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Nell’omonima via. I racconti del Drago Verde
Allora Blu
2018  (Edizioni della Vigna)
LIBRI E ALTRE STORIE
all THE BOOKSTORE
19/02/2018
Allora Blu
Nell’omonima via. I racconti del Drago Verde
E qui di passione – per Milano, per la milanesità, per la scrittura, per la cultura – ce n’è tanta, tantissima; e c’è un’idea concettuale di fondo a legare questi dieci racconti come un fil rouge quasi topografico che si dipana nel tempo e nello spazio per cogliere le mutazioni culturali e sociali della metropoli meneghina.

Avrei dovuto scrivere il classico “cappello introduttivo” a questa intervista con Rino Morales e Maurizio De Filippis per presentare Nell’omonima via. I racconti del Drago Verde, terza  pubblicazione del collettivo culturale Allora Blu, edito da Edizioni della Vigna – ma, come leggerete, hanno già detto tutto loro; teoricamente, a me non resta che andare al Drago Verde (non ho ancora deciso se quello di Brera o quella di Niguarda, del Lorenteggio o di Bruzzano), farmi offrire da bere da Rino e Maurizio e godere della loro splendida compagnia. Teoricamente. Perché, vedete, nella pratica, invece, ogni volta che m’imbatto in persone che grondano passione e riescono a trasformare questa passione in idee e progetti concreti, bè, non riesco a fermarmi al “teoricamente”. E qui di passione – per Milano, per la milanesità, per la scrittura, per la cultura – ce n’è tanta, tantissima; e c’è un’idea concettuale di fondo a legare questi dieci racconti come un fil rouge quasi topografico che si dipana nel tempo e nello spazio per cogliere le mutazioni culturali e sociali della metropoli meneghina.

Essendo modenese, non sono certo la persona più idonea a parlarvi di Milano (pur conoscendola, oserei dire, discretamente), però così come so riconoscere la differenza che passa tra il pane comprato e insacchettato al forno sotto casa e quello buttato nel carrello del supermercato assieme ai pomodori di gomma, so riconoscere un buon libro da un cattivo libro. E questo è un libro buonissimo, che al supermercato non trovate, ma potete acquistarlo qui:

EDIZIONI DELLA VIGNA

E qui, sabato 3 marzo, potrete incontrare gli autori

CHIAMAMILANO

Buona lettura.

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Come e quando nasce il progetto AlloraBLU? E come mai questo nome?

(Rino Morales) L’idea di AlloraBLU nasce su un campo di calcio della periferia di Milano, nel giugno del 2013. In quella occasione si costituisce il piccolo nucleo su cui poi convergeranno gli altri amici che fanno parte di questo gruppo. Io, Maurizio De Filippis e Carlo Braga, che per quest’ultima fatica non è potuto essere dei nostri ma che speriamo possa ricongiungersi al prossimo giro, stiamo guardando la partita di calcio dei nostri figli, che militano nelle file della stessa società. In quella occasione raccontiamo a Maurizio, che al precedente turno era stato assente, la triste storia di un genitore, come tanti, purtroppo, ce ne sono sui campi di calcio dei campionati giovanili, che si era reso protagonista di una furibonda e vergognosa scenata.

Al termine del racconto, Maurizio, candido candido, se ne esce dicendo: “Bella storia, scriviamola!”

“Cioè?” domandiamo Carlo ed io.

“Cioè scrivi questo racconto, Rino, io ne scrivo un altro, Carlo anche, chiamiamo qualche amico capace e prepariamo una raccolta di racconti di argomento sportivo!”

Carlo ed io ci guardiamo e, con un linguaggio non verbale, ci diciamo: “Questo è scemo!”

Invece aveva ragione lui.

Quel pomeriggio è nato La testa nel pallone. Storie di calcio e altri sport, che ha visto le stampe nel novembre del 2013.

In realtà, però, il gruppo assume il nome di “AlloraBlu” solo con Tra mezzanotte e l’alba. Viaggiando nella vita senza guardarsi indietro, raccolta di racconti sul viaggio declinato nei modi più originali possibili: viaggi in treno con sorpresa finale, viaggi nell’arte, viaggi onirici e terrorifici, viaggi lunghi un secolo, viaggi al capezzale di un amico morente…

L’ora blue, heure bleue, è quella particolare ora del giorno nella quale il crepuscolo ancora non si è fatto notte e la notte non è ancora alba, tanto cara a cineasti, fotografi e pittori perché offre la possibilità di ottenere particolari condizioni di contrasto non ottenibili diversamente.

“L’Ora Blu” è soprattutto un ritrovo con bar e cucina, sede dell’associazione culturale omonima, dove abitualmente ci troviamo a programmare le nostre fatiche bevendo birra.

