È notizia di oggi che non ci sarà una quinta stagione di Mozart In The Jungle, serie tv degli Amazon Studios con protagonista il divo Gael García Bernal. In realtà posso dire di aver appreso la notizia in tutta tranquillità (al contrario di altre volte) perché il finale della quarta stagione, conclusa poco più di un mese fa, può benissimo considerarsi un “series finale” a tutti gli effetti.
Mozart In The Jungle è un dramedy ispirato al libro di memorie di Blair Tindall, oboista molto attiva sulla scena newyorkese durante gli anni 80/90, dal titolo Mozart in the Jungle: Sex, Drugs, and Classical Music. Ho apprezzato molto questo adattamento televisivo per due motivi sostanziali: uno per l’utilizzo costante e sensato di tantissimi componimenti di musica classica, alcuni famosissimi e altri molto meno, e secondo per l’assoluta libertà comica, surreale e a volte dolorosa da parte degli autori nell’affrontare differenti tematiche umane a me particolarmente care: la diversità caratteriale e comportamentale dei musicisti rispetto alle persone comuni, le relazioni amorose e amicali all’interno di una micro comunità a sé stante quale può essere una orchestra e tutto quello che ci gira intorno, le svariate e imprevedibili difficoltà economiche nel voler inseguire a qualsiasi costo un sogno artistico e soprattutto quel inspiegabile e stupefacente “sense of wonder” che è connaturato in chi vive l’arte come esperienza intensa e totalizzante.
Epicentro di tutte queste dinamiche è senza alcun dubbio il personaggio interpretato da Gael García Bernal, il giovane, anticonformista e geniale maestro d’orchestra Rodrigo De Souza, che sconvolge la vita, non solo dell’altra protagonista della serie Hailey Rutledge, interpretata da una dolce e a suo modo sensuale Lola Kirke, ma di tutti i personaggi che incontra sulla sua strada. Non meno memorabile è anche l’interpretazione di Malcolm McDowell, qui nei panni del maestro anziano, spodestato ma assolutamente incapace di mettersi da parte. Infine risulta obbligatorio segnalare anche la bravissima Bernadette Peters nel ruolo della manager gestionale dell’ Orchestra Filarmonica di New York.
Quattro stagioni da dieci brevi episodi (meno di 30 minuti ciascuno) in cui tutti i personaggi si troveranno ad affrontare novità sostanziali per la propria vita, inedite e impreviste situazioni quotidiane, relazioni da iniziare o interrompere e soprattutto suonare molta e meravigliosa musica classica. Si ride di gusto durante tutto Mozart In The Jungle e gli avvenimenti scorrono sempre sul binario labile del reale e dell’irreale come a sottolineare con determinazione che la vita dei musicisti è vissuta proprio intorno questo binomio.
Sarebbero troppi i personaggi peculiari e deliziosi da menzionare che sono apparsi anche solo per poche puntate durante questi anni e non credo valga la pena neppure nominare le molte comparsate di attori famosi che hanno voluto omaggiare la serie. Invece è da prestare attenzione ai diversi luoghi del mondo, oltre a New York, in cui si svolge l’azione dei personaggi che non rappresentano solo degli splendidi “teatri” ma hanno una rilevanza il più delle volte sostanziale, tanto da determinare alcune delle svolte più interessanti nella storia.
In un mercato sempre più saturo di produzioni televisive non proprio diversificate l’una dall’altra, mi sento di consigliarvi caldamente la visione di Mozart In The Jungle, al fine di godere di qualcosa decisamente differente dai soliti canoni, spensierato senza essere frivolo e “pensante” senza diventare pretenzioso. E poi come accennato in precedenza ritengo che non sia mai il caso da rinunciare alla possibilità di ascoltare tanta e bellissima musica classica. Soprattutto se accompagnata da immagini e storie così perfettamente a tema.