Moral Panic, a voler usare una formula un po' abusata, è quello che potremmo definire il disco della maturità dei Nothing But Thieves. Non che i precedenti fossero dischi prescindibili, per carità. L’omonimo esordio, datato 2015, tutto impeto e baldanza, presentava una band già consapevole dei propri mezzi che giocava con suoni noti (Muse, Radiohead, Arctic Monkeys), rinnovandoli con freschezza. E il sophomore, Brooken Machine (2017), a cui forse mancava l’effetto sorpresa del predecessore, ribadiva il concetto di un gruppo abile a plasmare con intelligenza una materia ben radicata nel panorama indie rock britannico. Moral Panic, in tal senso, compatta e, permettetemi l’alliterazione, definisce definitivamente uno stile, ponendo il marchio di fabbrica su undici canzoni che oggi possono dirsi solo ed esclusivamente dei Nothing But Thieves. Che continuano a citare, ovviamente, ammiccando a Killers e Muse, evocando a tratti atmosfere anni ’80, ma fondendo con personalità, in un frullato gustosissimo, pop, dance e rock, indie e mainstream, tastiere e chitarroni, melodia ed esondante energia.
Un disco, poi, che anche nelle parole del cantante e frontman, Conor Mason, ha avuto una genesi più consapevole e riflessiva: “Per la prima volta nella nostra carriera abbiamo avuto il tempo di sederci e scrivere un album, senza doverlo fare on the road. Il disco è stato quasi interamente composto prima che la pandemia arrivasse, ma ci rendevamo conto che stava per succedere qualcosa di grave e il disco in parte lo riflette, anche senza esserne stato direttamente ispirato”. Una tensione che si riflette sulle liriche dell’album, che pongono l’accento sulla difficoltà di vivere in questi giorni incasinati, non solo dal virus, ma dai cambiamenti climatici, dalle guerre e dal terrorismo, dall’invadenza e dall’ingerenza dei media e dei social.
Moral Panic, però, a dispetto di temi così alti e riflessioni il più delle volte amare, trasuda energia ed entusiasmo, e pompa dalle casse dello stereo con vertiginosa audacia. Qualche brano suona forse un po' prevedibile (il primo singolo Is Everybody Going Crazy? ad esempio, è abbastanza risaputo), ma la scaletta tiene alla grande e trasuda ispirazione e, quel che conta maggiormente, voglia di divertire e divertirsi.
L’opener Unperson deflagra come una bomba, up tempo da capogiro, chitarra aggressiva, melodia acchiappona e suono millesimato 2020, Real Love Song racconta d’amore e sentimenti in una cornice new wave molto anni ’80, Phobia, il brano dall’architettura più complessa, strizza l’occhio a Billie Eilish, ma vira improvvisamente in un fulminante crescendo hard rock, Impossible è una ballata da tenere con affetto tra le cose più emozionanti del 2020, There Was Sun è irresistibile gancio per il dancefloor, e Can You Afford To Be An Individual, a parere di chi scrive il miglior brano del lotto, possiede un tiro incredibile, è pervaso da tensione drammatica e mostra il lato più muscolare della band.
Moral Panic è dunque la prima tappa veramente importante di una carriera in crescendo, un disco coraggioso e graffiante, capace al contempo di far ballare, divertire e sedurre, con un piglio giovanilista che si rivela però, ascolto dopo ascolto, incredibilmente adulto e vincente. Bravi, bravi, bravi.