Lo sanno anche i sassi che Mr. Tambourine Man fu scritta nel 1964 da Bob Dylan e inclusa l’anno successivo nel suo quinto, e peraltro splendido album, Bringing It All Back Home. Tuttavia, a portarla al successo, sempre nel 1965, fu il gruppo californiano dei Byrds, che la inserì nel disco d’esordio che proprio da quella canzone prese il titolo. Basta aprire un qualsiasi manuale di storia, per rendersi conto di quanto inchiostro sia stato speso (e non a torto) per raccontare uno dei brani che maggiormente ha inciso sull’evoluzione della musica popolare americana del secolo scorso.
Con Mr. Tambourine Man, infatti, prende forma un vero e proprio genere, il folk rock, che successivamente influenzerà migliaia di gruppi e musicisti come gli Eagles, Crosby, Stills & Nash, James Taylor e Gram Parsons, per citarne solo alcuni.
Nello stesso anno, e non è un caso, Bob Dylan scandalizzerà il pubblico del Newport Folk Festival con quella che i manuali definiscono “la svolta elettrica”. Al suo fianco, di fronte a un'attonita platea, Mike Bloomfield e Paul Butterfield, per un repertorio che stritola l’ortodossia folk nella morsa del blues e del rock’n’roll. Due episodi fondamentali, dunque, che vanno nella direzione di un radicale rinnovamento e cambiano per sempre, fondendoli, suoni che prima di allora apparivano fra loro incompatibili.
Oltre a Dylan, l’artefice di questo nuovo corso è il chitarrista Roger McGuinn, che prende a prestito Mr.Tambourine Man, colorandola con l’utilizzo di una chitarra elettrica Rickenbacker a dodici corde (fonte d’ispirazione fu il George Harrison di A Hard Day’s Night) e declinandola attraverso un suono dalla connotazione fortemente roots ma con inusuali accenti british, che trovavano ispirazione nelle canzoni dei Beatles.
Ulteriore innovazione, che spariglia completamente le carte in tavola della consueta struttura compositiva del pop-rock, è l’incipit della brano, che si apre, per la prima volta, con il ritornello e non con la strofa.
McGuinn, fu l’unico dei Byrds a incidere la versione originale del brano: in sala di registrazione, visti i tempi ristretti e la tecnica ancora un po’ grezza degli altri componenti (David Crosby, Gene Clark, Chris Hillman e Michael Clarke) ci andarono, infatti, affidabili turnisti, tra cui un giovane Leon Russell.
Se da un lato, è chiaro a chiunque quanto musicalmente sia rilevante la versione byrdiana di Mr. Tambourine Man, resta invece oscuro e non di facile lettura il testo del brano, che si dipana fra suggestioni oniriche e versi connotati di esoterismo. Resta, soprattutto, un enigma, mai del tutto chiarito, chi fosse il signor Tamburino della canzone.
Qualcuno sostiene che il termine Tambourine si riferisse a una nota marca di sigarette molto in voga in quel tempo negli States; altri, invece, ed è questa la versione maggiormente accreditata, sostengono che Mr.Tambourine Man fosse un termine gergale per indicare lo spacciatore di marjuana. Su questo punto lo stesso Dylan è sempre stato, a dir poco, ambiguo. Pubblicamente, infatti, ha sostenuto che la canzone non facesse riferimento alle droghe e che il Tamburino fosse una metafora per indicare colui che aiuta chi si trova nei guai o vive un momento di difficoltà.
Nelle note contenute nella sua raccolta Biograph, uscita nel 1985, il menestrello di Duluth ha poi indicato in Bruce Langhorne, (un musicista che aveva suonato con lui agli esordi e che una volta si era presentato in studio con un enorme tamburino) il protagonista della canzone.
Eppure esistono testimonianze che raccontano di una versione diversa (e ufficiosa) che Dylan diede a proposito della genesi del brano: con Mr Tambourine si identificherebbe il classico spacciatore del Greenwich Village, che entra nei locali, si siede innanzi al bar, batte le nocche ritmicamente sul bancone per avvertire di avere con se la roba e resta lì seduto ad attendere che il tossico di turno si rivolga a lui dicendo: “Play a song for me” (dammi una dose).
In fin dei conti, quale sia la versione più plausibile, poco importa. Ciò che importa è che Mr. Tambourine Man non solo è una canzone meravigliosa, ma soprattutto ha cambiato radicalmente le sorti del rock a stelle e strisce, che dal 1965 in avanti non sarà più lo stesso.