E quindi “AlloraBlu”…

Che requisiti bisogna possedere per entrare a far parte del collettivo? È un circolo ristretto o le porte sono aperte a tutti quelli che vogliono cimentarsi con la scrittura?

(Rino Morales) Il gruppo è abbastanza elastico, sembra una fisarmonica. Finora per tre antologie abbiamo avuto tre serie di autori diverse. Uno entra, l’altro esce, quell’altro ritorna… Non abbiamo mai chiuso le porte a nessuno.

Certo esiste un “nucleo storico”, stabile. Ma di volta in volta, appunto, persone dotate di grande pazienza, perché condividere le decisioni in modo paritario non è assolutamente da tutti, di una discreta capacità di mettere insieme i periodi, di una buona conoscenza della consecutio temporum e di una gran voglia di divertirsi si aggregano e lavorano con noi.

La nascita del nostro micro-collettivo ci ha consentito di adottare una formula capace di soddisfare una parte dei nostri bisogni creativi comuni a tutti quegli “scrittori” minimal  che non trovano spazio nei grandi circuiti editoriali.

Siete arrivati alla terza pubblicazione. Ci puoi raccontare qualcosa dei precedenti due libri?

(Maurizio De Filippis) Ne La testa nel pallone. Storie di calcio e d’altri sport, i racconti non rientravano in un ben definito genere letterario anche se, per il tipo di linguaggio utilizzato e per la natura dei temi trattati, potevano considerarsi vicini ad una forma di letteratura “fantasportiva”. Lo sport ha dietro di sé una lunga storia fortemente radicata nel nostro immaginario collettivo. L’attività sportiva, nella sua dimensione sociale ed educativa, rappresenta un tòpos letterario “irreale” e “tangibile” allo stesso tempo. Un “luogo” immaginario e “incantato” in cui i sogni adolescenziali, le aspettative dell’età adulta e le differenti vicende soggettive si armonizzano e si concretizzano nel tentativo di stabilire un “dialogo” fatto di ricordi, racconti e cronache “minime” con tutti coloro che hanno condiviso “l'esperienza” formativa di una “vita” vissuta correndo dietro un pallone o praticando uno sport.

Il secondo libro si intitola Tra mezzanotte e l’alba. Viaggiando nella vita senza guardarsi indietro. Il titolo dell’opera richiama alla memoria l’Ora Blu di cui abbiamo già parlato in precedenza. Il libro è composto da un insieme di racconti (12 di cui uno illustrato) che hanno come filo conduttore il viaggio. La chiave è l’inizio del sottotitolo: Viaggiando nella vita. Ciò che importa non è tanto la meta finale. Ciò che conta è il viaggio in sé stesso: la vita stessa è un viaggio alla scoperta del mondo. I viaggi di cui si parla non sono necessariamente spostamenti in senso spaziale. Sono anche spostamenti, qualche volta, ma spesso il loro significato è simbolico. Il viaggio dal paesino del Meridione a Milano negli anni Cinquanta è un cambiamento di vita, il viaggio in treno verso un congresso scientifico nasconde un mistero, il viaggio dopo la disfatta di Caporetto è il seme di una nuova esistenza, il "viaggio" di una famiglia attraverso un secolo di vicissitudini ci offre l’occasione di immergerci nella storia degli ultimi 100 anni del nostro paese. Poi ci sono viaggi in un passato ucronico dove l’America viene scoperta e descritta prima di Colombo. Altri “viaggi” si compiono partendo da una sala di rianimazione; vi sono poi disavventure leggere legate alle vacanze all’estero, e tanto altro. Viaggiando nella vita senza guardarsi indietro.

“Tra Mezzanotte e l’alba” è il caos magmatico di una metropolitana milanese (guarda che strano…), soprattutto quando arriva e riparte dalle terre di confine: ad ogni fermata viene riversato dentro e fuori un fiume di protagonisti, di storie, di casualità, di sorrisi , di lacrime.

Poi il treno riparte e non c’è tempo di fermarsi a guardare, perché nel vagone ci sono nuove facce, nuovi sorrisi, nuove lacrime.

Nuove vite da descrivere…

Questa nuova uscita si intitola Nell’Omonima Via: I Racconti Del Drago Verde. Come nasce questo titolo? E soprattutto: cosa significa ‘Il Drago Verde’?

Rino Morales: Il segreto esoterico della piramide,  Federico Franchin: L’uomo che voleva acquistare il quartiere di Brera,  Giovanni Francavilla: La spigoletta,  Maurizio De Filippis: San Giovanni in Conca – Storie, leggende e curiosità, Gian Luca Tavecchia: Il mostro di Niguarda,  Rino Morales: Intervista col Vampiro, Ermanno Accardi: Facce meneghine,  Raffaele Maddalena: Il cortile, Nicola Chinellato: A proposito di papà,  Antonio Bellomi: Allarme a Milano.

