Scommetto che alcuni di voi si saranno ritrovati, da adolescenti, con l'avere a che fare con ragazzotti brufolosi maestri nel suonare la chitarra acustica, che impugnavano questa non per far fuori i fasci, come insegnava Woody Guthrie, ma con l'intento più terreno di "farsi" qualche pischella sprovveduta. Sennonché, questi ragazzotti cantilenanti, più che latin lover avevano la nomea di "scaldapotte". Cos'è uno "scaldapotte", si chiederanno molti di voi; ci viene in soccorso il vocabolario italo-livornese da cui riprendo il significato della parola: “Trattasi di giovane virgulto dalla parlantina sciolta, dotato di rara sensibilità e capacità d’ascolto che, sistematicamente, diventa il miglior amico delle Fie che si vor trombà, dando luogo al fenomeno di tener in caldo la potta in questione per gli amici e conoscenti che ne approfittano esibendo ben altre doti di seduzione o capacità amatoria” .
Gli "scaldapotte" ci hanno ammannito alcuni dei tormentoni per chitarra più in voga negli anni '70, al punto che si potrebbe stilare una classifica di questi brani. Ad esempio, la mia è questa:
Nr. 1 “I'm Easy” - Keith Carradine
Nr. 2 “Niente da Capire” - Francesco De Gregori
Nr. 3 “The Boxer” - Simon&Garfunkel
Nr. 4 “Bella Dentro” - Paolo Frescura
Nr. 5 “La Canzone del Sole” - Lucio Battisti
Vi erano poi alcune varianti, ovvero c'era la musica per segaioli depressi che avevano il loro fulcro nelle canzoni di Guccini, emblematico in tal caso il brano "Incontro"; un'altra sottocategoria era quella della musica da segaioli politicizzati, dove le canzoni di Claudio Lolli e Paolo Pietrangeli andavano per la maggiore.
Gli scaldapotte in fondo sono stati anche fortunati, perché se il film Animal House fosse stato realizzato qualche anno prima, forse molti avrebbero messo in pratica quel che fece John Belushi allo stornellatore del campus: chitarra fracassata nel muro.
Diciamo quindi che perlomeno, anche se non hanno mai inzuppato il biscotto, hanno avuto salve le chitarre!