Cerca

logo
REVIEWSLE RECENSIONI
09/07/2021
Garbage
No Gods No Masters
Il ritorno dei Garbage dopo cinque anni di silenzio, con un disco dai contenuti politici e militanti.

Verso la fine dell’Ottocento, il rivoluzionario socialista francese Louis Auguste Blanqui coniò il termine "ni dieu ni maître" - né dio né padrone - per descrivere il nuovo ordine mondiale che immaginava. Da allora, quella frase è stata fatta propria da punk, anarchici e femministe per descrivere la protesta e la frustrazione globale verso le leggi che consentono l'ingiustizia sistemica nella società occidentale. Sebbene sia diventata una dichiarazione passé, il genere di cose che potresti trovare graffitata nel bagno di un locale, la frase ancora oggi connota molteplici ideologie, presentandosi come esplicito slogan di lotta al sistema e militanza politica.

E’ davvero sorprendente, quindi, che i Garbage abbiano intitolato il loro nuovo album, il primo in cinque anni, No Gods No Masters. La storia ha, infatti, dimostrato che molti dei nostri eroi musicali (vengono in mente come Billy Corgan, Morrissey e Sex Pistols) che hanno fatto carriera predicando il pensiero radicale, spesso si sono contraddetti nel privato, assumendo posizioni bigotte e reazionarie, ben difficilmente condivisibili da chi, nella loro musica, aveva trovato ragionamenti politici da sposare e fare propri.

Shirley Manson, però, non ha tradito il proprio credo: vera icona gay, sostenitrice di lunga data della comunità queer, la cantante dei Garbage si è sempre schierata, restando coerente e seria, nonostante la sua immagine pungente e trasgressiva (in tal senso, impossibile dimenticare brani come Queer e Push It).

E’ per questo che, se oggi ammettere apertamente che il proprio album è ispirato dai movimenti BLM e MeToo rischia di trasformarsi in una china scivolosa che conduce all’autoreferenzialità e all’annacquamento dei contenuti politici, No Gods No Masters palesa invece una forza e un'onestà difficili da negare, anche quando si poggia ai più tipici tropi della musica di protesta.

L'opener The Men Who Rule The World inizia con il suono vorticoso di una slot machine, che lascia il posto a una traccia synth-pop, in cui le crudeli realtà della misoginia, del capitalismo e del fondamentalismo sono legate in una narrazione tanto semplificata quanto efficace. Certo, una cantante che sussurra "soldi, soldi, soldi" non sta esattamente percorrendo un terreno di novità rivoluzionarie, ma la Manson risulta credibile e non banale, si percepisce che è fermamente convinta di ciò che sta cantando.

Tutto il disco funziona decisamente bene, in equilibrio fra elettronica e un rock cupo e ansiogeno, tra modernità ed echi di un passato, qui tirato a lucido, ad esempio, nel singolo Wolves, che ricorda i Garbage più vintage, o nel beat minaccioso e sensuale della splendida Godhead (canzone, questa, che farà saltare in piedi i fan dei Depeche Mode). Se Anonymous XXX, stranamente infusa di sonorità calypso e incentrata sulle gioie del sesso occasionale, è una rinfrescante tregua dal pesante contenuto dei testi del resto dell'album, il cuore della scaletta è l’inquietante A Woman Destroyed, notturna deriva industrial dai contorni filmici e apocalittici, che racconta la vendetta di una donna che ha subito un torto dal suo amante.  

Nel complesso, No Gods No Masters si legge come un album sulle profonde frustrazioni che derivano dalla nostra società: è intenso, cupo, profondo, anche se in alcuni momenti, come nell’omaggio eighties di Flipping The Bird, riesce a suonare quasi leggero e arioso.

Ciò che eleva il disco dalla media, che lo rende credibile nei suoi intenti politici, non sono solo le belle canzoni (qui ce ne sono parecchie) ma la palpabile emotività e il surplus di sincerità che permea musica e testi. Non dichiarazioni vuote e vuoti slogan, ma uno sguardo irriverente e un caustico j’accuse nei confronti di una società eticamente avvizzita e irrimediabilmente in caduta libera. Brava Shirley!

 


TAGS: Garbage | loudd | NicolaChinellato | NoGodsNoMasters | recensione | review | rock