Scusaci se esordiamo con l’indice della nostra antologia, ma ci sembra giusto dar spazio a tutti gli amici che hanno contribuito a renderla un prodotto finito e bello.

Come tutte le nostre iniziative l’idea centrale di questo volume, cioè parlare di Milano, nasce mangiando.

Questa volta a raccolta ci chiama Ermanno Accardi, caro amico che di mestiere fa il giornalista e che ha già pubblicato alcuni volumi su Milano.

Nell’invito, rivolto per quella sera solo ad alcuni di noi, scrive: “va bene ragazzi , allora ci troviamo a cena stasera alla Trattoria Milanese Salutati, nell’omonima via.”

Per noi è  stato come un invito a nozze, quando gli sposi ti permettono di onorare la tradizione dello “ius primae noctis”.

Abbiamo insistito, in modo tenace, convincendo gli altri della bellezza della nostra idea.

Del resto chi conosce i titoli dei racconti di Rino conosce anche la sua originalità.

Insomma ci piaceva a pelle, lo sentivamo giù nello stomaco, ci saziava.

Per la verità quella sera abbiamo anche mangiato con abbondanza: orecchie d’elefante, nella più genuina tradizione meneghina.

Avevamo il titolo, ma non avevamo il libro!

Poi… anche il libro è arrivato, dopo circa un anno di lavoro di tutto il gruppo e l’intuizione del sottotitolo si deve a Nick Chinellato, che, per la verità poco convinto del titolo che era stato scelto, ha proposto di aggiungere “ … i racconti del Drago verde”.

Come dicevamo prima le decisioni vengono sempre condivise  ed in realtà tutti ci siamo trovati d’accordo su quanto proposto.

Il Drago verde è il locale alla moda più famoso della movida milanese, tutti lo conoscono, fin da bambini: è  detto anche vedovella ed è semplicemente uno dei nomi con cui a Milano sono note le fontanelle pubbliche che ci regalano l’acqua potabile.

Nel volume, pubblicato da Edizioni della Vigna, coesistono dieci racconti ambientati nel capoluogo lombardo introdotti da Ermanno Accardi e con la prefazione di Maurizio Principato.

Ciò che emerge è una metropoli vista con altri occhi che consentono di individuare, tra le pieghe avvolgenti della modernità, delle storie inedite e degli itinerari insoliti. 

L’uomo che voleva comprarsi Brera, i misteri svelati di San Giovanni in Conca, improbabili “vampiri” e il mostro di Niguarda, storie ambientate in una ruvida periferia durante gli anni di piombo, oggetti volanti non identificati, piramidi esoteriche, facce meneghine “spigolose” e il mondo in un cortile… Quando un milanese, anche solo d’adozione ti invita al Drago Verde non puoi declinare l’invito.

Potresti pentirtene.

Protagonista Milano. È più una suggestione, una scenografia o un ricordo nostalgico?

(Risponde Rino,  naturalmente in prima persona, ritenendo di potere parlare anche a nome degli altri).

In questa antologia di racconti sicuramente Milano è una scenografia, perché i nostri personaggi vivono e si muovono lungo le sue vie (basti pensare al commendator Adeodato Finzini, acquirente del quartiere di Brera), ma la scenografia è un pretesto.

Milano è la mia storia: quella del figlio di un ferroviere immigrato, nato a Milano per caso, perché questa era la sede di assegnazione del padre, ma che poi Milano l’ha fatta sua, vivendola da adolescente e giovane adulto durante gli anni di piombo, frequentando l’università, i locali del Centro e soprattutto della periferia (come la “Locanda del buon Risotto” a Niguarda).

L’ha vista crescere e modificarsi sotto i suoi occhi: ricordo la mia disperazione quando mi resi conto che la topografia dell’Isola sarebbe stata modificata sostanzialmente dalla nascita del nuovo centro direzionale della Regione Lombardia, rendendomi poi conto, a progetto realizzato che sì, non avrei più potuto cenare alla “Locanda pugliese” ma che il colpo d’occhio dello skyline del quartiere nulla ha da invidiare a quelli più famosi delle metropoli europee e nordamericane.

Quindi Milano non è suggestione, è realtà; non è scenografia, è contesto di vita e non è sicuramente ricordo nostalgico,  ma è presente, palpitante di attività, di iniziative, di cultura e di voglia di vivere.

La metropoli milanese è da sempre una città in rapida evoluzione, un luogo fisico concreto e tangibile che proietta nell’immaginario collettivo un’idea di modernità “digitale” e d’integrazione nelle reti globali che attraversa lo spazio e il tempo. Ciò che emerge è però solo la punta dell’iceberg. Esiste anche una Milano diversa, periferica, sotterranea che abbiamo cercato di illustrare nei racconti attingendo a fantasie “collettive” trasferite in una “narrazione alternativa” della città.

