“La nostra “Natura Morta” è uno sguardo perso nella vita, un senso di disordine mistico ed una dose di disillusione nata da una costante ed autocritica riflessione. Il tutto sempre con il sorriso sulle labbra, sempre consapevoli della quotidiana realtà, così meravigliosa e struggente al tempo stesso. Siamo nell’epoca del materialismo spinto. Il nostro vuole essere un urlo disperatamente romantico”.
(Folkstone, 2025)
Chi li ama ha avuto il cuore spezzato dall’addio dei Folkstone nel 2019, ma quattro anni dopo la band bergamasca è tornata rigenerata e con un serie di concerti che hanno registrato quasi sempre il tutto esaurito. Ugualmente, le tre date di fine marzo al Legend Club di Milano sono già andate sold out, in attesa di un tour che li porterà in giro per l’Italia nei prossimi mesi.
Loro ora non si fermano più e non guardano in faccia a nessuno, con il loro folk metal impregnato di rabbia e malinconia, che prova a descrivere con penna incisiva e onesta i tempi rudi e violenti in cui viviamo. Ci vuole tanta sana incoscienza per pubblicare un doppio vinile nel 2025, ma questi sono i Folkstone, prendere o lasciare.
1. "Alabastro". Il nuovo singolo e video ha un suono tagliente di chitarra e si propone subito come un nuovo inno da cantare ai concerti, dove ogni strumento musicale sembra collocato con sapienza e incisività. “Abbiamo cuori randagi che mal si adeguano a mondi comandati da oro e piombo”.
2. "Appennino". Il ritmo si fa più dolce e le voci di Roby Rota e Lore Marchesi si incrociano e inseguono, in una cavalcata folk che abbraccia scenari bucolici e struggenti. “Rimangono magici ed indelebili i momenti passati tra i dolci pendii ed i filari di luna piena, dove la terra incontra le nuvole”.
3. "Vuoto A Perdere". Tornano i Folkstone veloci, fulminanti e combattenti, con un altro ritornello abrasivo e dolorosamente autentico, dove anche l’arpa di Silvia Bonino ha il suo limpido momento di gloria. La band è in forma smagliante e la produzione la valorizza al massimo. “ Perché prima o poi arriva il momento in cui si fanno i conti con sé stessi e non sempre si gioca ad armi pari con le scuse ed i rimorsi”.
4. "Lacrime di Marmo". Ancora Roby sugli scudi con la sua voce appassionata e più protagonista rispetto ai passati lavori, in un brano passionale e incalzante, con Lore che rinforza i cori e gli intarsi strumentali folk sono sempre mirabili e di grande gusto. “Anche le Alpi piangono. Dietro il candore e lo splendore della loro pietra le Apuane nascondono ferite che mai più verranno sanate e le loro lacrime giungono al mare che silenzioso le avvolge”.
5. "Natura Morta". “Dalle profondità alla luce, un richiamo ad un’atmosfera decadente tra commozione e consapevolezza. Si cade nelle viscere della vita per assaporarne il romanticismo più profondo”. La title track porta il mondo dei cantautori storici in un contesto epico e immaginifico, grazie a melodie che graffiano e insieme accarezzano. Grande maturità e una struttura stratificata che sorprende una volta ancora.
6. "Macerie". Mid tempo che ha sancito il ritorno dei Folkstone alla fine del 2023. Tutto ridotto all’osso e una semplicità di fondo che non è mai banale, ma anzi regala immagini che ognuno di noi può fare sue. Si possono amare oppure odiare, ma non lasciano indifferenti. “Oggi, ovunque tu sia, i luoghi in cui vivi e che ami da un giorno all'altro in un attimo possono ridursi in macerie, in cui scavare per ritrovare corpi e speranza”.
7. "Resta Qui". Le strofe ruggenti lasciano spazio a un ritornello che evoca unione e condivisione, nella ricerca di una speranza che rimane effimera ma possibile. Un altro pezzo nato per il palco. “L’unione di due respiri e di due anime che dall’attesa giungono alla rinascita e vivono all’unisono”.
8. "Fragile". La fusione d’intenti con i Modena City Ramblers regala un brano più rock e corale, dove Roberta torna protagonista e la melodia è davvero molto lineare a ariosa. “Dedicata a colei che pulsa nelle vene e che accompagna discreta e passionale i nostri giorni. La Musica”.
9. "Mediterraneo". La presenza di Trevor dei Sadist alle voci e il testo evocativo danno una bella botta per il brano più potente ed estremo del lotto, dove si evince di nuovo una maturità sonora felice e raggiunta. “Un ritratto dell’odierno mondo che brucia e che non trova pace alcuna nel nostro bacino blu”.
10. "Mala Tempora Currunt". Il titolo dice che si avvicinano tempi bui e non potrebbe essere più realistico che mai, ma questo strumentale arricchito dal contributo dei Daridel vuole far danzare e ballare in una notte stellata. Nulla di nuovo ma sempre efficace.
11. "La Fabbrica dei Perdenti". Questo pezzo crudo e incalzante, uscito pochi mesi fa, ora viene rivisto con la collaborazione caotica e sguaiata dei Punkreas, per una breve lezione di musica combattente e militante. “Direttamente dalle fucine della nostra sporca, vecchia fabbrica. Siamo in tanti, facce rudi ed occhi stanchi”.
12. "Scarpe Rotte". “Un uomo che arriva al suo inverno e malinconico si guarda attorno con il sole che illuminando le rughe sul suo volto arriva dritto all’anima”. La malinconia affiora prepotente in questo brano cupo dove Lore si prende tutto il palcoscenico, insieme alla sua poesia metropolitana. Un realismo che commuove.
13. "Persia". Altra canzone che si bagna nel folk orientale e offre un ritmo più meditativo e circolare, dove ogni parola ha un forte peso specifico e nulla viene lasciato al caso. Altro ritornello da incorniciare, dove l’atmosfera vince sull’impatto. “Un racconto nato dalla lettura di un libro scritto da una rocciatrice Iraniana. Un mondo si apre. Un mondo fatto di persone che a mani nude nel mondo plasmano resilienza”.
14. "Sulla Riva". Altro testo coraggioso e quanto mai attuale, dove Roby Rota mostra un’interpretazione di grande intensità e la musica accompagna con discrezione. Sorprendente quanto solida. “Un brano delicato che si pone al fianco delle donne che hanno subìto violenze e che semplicemente vuole dar loro delle umili parole di coraggio”.
15. "Brindo Otra Vez". I Folkstone riprendono la danza ribelle di “Un’Altra Volta Ancora”, dall’album Damnati ad Metalla del 2010, e la affidano totalmente alla voce di Roby, come nella versione dei concerti, ma aggiungendo il curioso idioma ispanico.
16. "L’Ultima Thule". Omaggio della band verso Francesco Guccini, di certo uno dei cantautori più amati dal gruppo, per una canzone già riproposta in diverse occasioni “live”. Versione “folkstonizzata”, si ama o si odia, ma è sempre onesta e coerente.
Ora sta a voi, questo disco ha sicuramente molto da dire e da suonare.