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REVIEWSLE RECENSIONI
22/01/2021
Billie Joe Armstrong
No Fun Mondays
Al secondo album solista, Billie Joe Armstrong pesca dalla propria collezione di dischi e reinterpreta, con il consueto stile, quattordici canzoni che ha amato visceralmente.

Al netto di ogni altra, triste, considerazione, il 2020 è stato un anno davvero prolifico per Billie Joe Armstrong. A febbraio, infatti, era uscito Father Of All Motherfuckers, un disco breve e rapidissimo, un ritorno sulle scene davvero convincente, con cui i Green Day abbandonavano la strada del pop punk melodico a facilissima presa, e intraprendevano, invece, quella di un punk’n’roll con vista garage, scalpitante e rumoroso.

Poi, il disastro della pandemia e il lockdown, e mesi terribili in cui il mondo, non solo quello della musica, ha tenuto il fiato sospeso in attesa di una salvezza che, ancora oggi, sembra ben lontana dall’arrivare. Armstrong ha sfruttato al meglio i mesi di clausura, non è rimasto ad attendere giorni migliori, e ha arruolato i due suoi figli per dar vita al suo secondo album solista sette anni dopo Foreverly, con cui il quarantottenne chitarrista e cantante rileggeva il songbook degli Everly Brothers in duetto con Norah Jones.

Come il suo predecessore, anche No Fun Mondays è un disco composto di cover: Armstrong ha messo mano alla sua collezione di dischi, ha scelto quattordici brani che ha amato visceralmente (con l’intento nobile, peraltro, di far conoscere ai fan più giovani dei Green Day della musica lontana nel tempo) e le ha rilette, con rispetto, certo, ma anche con il suo stile inconfondibile.

Dal 23 marzo del 2020, Armstrong ha iniziato a pubblicare periodicamente i video delle canzoni reinterpretate, fino a quando c’è stato abbastanza materiale per  comporre la scaletta di un vero e proprio full length. Ne è venuto fuori un divertito e divertente disco di pop punk perfettamente in linea con la storia di Armstrong e dei Green Day: chitarroni arrembanti, handclapping, echi sitxies e melodie acchiappone. Tutto il consueto armamentario, dunque, per un disco che non ha grandi pretese se non quelle di essere ascoltato a un volume esagerato e suggerire un clima festaiolo, in chiara controtendenza con i tempi bui che stiamo vivendo.

In scaletta, tra gli altri, ci sono abiti vintage su misura per Armstrong (la rilettura fedelissima di Police On My Back dei Clash di Sandinista), tormentoni anni ’80 (la saltellante cover di Manic Monday, scritta da Prince e portata al successo dalle Bangles), la disillusione alcolica della celebre A New England di Billy Bragg, magnifica anche in questa versione tirata, il synth pop rimasticato punk della hit Kids In America, scritta da Kim Wilde, e, udite udite, anche una curiosa reinterpretazione di Amico, portata al successo da Don Backy nel 1963 (il testo era di Mogol), a sua volta cover di Keep Away Fron Other Girls, interpretata da Helen Shapiro nel 1962.

Difficile resistere al fascino di questo No Fun Mondays, un disco che potremmo definire prescindibile, certo, ma che risulta però accattivante dalla prima all’ultima traccia.


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