In questi anni di globalizzazione e cultura multietnica, si può parlare ancora di “milanesità”?

Come dice il nostro amico Ermanno Accardi, di cui abbiamo già parlato in questa chiacchierata, “…se la Lombardia è il cuore generoso e durissimo del Settentrione italiano, Milano è sicuramente la sua valvola cardiaca.

Una città bruciata dal sole d’estate e investita dalla pioggia, dal freddo, dalla neve e dal gelo d’inverno.

La vita è difficile e bella nello stesso tempo.

La gente, poi, è esattamente come il suo clima: senza mezzi termini, perché qui non esistono più le mezze stagioni. Forse, addirittura, non sono mai esistite….”

Milanese non ci si nasce, si diventa.

Accettando quella cultura della nobiltà del lavoro, dell’impegno e del dovere verso se stessi e gli altri, che rappresentano la base portante della condivisione e del rispetto del prossimo; nella consapevolezza che i risultati si raggiungono con l’impegno ed il lavoro, senza affidarsi allo stato sociale.

E lasciatevelo dire da due terroncelli: dopo un po’ di anni di questa minestra, in genere non si vuol mangiare altro.

Il libro è diviso in racconti e a ogni racconto corrisponde un quartiere di Milano. Esiste ancora un’idea di quartiere oppure è un vecchio retaggio lessicale e la metropoli ha definitivamente vinto?

(Risponde Maurizio)

A Milano, sviluppo e tradizione, memoria storica e globalizzazione culturale non sono sempre andate di pari passo e le sfide del futuro spesso non hanno tenuto conto delle eredità del passato. Sotto la superficie patinata della global-city, si celano in realtà alcuni dei problemi comuni a tutte le metropoli post-moderne: la città, un tempo luogo di incontri e di scambi tende a trasformarsi in un “non-luogo” anonimo e impersonale, per non disperdere del tutto questo patrimonio, occorre sforzarsi di guardare Milano da un’altra prospettiva. La storia del capoluogo meneghino è infatti ricca di suggestioni che, se opportunamente indagate, rivelano lo stretto legame che continua a persistere tra i luoghi delle origini -permeati dalla memoria collettiva e le aspettative futuristiche della inner city. La ricerca delle radici culturali comuni “milanesi” presenti nel centro cittadino, nelle periferie urbane e in alcuni “centri ancestrali”, ci ha consentito di riscoprire storie in apparenza dimenticate ma in realtà racchiuse in uno spazio “magico” e simbolico capace di colmare il gap temporale che li separa dalla nostra quotidianità.

Cosa racchiudono i dieci racconti che compongono Nell’Omonima Via? Fantasia, vita vissuta… cosa?

Beh, dietro ad ogni racconto sicuramente si cela un piccolo pezzo della vita dell’autore. Dire però che i personaggi siano necessariamente ispirati da elementi autobiografici ci sembra scorretto.

Sono opere di fantasia, sicuramente, condite in parte dal vissuto di ogni autore.

Cosa prevede il futuro degli Allora Blu? C’è già qualcos’altro che bolle in pentola?

Siamo un gruppo di “liberi pensatori”, come recita il nostro logo.

Quindi le nostre pentole sono sempre e continuamente in ebollizione.

Ad un certo punto da una di queste pentole, come per magia, scaturisce l’intuizione e quindi prende corpo il progetto.

Quando uno di noi è pronto chiama a raccolta gli altri e sottopone il progetto, naturalmente sorseggiando una birra.

In questo momento, ad un mese circa dall’uscita di “Nell’omonima via…” possiamo affermare senza ombra di dubbio che almeno due pentole sono in ebollizione, ma il futuro riposa sulle ginocchia di Giove e quindi è troppo presto per convocare il gruppo a raccolta. Non abbiamo ancora cominciato a divertirci con la nostra ultima fatica…

Sentite, se vengo a Milano, mi offrite da bere al Drago Verde?

Assolutamente si, offriamo sicuramente noi!!!

Anzi, ti permetteremo persino di scegliere se preferisci il “Drago verde” di Brera o di Niguarda,  del Lorenteggio o di Bruzzano.

Locali di grido, a la page e soprattutto alla portata di tutti i portafogli…

In chiusura, ci sembra doveroso esprimere un grande ringraziamento per il duro lavoro che dal 2013 fa con noi a Giancarlo Pasquali, che ha curato e speriamo continuerà a curare la grafica dei nostri volumi.

Lavori sicuramente originalissimi nella loro veste grafica (basta leggere Late for the Sky in “Tra mezzanotte e l’alba”, per ammirare le stupende illustrazioni che lo caratterizzano, arricchendone la prosa).

Un ringraziamento anche al nostro editore, Luigi Petruzzelli di “Edizioni della Vigna” che si è fidato di noi.