“Si coricarono senza rivolgersi la parola, si separarono senza parlare il mattino dopo, e nel corso della giornata furono sopraffatti dallo spavento; lei ebbe paura che lui non tornasse a casa, e lui di tornare e di non trovarla. La sorte invece fu generosa. Si incontrarono nel tardo pomeriggio, pallidi di pentimento, tremanti d’amore come chi, scampato per un pelo al terremoto, vaghi senza meta in preda a una confusione palese. Quella non fu l’ultima volta.”
Alice Munro è nata in Canada, precisamente a Wingham, Ontario, nel 1931. È una delle scrittrici canadesi contemporanee più importanti. Jonathan Franzen l’ha definita come "la più grande narratrice vivente del Nord America". Nel 2013, l’Accademia di Stoccolma le ha assegnato il premio Nobel per la letteratura, definendola “Maestra del racconto breve”.
E sono proprio racconti brevi, per la precisione nove, quelli che danno vita a “Nemico, amico, amante…”, uno dei quali, “The bear come over the mountain”, ha ispirato la regista canadese Sarah Polley, che ne ha fatto un film intitolato Away from Her, che nel 2008 ha ricevuto due nomination agli Oscar.
Alice Munro scrive in modo pulito ed essenziale; le sue riflessioni, però, sono profonde e intime, e avvicinano inevitabilmente il lettore ai protagonisti che - racconto dopo racconto - si alternano, dando vita a storie molto diverse tra loro, che hanno soprattutto l’amore, come filo conduttore.
L’amore in tutte le sue sfumature e declinazioni, visto come elemento essenziale nella vita di ciascuno di noi, come forza motrice capace di nutrire, unire o separare.
L’amore tra uomo e donna; quello all’interno del nucleo familiare; quello più maturo e concreto o quello impossibile. L’amore che cambia forma. L’amore vissuto, quello immaginato o appena sfiorato… Quello che resiste agli anni che passano, alla malattia, alla morte e quello che è destinato ad appassire, nonostante un tempo sia stato un magnifico fiore. L’amore per sé stessi, per gli altri e quello per la vita.
Al centro di questi nove racconti ci sono le donne. Donne “comuni”, alle prese con la propria quotidianità, tra alti e bassi, routine e imprevisti, più o meno grandi, che le conducono verso l’azione o l’accettazione, ma anche verso un cambiamento che riguarda non solo le abitudini, ma anche e soprattutto il modo di sentire, vivere e affrontare ogni singolo giorno.
Alice Munro pone una grandissima cura nella caratterizzazione dei suoi personaggi. Ce li fa sentire vicini e ce li fa conoscere in tutta la loro interezza, sia da un punto di vista emotivo che fisico: pensieri, stati d’animo, emozioni, vissuto, debolezze, paure, complessi…
C’è molta sensibilità nel suo modo di raccontare, così come c’è molta estetica e grande cura per i singoli dettagli, per la descrizione del contesto e dei luoghi che fanno da cornice alla narrazione, tant’è che le parole fanno presto a trasformarsi in immagini e a condurre il lettore in una dimensione estraniante.
Il primo racconto è quello che dà il titolo al libro, “Amico, nemico, amante…”. Johanna, la protagonista, è vittima di uno scherzo ordito da due ragazzine. Scherzo che, a dispetto del cattivo gusto e della crudeltà, si rivelerà provvidenziale, perché la donna, grazie alla sua forza e alla sua determinazione, non solo troverà l’amore, ma vedrà cambiare per sempre il corso della sua vita.
“Non domandare, a noi non è dato sapere che cosa il destino abbia in serbo per me, che cosa per te…”
Il secondo racconto, “Il ponte galleggiante”, narra la storia di Jinny - una donna di 42 anni, sposata con Neal, che ne ha 16 di più – a cui viene diagnosticato un cancro, uno di quelli difficili da sconfiggere. Jinny si sente sospesa, vittima della sua stessa vita. Di quella vita che, improvvisamente, senza chiedere il permesso a nessuno, la pone davanti alla malattia e a un percorso tortuoso e difficile, dall’esito incerto. Così, all’interno della coppia, per forza di cose, i ruoli e le prospettive si ribaltano. Ora è lei - quella più giovane, quella che, nell’ordine naturale delle cose avrebbe dovuto prendersi cura di suo marito e abituarsi all’idea di perderlo – ad aver bisogno di cure e assistenza, perché ora è Neal che probabilmente la vedrà morire.
