Il padre gesuita Athanasius Kircher (Geisa, 1602 – Roma, 1680) compose il suo Mundus subterraneus nel 1665, poco più di un secolo dopo la nascita di Galileo Galilei (1564) e presumibilmente nell’anno in cui la seconda mela più famosa della storia colpiva il cranio augusto di Isaac Newton. Eppure egli non fu uomo di scienza e di cimento; la instancabile curiosità lo spinse dallo studio dei geroglifici, del magnetismo, della geologia sin alla sinologia, maturando opere erudite da valutare con lo stupore che si riserva ai bestiari e ai lapidari del Medioevo.
La grandezza dei Lightwave[1] consiste nell’aderire perfettamente a tale considerazione estetica; essi leggono il Mundus come l’inattuale relitto di un mondo storicamente superato, ma, proprio per questo, assolutamente fascinoso[2]. L’opportuna inservibilità scientifica del testo lo derubrica a catalogo di fenomeni[3]: la topografia di laghi e fiumi, la fisica delle maree, il labirinto dei fuochi ipogei, le eruzioni dei vulcani sulle cui pendici si annidano draghi; di tutto questo i Lightwave si impadroniscono sin dalla prima, magnifica traccia, “De motu pendulorum”, con cui aprono le porta della propria Wunderkammer, articolata in dieci pezzi.
E come in una camera di curiosità fantastiche (“Cabinet de curiosités 1 e 2”) passiamo incantati da astrolabi a corpi sotto formalina, da diorami a creazioni tassidermiche, da fossili a mappe nautiche, così, ascoltando il tappeto elettronico dei francesi, sperimentiamo le stazioni di viaggio verso un mondo altro che si sostituisce all’urgenza della vita quotidiana.
Tale processione musicale viene costruita essenzialmente dalle tastiere (a suggerire un mondo sospeso ed avvolgente), in cui intervengono brevi pizzichi di violino, occasionali dissonanze di pianoforte, echi indefinibili; è una discesa in cui avvertiamo il tumulto dei fluidi sotterranei, il pulsare continuo delle vene della Terra (“Towards the abyss”, “Sonnensturme”).
Inevitabili, ma appropriati, ci paiono qui i paralleli tra globo terrestre e corpo umano, pianeta vivente solcato da nascoste correnti biologiche; i due corni del paragone convivono, difatti, nella sentenza alchemica del VITRIOL: visita interiora tua ([o]Terrae), rectificando invenies occultum lapidem.
La pietra filosofale dei Lightwave consiste nel ridonarci il senso perduto della meraviglia.
[1] Fondati nel 1985, si ricostituirono dopo il 1988. Arrivarono a Mundus subterraneus con tale line-up: il duo Christian Wittman e Christoph Harbonnier con l’aggiunta di Jacques Deregnaucourt, Paul Haslinger, ex Tangerine Dream, e Charlie Campagna.
[2] A meno che qualcuno non lo prenda per vero, come il personaggio di Salon ne Il pendolo di Foucault di Umberto Eco
[3] Meritano una visita i reperti kircheriani a Roma, divisi tra il Museo Pigorini e il Liceo E.Q.Visconti in Piazza del Collegio Romano