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REVIEWSLE RECENSIONI
My Name Is Nicole Willis
Nicole Willis & Umo Jazz Orchestra
2017  (Sony Music)
JAZZ BLACK/SOUL/R'N'B/FUNK
6,5/10
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05/01/2018
Nicole Willis & Umo Jazz Orchestra
My Name Is Nicole Willis
Dopo l’esperienza con i Soul Investigators ritorna Nicole Willis, questa volta accompagnata da una big band con i fiocchi per un disco suonato e arrangiato secondo i canoni tradizionali del soul-jazz anni 60

Al momento non risulta soul più northern di quello suonato in Finlandia. Il merito di questo primato va riconosciuto a Nicole Willis, cantante newyorkese trapiantata a Helsinki, e alla sua collaborazione con la UMO Jazz Orchestra, big band finlandese attiva dal 1975 e già al lavoro con jazzisti del calibro di Dexter Gordon, Dizzy Gillespie, Gil Evans e McCoy Tyner. Il frutto di questo connubio è un album di composizioni soul e jazz suonate secondo la tradizione delle grandi orchestre americane. Il titolo del disco in questione è “My Name Is Nicole Willis” ed è superfluo, perché sappiamo benissimo chi è Nicole Willis.

Pur non baciata dal successo che avrebbe meritato, Nicole Willis ha tutt’ora una voce perfetta per il soul, indipendentemente da dove lo canti. Ha prestato il suo timbro inconfondibile come corista ai The The e come vocalist ai Leftfield per il brano “Swords”, contenuto in “Rhythm and Stealth” (il loro secondo album). Vanta apparizioni con Curtis Mayfield, i Nuspirit Helsinki e i Pizzicato Five. L’amore la porta quindi a seguire il musicista finlandese Jimi Tenor in Finlandia, con il quale continua la sua carriera sia solista che con il gruppo The Soul Investigators. Il loro brano “Keep Reachin’ Up”, una canzone del 2005 che sembra uscire dai solchi di un vinile impolverato suonato su un giradischi negli anni 60, fa parte addirittura della “Barack Obama's Re-election Spotify Playlist”, assemblata a febbraio 2012 come colonna sonora della riconferma dell’ex presidente USA.

Forte del supporto della UMO Jazz Orchestra, Nicole Willis ritorna nel 2017 con una raccolta di successi della sua carriera alternati a nuove composizioni firmate ancora da Jimi Tenor e dal chitarrista dei Soul Investigators Pete Tokkainen, per un totale di undici brani che si distinguono, oltre che per le sue qualità vocali, per gli arrangiamenti strumentali e l’esecuzione di un‘orchestra composta da una ventina di elementi tra fiati, basso, chitarra, pianoforte e sezione ritmica.

Il risultato dell’operazione è un disco abbastanza piacevole, per chi ama le atmosfere della musica black vintage riproposta nello stesso stile di allora, chi si diverte a ballare il northern soul e chi si diletta nello scomporre le parti di fiati delle big band durante le sedute di ascolto, e in “My Name Is Nicole Willis”, da questo punto di vista, c’è da divertirsi.

Difficile rimanere fermi e composti su “Break Free (Shake a Tailfeather)”, “One in a Million” o “Together We Climb”, pezzi provenienti dai dischi dei Soul Investigators riveduti e corretti per l’occasione. Ma i momenti più d’atmosfera, come “Haunted by the Devil”, “When We Go Down”, “No Child Denied” e “Togetherness”, risultano altrettanto suggestivi. Da sottolineare anche il brano conclusivo, “Still Got a Way to Fall”, che alterna melodia a strofe quasi rap su un groove funky piuttosto rallentato, e il duplice inaspettato cameo di spoken word a opera del cantante punk statunitense Ian Svenonius.

Nell’insieme “My Name Is Nicole Willis” risulta un buon disco anche se un po’ di maniera, molto mainstream, ottimamente confezionato e perfetta colonna sonora per un film di James Bond interpretato da Sean Connery. Le atmosfere sono quelle, forse un po’ abusate da quando il culto del modernariato musicale è tornato in auge, ma la storia recente è piena di prove che a fare le cose come si faceva una volta, tutto sommato, non c’è niente di male.