Cerca

logo
REVIEWSLE RECENSIONI
10/10/2017
A-ha
MTV Unplugged – Summer Solstice
A dispetto dei tanti detrattori e di una critica non sempre lusinghiera, questi brani, spogliati dal suono cotonato degli eighties, dimostrano di possedere tanta sostanza e un’anima ricca di sentimento

Fatti confluire, per pigrizia e a torto, nel grande calderone del synth pop anni’80, i norvegesi A-ha, tra gli alti e bassi di una carriera ormai trentennale, sono state una delle band più sottovalutate di sempre, considerate quasi una sorta di boy band ante litteram, arrivata al successo grazie all’originalità del video che accompagnava il loro primo singolo, Take On Me (la regia era del designer Michael Patterson). In pochi si ricordano, invece, che i loro primi due album, Hunting High And Low (1985) e il successivo, più ombroso, Scoundrel Days (1986), erano due dischi che, per quanto da un punto di vista formale figli dell’epoca in cui uscirono, nascondevano in realtà una vena melodica niente affatto banale ed erano attraversati da un mood malinconico in linea con l’algida iconografia della terra d’origine della band. Ancora in meno si ricordano, o probabilmente non lo hanno mai saputo, che Morten Harket (voce), Magne Furuholmen (tastiere) e Pal Waaktar- Savoy (chitarra), dopo la fine della loro golden age (la prima metà degli anni ’80) hanno continuato a rilasciare dischi (talvolta intervallati da lunghe pause) quasi tutti di dignitosissima fattura (ne cito uno: Foot Of The Mountain del 2009), che hanno però avuto un importante riscontro commerciale solo in Norvegia. Oggi, avviatisi verso la sessantina, i tre norvegesi fanno il bilancio di tre decenni d’attività, pubblicando il loro quinto live ufficiale sotto l’egida MTV Unplugged. Non certo una novità assoluta, ma una formula, quella dell’unplugged format, che, pur non avendo più l’appeal che aveva negli anni ’90, continua a funzionare, sfornando dischi talvolta davvero interessanti (vi rimando, ad esempio, al live dei Placebo datato 2015). Registrato le notti del 22 e 23 giugno del 2017, presso la Harbour Hall at Ocean Sound Recordings di Giske, suggestiva isola nei pressi di Alesund, il disco ripercorre, attraverso una scaletta di ventun brani (tra cui due inediti, This Is Our Time e Break In The Clouds, e due cover, The Killing Moon degli Echo & The Bunnymen e Sox Of The Fox dei connazionali Bridges) le tappe più importanti della carriera degli A-ha. Accompagnati da una numerosa ensemble di musicisti locali (tra cui un terzetto d’archi tutto al femminile) e omaggiati da alcune importanti ospitate (Ian Mc Culloch degli Echo & The Bunnymen, Alison Moyet degli Yazoo, Lissie, nome importante del country rock a stelle e strisce, e la songwriter norvegese, Ingrid Helene Havik), Harket e soci mettono mano al repertorio più recente (splendida Memorial Beach dall’omonimo album del 1993) e ripropongono, in una veste del tutto nuova, i grandi classici degli anni gloriosi. Scoundrel Days (con Ian Mc Calloch), Living A Boy’s Adventures Tale (in chiave quasi jazzy), Hunting High And Low (pervasa di crepuscolare tristezza) e The Living Daylights (nella colonna Sonora di 007 – Zona Pericolo) sono alcuni degli high lights di questa convincente performance, che trova in Summer Moved On (da Minor Earth, Major Sky del 2000), cantata da Morten Harket in duetto con Alison Moyet, il suo momento più alto. Chiude il disco, come da copione, un’inaspettata, struggente versione di Take On Me, tanto bella da far commuovere alle lacrime. A fine ascolto, la riflessione è pressoché inevitabile: a dispetto dei tanti detrattori e di una critica non sempre lusinghiera, questi brani, spogliati dal suono cotonato degli eighties, dimostrano di possedere tanta sostanza e un’anima ricca di sentimento. Un po’ come quelle belle donne che, anche struccate, non perdono un grammo del loro fascino. E’ per questo che Take On Me, ad esempio, vi apparirà per quello che è davvero: non un’effimera hit legata irrimediabilmente agli anni ’80, ma una grande, grandissima canzone, destinata a durare nel tempo.