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REVIEWSLE RECENSIONI
Natural Wings
Gabriele Dodero
2020  (Autoproduzione)
AMERICANA/FOLK/COUNTRY/SONGWRITERS
8/10
all REVIEWS
30/01/2020
Gabriele Dodero
Natural Wings
In Natural Wings il tempo è sospeso e l’attimo si ferma: basta chiudere gli occhi per essere rapiti da suggestioni che questa musica ha la forza di materializzare, con inusuale naturalezza

Rallentare, fermarsi, riappropriarsi delle proprie emozioni e abbandonarsi al flusso dei pensieri, riscoprendo la magia della lentezza. Là fuori c’è un mondo ostile e iperveloce, un mondo che corre a perdifiato verso l’autodistruzione, fagocitando tutto ciò che incontra in nome di un consumismo frenetico che toglie respiro alla consapevolezza. Allora, fermarsi e mettere nel lettore Natural Wings, secondo disco del cantante e chitarrista padovano, Gabriele Dodero, è un piccolo gesto rivoluzionario, un atto di rivolta con cui riaffermare noi stessi, assecondare il battito del cuore e sondare la fragilità dell’intimo.

Ognuna delle nove canzoni che compongono la scaletta dell’album sa di buono, profuma di cose autentiche e antiche, evoca ricordi e sensazioni di cui troppo spesso ci dimentichiamo. In Natural Wings il tempo è sospeso e l’attimo si ferma: basta chiudere gli occhi per essere rapiti da suggestioni che questa musica ha la forza di materializzare, con inusuale naturalezza. Un camino accesso, la danza placida della fiamma, una carezzevole penombra, il calore del bourbon che intorpidisce le membra, il profumo dei ceppi che si consumano e quello della nostalgia, che illanguidisce il cuore.

Nove canzoni levigate con una cura artigianale che, però, non si esaurisce solo nel gesto (la mano ferma, la precisione dell’intarsio, la cura del dettaglio), ma soprattutto si alimenta di un amore sincero, quasi fisicamente palpabile. Queste, non sono solo belle canzoni, vivide di emozioni e suonate magnificamente (insieme a Dodero ci sono Antonio De Zanche al contrabbasso, Stefano Chimetto al violino e Michele Boscaro alla fisarmonica): si fanno amare, perché soprattutto le ama chi le ha scritte, interpretate e suonate. Una sensazione immediata, che si prova fin da subito, fin dal primo ascolto. Non ci sono filtri, tutto è diretto e autentico.

Sei canzoni originali e tre cover che un suono caldo e avvolgente trasforma in morbido velluto, su cui passare la mano, per evocare attraverso il tatto. Un ordito di folk e blues, la cui trama ci conduce nel cuore degli States, alle radici di un suono. Dodero, però, resta lontano dalle metropoli, dalle aree suburbane, dal cemento e dalle contraddizioni, sociali e politiche, in cui annaspa l’America trumpiana. Natural Wings torna semmai alla terra, ai luoghi tratteggiati della nostra fantasia e all’immaginario che evocano. E’ un viaggio, nel suono e nella tradizione, ma non c’è precisione geografica né iconografia da cartolina, perché quella raccontata da Dodero è un’America rurale e senza tempo, le cui immagini si sovrappongono, in uno scorrere lento e appassionato, in cui l’ascoltatore trova i propri riferimenti: l’ondeggiare al vento di un campo di grano, uno sterrato polveroso che si perde nel tramonto dell’orizzonte, una birra ghiacciata in veranda quando il crepuscolo anticipa la sinfonia dei grilli, o il fiume, che scorre poco più in là, selvaggio, limaccioso e seducente.

La sospensione estatica di Back To You, il respiro malinconico di The Lone Traveller, le dolci rarefazioni di The First Star, e quel monumento, Don’t Think Twice It’s All Right di Bob Dylan, riletto con una sensibilità melodica che schianta il cuore e commuove alle lacrime, sono le vette di un disco di una bellezza disarmante. A testimonianza che anche in Italia, nonostante il mare magnum di mediocrità a cui siamo ormai abituati, esiste ancora chi sa scrivere grandi canzoni destinate a durare nel tempo.


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