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REVIEWSLE RECENSIONI
03/03/2025
Gioacchino Costa
Miserie
“Calma non può esserci nell’amore”, sosteneva Proust, “perché quel che si ottiene è sempre solo un nuovo punto di partenza per desiderare di più”. Emozioni queste che nel nuovo album di Gioacchino Costa, Miserie, hanno il sopravvento e fanno oscillare lo spirito come un giunco animato dal vento dell’emotività.

Vi sono circostanze orfane del qui e ora, sentimenti da auscultare nel profondo, sin ai loro abissi, scene di vita da delineare che scorrono attraverso il flusso perenne dei pensieri e che pervadono l’animo umano in cerca d’asilo. Percorrere il lungo e oscuro cunicolo del tempo circondati da lembi di cielo che fluttuano sopra la nostra esistenza, senza il braccio di quel qualcuno da noi ardentemente bramato che ci sostenga, spesso è ardua impresa.

Le intermittenze del cuore sono percepite da Proust come strappi intimi che avvengono nelle relazioni umane, che riconducono a eventi o persone rimaste nell’ombra del nostro passato (oscure figure che secondo la luminare mente di Jung, andrebbero affrontate, altrimenti continueremmo a vederle negli altri, visto che il mondo fuori da noi è solo il riflesso del mondo dentro di noi.)

Sono frangenti di rottura, metamorfosi nelle quali diviene essenziale cogliere le sfumature, analizzare le trasformazioni emozionali. Ne Alla ricerca del tempo perduto, sempre Proust sosteneva che la realtà si forma soltanto nella memoria e che, non di rado, le basi di una felicità che ancora non esiste sono piantate accanto all’aggravarsi di un dispiacere del quale stiamo soffrendo e del suo plurale declinarsi in miserie.

Miserie sì, proprio come il nome del nuovo lavoro di Gioacchino Costa (che segue il precedente Sottopelle-Sottoterra del 2018), il quale vede Zibba alla produzione artistica.

 

Miserie è un progetto musicale scritto senza mentirsi, caratterizzato da un’intensa interpretazione dei brani, da un pullulare di vita e di turbamenti da affrontare un giorno alla volta, da un amore vissuto intensamente guidato unicamente dal trasporto di un desiderio terribile e ardente, come una febbre alta.

La tracklist si apre con “Perso”, dove, attraverso la toccante interpretazione di Gioacchino, la speranza del futuro esige dolcemente ma in modo deciso di essere ascoltata, respirata: “Seduti su un razzo con gran motore, tra a la luna e le stelle, tra i fallimenti e le miserie, tra la luce e il buio che non riesco a illuminare”.

In “Senza fiato” i desideri assumono l’immagine di chimere, in giorni di cielo grigio segnati da quell’agire dolente che non si sofferma mai a lungo su niente: “la fatica del tempo contrario, a colorare sempre il cielo per sbaglio”. “Maledetta” rappresenta invece lo specchio nel quale la dura realtà è costretta a venire allo scoperto, il momento di smetterla di alimentare bugie che da lungo tempo infiammano l’anima, ingannandola: “Perché è nelle mie bugie che divento io, ho dato un volto al tempo per vederlo passare, per sentirmi meno solo in attesa di calore”.

“Cosa siamo” conduce sia al termine del viaggio sentimentale intrapreso sia tra le braccia dell’intima riflessione di Virginia Woolf: “La bellezza del mondo che è destinata a perire tanto in fretta, possiede due facce: una di gioia, l’altra di dolore, che ci fanno a pezzi il cuore”.