Richard Ashcroft è stato protagonista assoluto con i suoi Verve della stagione d’oro del brit pop, ha venduto milioni di album, è stato in cima alle charts con hit immortali e ha partorito Urban Hyms (1997), quello che può essere definito uno dei dischi simbolo (forse il migliore in assoluto) dell’intero movimento.
Lasciarsi alle spalle quegli anni leggendari e ricostruirsi una carriera credibile dopo lo scioglimento dei Verve non era cosa semplice e, bisogna dire che Ashcroft se l’è cavata discretamente bene, con un gran bel disco d’esordio, Alone With Everybody (2000), e poi con una serie di lavori non indimenticabili ma comunque di qualità.
Insomma, se è vero che il livello compositivo degli anni coi Verve non è mai più stato raggiunto, nemmeno si può dire che il nostro abbia sbracato, giocando al raschio del barile con idee riciclate. Questo nuovo Natural Rebel conferma l’assunto di cui sopra: nessuna ribellione, nessun slancio creativo che faccia intravvedere qualcosa di nuovo, ma un buon disco di pop rock e un pugno di canzoni accarezzate dalla inconfondibile voce di Ashcroft, che riesce ancora a creare melodie irresistibili e di facile presa.
Niente che faccia gridare al miracolo, ovviamente, perché la proposta di Ashcroft è un po' come quella del ristorantino sotto casa, dove vai a mangiare quando non hai voglia di cucinare: le portate del menù sono sempre le stesse, ma hanno comunque il merito di essere genuine e ben preparate. Alla soglia dei cinquant’anni, l’ex leader dei Verve non deve dimostrare più niente a nessuno, e risulta quindi confortante il fatto che, nonostante la prevedibilità della scaletta, Ashcroft ci metta più passione che mestiere.
Così, in definitiva, tutto funziona molto meglio di quanto ci saremmo aspettati, sia quando il nostro cuce un arrangiamento d’archi intorno al pop delizioso di Surprised By The Joy, sia quando gioca a citare il proprio passato (Birds Fly) o quando mostra i muscoli con il rock tamarro di Money Money. E siccome la classe non è acqua, la penna di Ashcroft riscrive anche pagine di antica gloria con All My Dreams e We All Bleed, due canzoni che testimoniano quanto ancora di buono ci sia nel cuore e nel cervello di questo musicista simbolo degli anni ’90.
Natural Rebel non entrerà nelle classifiche di fine anno ed è un disco di cui, con molta probabilità, ci dimenticheremo in breve tempo. Ciò nonostante la voce di Ashcroft mantiene una notevole capacità espressiva, gli arrangiamenti sono decisamente più misurati che in passato e queste canzoni, per quanto innocue, si fanno riascoltare più volte con estremo piacere. Un po' poco, certo, per chi ha scritto autentiche gemme come History o A Song For Lovers, ma comunque un lavoro di gran lunga più riuscito di quelli proposti da altri reduci di quel decennio (leggi pure fratelli Gallagher).