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REVIEWSLE RECENSIONI
19/02/2022
Crystal Spiders
Morieris
Con Mike Dean (Corrosion Of Comformity) entrato a far parte in pianta stabile della band, i Crystal Spiders aumentano il potenziale offensivo e rilasciano un disco feroce, ipnotico e sulfureo.

Che i Crystal Spiders fossero una band dall’ottimo potenziale, lo si era capito fin dal loro album di debutto, Molt (2020), di cui in molti avevano parlato in termini assolutamente lusinghieri. Li aspettavamo al varco del secondo album, quindi, quello comunemente ritenuto il più difficile, per vedere se le buone impressioni sarebbero state confermate o se, invece, il loro approccio al metal, così grezzo e arrembante, fosse stato annacquato in favore di un suono meno estremo. Fortunatamente, la formula non è stata cambiata, e anzi, questo Morieris, testimonia un altro passo in avanti della band capitanata dalla cantante e bassista Brenna Leath.

Merito, è abbastanza evidente, di una presenza più sostanziale di Mike Dean: il leggendario bassista dei Corrosion Of Comformity, che aveva prodotto il debutto, ma si era tenuto in una posizione, per così dire, defilata, oggi è a tutti gli effetti il terzo membro e chitarrista della band. E non è circostanza da poco, visto che il suono di Morieris ha acquisito volumi e ulteriore sostanza, e la proposta doom/stoner, avvolta in spire psichedeliche e declinata con vista sulla notte, si è fatta decisamente più velenosa.

Lo si capisce fin dalla title track che apre il disco, un brano dal passo lento e pesante, stritolato da bassi rimbombanti, percosso dalla ritmica sinistra di Tradd Yancey, scartavetrato da un riff di sabbathiana memoria, e trasportato in una luciferina dimensione parallela dalla voce sensuale di Brenna. Siamo tornati e, ancora una volta, non facciamo prigionieri.

L’esiziale corpo a corpo continua, quindi, nella successiva "Septix", ferocia stoner allo stato puro, basso demoniaco, chitarre slabbrate e batteria martellante, che spingono l’ascoltatore in un antro oscuro e misterioso, in cui la voce veemente di Brenna affonda inquietanti staffilate psichedeliche. Con la terza e la quarta traccia, "Harness" e "Offering", i Crystal Spiders danno il colpo da ko: un uno - due che erge un fragoroso muro di suono, che cavalca schiumando tra le sabbie del deserto, una danza febbrile di elettricità, oscura come la notte, spaventosa come un cimitero, minacciosa come un sabba di streghe.

Sia "Pandora" che "En Medias Res" continuano questa corsa da brivido: la prima, esplode, come un fragore di tuono, in due minuti selvaggi da attraversare con il batticuore, mentre la seconda è lenta, caracollante, ma pervasa da un persistente lezzo sulfureo e da un inquietante invocazione alla tenebra. Un brano lungo, avvolgente, che solo apparentemente sembra far tirare il fiato all’ascoltatore. In realtà, lo stordisce, per poi colpirlo alla gola con la ferocia distorta di "Maelstrom", e invischiarlo, quindi, nel pantano ipnotico della conclusiva "Golden Paw", la ritmica cadenzata, il basso che spinge verso l’abisso, mentre la chitarra sgangherata di Dean sostiene le note acute e ammalianti della voce di Brenna.

Si conclude così questo viaggio nelle tenebre di una musica magnetica, fragorosa, urticante, con cui i Crystal Spiders confermano lo stato di grazia del debutto e salgono parecchie posizioni di un’ipotetica classifica delle migliori band di genere.