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REVIEWSLE RECENSIONI
27/05/2019
Caroline Spence
Mint Condition
Undici canzoni, le cui perfette melodie entrano nel sangue alla velocità della luce, facendo circolare, dalla testa al cuore, emozioni vere e una musica dalle radici evidenti, ma collocata a mezz’aria in una dimensione di atemporale bellezza

Recensire Mint Condition, terzo lavoro a firma Caroline Spence, giovane songwriter di stanza a Nashville, potrebbe sembrare la cosa più semplice del mondo, tanto sono dirette e sincere le undici canzoni che compongono il disco. In realtà, c’è invece molto da dire su questi brani, le cui perfette melodie entrano nel sangue alla velocità della luce, facendo circolare, dalla testa al cuore, emozioni vere e una musica dalle radici evidenti, ma collocata a mezz’aria in una dimensione di atemporale bellezza.

Caroline Spence è un talento puro, una cantautrice nel senso stretto della parola, che cura, con attenzione, tanto la musica quanto i testi, entrambi componenti essenziali della sua musica. L’equilibrio perfetto di ogni singolo brano, la ricerca della melodia in purezza, gli arrangiamenti discreti e minimali, eppure tutti decisivi, e le liriche pervase da un ingenuo romanticismo e da uno spleen contemplativo, producono come risultato un pugno di canzoni più adulte della giovane età di chi le ha scritte.Canzoni, che la Spence addomestica grazie a un soprano dolcissimo, all’apparenza delicato ed esile, ma che alla resa dei conti suona potente per estensione e incisivo per espressività.

Mint Condition è il seguito ideale dello splendido, Spades & Roses (2017), ma rispetto al precedente, come avviene in ogni processo di crescita, c’è una maggiore consapevolezza delle proprie indubbie doti e un più articolato lavoro in fase di produzione, curata con efficace eleganza dal polistrumentista Dan Knobler (Lake Street Drive, Erin Rae, etc.).

Il risultato è una raccolta di canzoni di fattura artigianale, intime e introspettive, ma capaci di parlare un linguaggio universale che evita accuratamente ogni sdolcinatezza per arrivare dritto e diretto al bersaglio. Caroline indaga sui propri sentimenti, scruta all’interno del proprio cuore che è anche il cuore di ogni donna, e intreccia storie di amori, spesso tanto dolorosi, da ritenere preferibile la solitudine (“A volte una donna sta da sola, perché trasformeranno la sua gioia in dolore” canta nella lenta, struggente Sometimes A Woman Is An Island).

Ci sono un paio di episodi elettrici in Mint Condition, e nonostante non sia la dimensione preferita dalla Spence, entrambi suonano meravigliosamente, sia l’iniziale What You Don’t Know che l’accattivante Who’s Gonna Make My Mistakes, che ricorda la Sheryl Crow più ispirata. La maggior parte del disco è però segnata da ballate che coagulano echi del Tom Petty più morbido intorno a un melange appassionato di folk, country e pop.

Non c’è un solo filler in scaletta e ogni canzone è così buona che non smetteresti mai di ascoltarla. E poi, quella voce, unica, vibrante, dolcemente malinconica, trova la via del cuore con incredibile facilità, sia quando canta l’amore per l’amore in Sit Here And Love Me (I don’t need you to solve any problems at all, i just need you to sit here and love me) sia quando, nella title track, posta a chiusura del disco, celebra una relazione che dura tutta la vita, commovendo alla lacrime con quel verso sublime: “some things they last and some things they won’t/ But nothing about you ever gets old”. 

Mint Condition non è solo un disco splendido ed emozionante, ma è un’opera indispensabile per chi ama il cantautorato femminile proveniente dagli States, genere di cui, Caroline Spence, non solo incarna con freschezza e sincera ispirazione il presente, ma, in tutta evidenza, ne traccia anche la strada per il futuro. Imperdibile.

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