Ve lo dico: ne ho abbastanza della Banda della Magliana, dei gangster all'amatriciana e di tutto quel sottobosco fatto di rimandi a quel preciso periodo storico di metà anni 70. La botta definitiva l'ho avuta l'altro giorno quando inavvertitamente mi è passato sotto gli occhi un film dell'ineffabile coppia Giallini/Gassman figlio che aveva per tema un viaggio nel tempo nell'Italia del 1982, mundial di Spagna e incontro/scontro con la sopracitata gang criminale romana.
Quindi è giunto il momento di dire basta; se anche quelle tragiche vicende, spesso ammantate di leggenda, vengono ridotte a macchietta, beh, è meglio passare oltre. Chissà se anche i Calibro 35 ne hanno abbastanza di fare i viaggiatori del tempo e di venire accostati a quel mondo idealizzato fatto di colonne sonore per film polizziotteschi e library assortite. Dall'ascolto del nuovo loro album direi che sì, forse ne hanno abbastanza anche loro. Quel che ci propongono in "Momentum" è un approccio per trovare una nuova formula che riesca a rinnovare la loro proposta musicale pur restando comunque sempre in un ambito da colonna sonora immaginaria.
Non più inseguimenti con le alfette quindi, ma una full immersion in quella che è una realtà fatta di città fantasma abitate da zombies che si rinchiudono in casa, di rapporti inesistenti tra persone se non per il tramite di uno smartphone, e una cupezza generale che ammanta tutti i dieci brani del disco. Sembra quasi di trovarsi dentro un film che racconta una realtà distopica, salvo che una volta ascoltatene i brani ci rendiamo conto che nella distopia ci siamo immersi 24 ore al giorno; "Glory-Fake-Nation" è l'antipasto che ci porta dentro all'incubo chiamato Italia 2020, sonorità che ricordano i vecchi Massive Attack e un senso di smarrimento che ci assale.
In "Stan Lee" i Calibro 35 lasciano la Bovisa e atterranno a Detroit, con un omaggio al papà di Spider Man e un linguaggio rap che attraversa il brano declamato dal rapper americano Illa J, musicalmente avanti a tutte le litanie da it-pop che ammorbano la penisola e che queste sì, ci riportano di nuovo indietro di 40 anni, ai tempi dei Santo California però.
Se escludiamo l'altro brano che si avvale della voce, "Black Moon", pezzone funk che vede la partecipazione della rapper MEI, i rimanenti pezzi strumentali bastano da se per creare un clima di rassegnazione e di disperazione cupa per quello che il futuro avrà in serbo per noi; ascoltate come "Automata" e "Thunderstorms and Data" siano alla stregua di una profezia che si avvererà, brani densi e materici, come se Duca Lamberti, il protagonista dei libri di Giorgio Scerbanenco avesse ceduto il passo a Logan 5 del film "Logan's Run".
I Calibro 35 si muovono da maestri nei gangli di una fantascienza quanto mai vicina a realizzarsi e questa volta i brani hanno una immediatezza che ti colpisce in fronte, non più cerebrali come in passato ma più di sostanza, forse per raccontarci che il tempo rimastoci per provare a cambiare le cose è giunto al termine.