Jinny, però, nonostante tutto, si ritroverà a vivere un pomeriggio inaspettato, in compagnia di Ricky, un ragazzo molto più giovane di lei, che, per poche ore, le farà quasi dimenticare il calvario che sta vivendo. Si sentirà viva e spensierata come non mai quando, sospesa su un ponte galleggiante, si ritroverà con lo sguardo puntato verso il cielo a guardare le stelle, in compagnia di quel giovane che, nel momento in cui le ha cinto la vita e l’ha baciata sulla bocca, l’ha fatta vibrare, facendola sentire, ancora una volta, una donna desiderabile.
“Quello che provava era una specie di leggerezza indulgente, quasi una voglia di ridere. Un fremito di affettuosa ilarità, che ebbe la meglio su tutto il dolore e il senso di vuoto, per il momento.”
“Mobili di famiglia”, il terzo racconto, ha come protagonista Alfrida, vecchia zia della voce narrante, che ce la farà scoprire pian piano, attraverso i suoi ricordi, fino ad arrivare al presente. Di Alfrida sappiamo che era una donna emancipata, indipendente, fuori dal comune, dotata di una personalità insolita, sempre sopra le righe e che scriveva per un giornale molto famoso. Alfrida faceva parte della famiglia, era una presenza costante, di quelle che, tra l’altro, in virtù della loro personalità, si ritrovano spesso a tenere banco. Ma un giorno, all’improvviso, cesserà ogni tipo di rapporto. La voce narrante, a distanza di tempo, ipotizza che il motivo dell’allontanamento possa risiedere nella relazione della zia con un uomo sposato; relazione indecorosa, probabilmente mal vista dalla sua famiglia. Ma in seguito, pagina dopo pagina, si arriverà a scoprire che le motivazioni erano altre e che Alfrida convive da sempre con un grande dolore.
“Non pensai alla storia che avrei scritto su Alfrida – non a quella in particolare – ma al lavoro a cui volevo dedicarmi, più simile a una mano che acciuffi qualcosa nell’aria che alla costruzione di storie.”
Nel quarto racconto, “Conforto”, ritroviamo la malattia, quella di Lewis, il marito di Nina. Una malattia invalidante che lo porta a decidere di suicidarsi. Nina era preparata, sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, perché più volte avevano parlato insieme dell’eventualità, ma non immaginava che lui lo avrebbe fatto da solo, senza che lei, compagna di un’intera vita, gli fosse accanto per assisterlo e vegliarlo fino alla fine. Pensava che avrebbero condiviso anche quel momento, così come avevano condiviso tutto, fino a quel momento. Due caratteri forti, spesso in contrasto, con Lewis che non mollava mai un colpo, non solo con Nina, ma con chiunque si ritrovasse a tenere una conversazione, come quella sera, in cui lui e Kitty, la moglie di Ed, stavano discutendo animatamente pur di affermare il proprio punto di vista. Così, Nina e Ed, stanchi di assistere alle solite scene, e probabilmente sfiniti della personalità prorompente dei rispettivi coniugi, si allontanano e si spostano sulla porta della cucina, dove Ed la cinge con un braccio e la bacia.
“Tutto questo accadeva tanto tempo fa. A North Vancouver, quando abitavano nella villa in stile Post and Beam. Quando Lorna aveva ventiquattro anni, ed era ancora nuova ai patteggiamenti.”
In “Quello che si ricorda”, il settimo racconto, troviamo Meriel, una giovane donna felicemente sposata con Pierre. Hanno due bambini e conducono una vita tranquilla. Insieme formano una coppia che potremmo definire “perfetta” e affiatata. A un funerale, però, Meriel incontra Asher. Lei si lascerà corteggiare da questo sconosciuto e senza opporre alcuna resistenza, si abbandonerà alla passione. Faranno l’amore una sola volta. Non possono farne a meno. Ciò che provano, però, è talmente vero e intenso da lasciare segni profondi. È stato solo sesso? Ha senso parlare di amore tra due sconosciuti? Tra due persone che hanno condiviso “pelle a pelle”, solo una manciata di ore? Quel che è certo, però, è che Meriel, nonostante gli anni che passano, continua a custodire gelosamente quel ricordo e a trarne nutrimento.