Sono arrivati al grande pubblico nel 2015 con il loro secondo disco Choose Your Weapon, che probabilmente ha sconvolto i più. Già con quell’album era evidente che la band non voleva creare qualcosa di semplice e unitario, ma comporre un’opera che nascesse da vari generi musicali. Fu infatti curioso vedere un gruppo jazz nominato ai Grammy Awards per la categoria “Miglior brano R&B” (persero contro The Weekend).
Con Choose Your Weapon hanno sconvolto le carte in tavola perché sono riusciti a creare un disco veramente difficile da categorizzare in un genere unico, e spesso quando è così ci si rende conto che si sta assistendo alla nascita di un nuovo genere musicale.
Ascoltando Choose Your Weapon si possono sentire armonie prese dal panorama jazzistico mescolate a pesanti influenze elettroniche e ritmiche hip hop e R&B. Questi sono gli ingredienti principali che hanno caratterizzato il neo jazz e la neo soul, esplosa soprattutto in Inghilterra qualche anno dopo con esponenti del calibro di Kamaal Williams, Yussef Dayes, Alfa Mist o gli Ezra Collective.
Dopo l’uscita del loro ultimo album nel 2015, gli Hiatus Kaiyote si sono messi subito a scrivere il sequel, che però uscirà sei lunghissimi anni dopo. In questo periodo però, ad allietare l’attesa, ci sono state diverse pubblicazioni e collaborazioni degne di nota, come il disco solista di Nei Palm del 2017, Needle Paw, o alcuni featuring che non fanno altro che confermare al grande pubblico l’importanza di questa band: i The Carpenter (Beyonce & Jay-Z), Kendick Lamar, Anderson Paak, Chance The Rapper e Drake.
Un panorama, questo, che non fa altro che aumentare l’hype per questo loro nuovo disco: Mood Valiant.
L’album rispecchia pienamente l’hype creato in questa lunga attesa e si presenta immediatamente con un mood futuristico: si ha immediatamente l’impressione di assistere in prima persona a qualcosa di nuovo. La cavalcata inizia subito con i due brani introduttivi, che accompagnano l’ascoltatore all’interno di un climax che approda in “Chivalry Is Not Dead”, una traccia che mette in tavola subito tutti gli elementi che ci accompagneranno nell’ascolto del disco: suoni elettronici futuristici e alle volte orientaleggianti, un groove che si alterna tra l’hip hop, l’R&B e la musica samba e delle armonie figlie della storia del jazz.
Descritta così la loro musica sembra molto simile ad un quadro di Pollock, ma non è così, ed è qui che emerge il vero talento: tutti i brani che compongono il disco presentano sempre una strana semplicità d’ascolto, quasi insolita visti gli elementi che la compongono.
Sicuramente la collaborazione brasiliana con Arthur Verocai ha facilitato questo processo verso la semplicità, come anche i sei anni che gli Hiatus Kaiyote si sono presi per la scrittura, oltre che, soprattutto, una evidente ricerca del gruppo verso “la bellezza” non solo stilistica. Si riesce infatti a percepire che è soprattutto il continuo e ricercato tentativo di creare qualcosa di bello che li ha spinti a portare ordine e semplicità nei loro arrangiamenti, all’interno di un genere che invece li giustificherebbe tranquillamente a comporre qualcosa di intellettuale e manieristico.
Si sente molto bene ascoltando “Red Room”: un basso semplice, una batteria quasi dritta, una chitarra appena accennata e una tastiera che verseggia sottovoce alternandosi al piano, bastano a creare qualcosa di completo e davvero affascinante. Anche nei brani dagli arrangiamenti più complessi, però, si evince sempre una linea melodica chiara e semplice, accolta e valorizzata da tutti gli altri strumenti.
Ma da dove nasce la ricerca per questa “bellezza semplice”?
Ce lo racconta direttamente Nai, la cantante, attraverso un commento ad una grande sfida che ha portato a compimento proprio durante la scrittura di questo disco, quella contro il cancro al seno. "Quando pensi che la tua vita ti verrà portata via, ti fa pensare a chi sei", dice Nai. “Credo che dopo lo spavento del cancro al seno ho deciso che dovevo dimostrare alla vita che l'offerta che ho è genuina. Il mio unico desiderio è vivere e offrire la mia esperienza di tempo e bellezza”.