il corpo straziato e orrendamente mutilato di Morgane, una giovane donna, figlia di un profiler della polizia francese, Teddy Schaffran. Quest’ultimo, giunto in Canada per recuperare il corpo della figlia, si unisce a Leonie, tenente della polizia canadese, incaricata delle indagini, perché nata e cresciuta a Norferville. Ostacolati dal capo della polizia locale, con cui Leonie ha vecchi conti in sospeso, i due iniziano a scavare nel passato di Morgane, portando lentamente alla luce una terribile verità che fa rabbrividire, esattamente come il gelo impietoso che avvolge nelle sue spire la narrazione.
Norferville è un romanzo che conquista fin dalle prime pagine perché combina in modo magistrale tutti gli elementi che rendono grande un thriller: il susseguirsi dei colpi di scena, il ritmo dosato perfettamente tra pause e accelerazioni, gli indizi sparsi che sviano il lettore affamato di verità, e, soprattutto, un’ambientazione descritta con mano chirurgica e scevra da ogni inutile romanticismo, quella natura bellissima e spietata, simulacro di Dio, in un luogo a cui Dio sembra aver voltato le spalle, spettatrice silenziosa di una tragedia personale che, pagina dopo pagina, prende connotati universali.
Perché nelle intenzioni di Thilliez non c’è solo quella di risucchiare il lettore in un storia che, in tutti i sensi, mette i brividi, ma gettare uno sguardo su fatti di cronaca realmente accaduti in Canada, e cioè quello delle donne e delle ragazze indigene scomparse e assassinate, un orrore figlio del genocidio culturale perpetrato per decenni dalla Chiesa Cattolica nei confronti di migliaia di bambini indigeni, segregati e abusati, psicologicamente e fisicamente, dalle istituzioni religiose.
Un romanzo ad ampio respiro, dunque, che ha il merito di intrattenere, ma anche di spingere il lettore a scoprire di più su una pagina oscura della storia del Canada e dell’umanità intera.