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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
26/02/2025
Live Report
Memorials, 25/02/2025, Arci Bellezza, Milano
I Memorials regalano agli accorsi nella Palestra Visconti dell'Arci Bellezza 75 minuti di altissimo livello. Una prova dinamica e ricca di groove, dove la forza della performance è nell'efficace interazione tra la parte più squisitamente analogica e classicamente suonata, e quella maggiormente elettronica e di effettistica.

Verity Susman (Electrelane) e Matthew Simms (Hugs Back, Wire) avevano iniziato il progetto Memorials un po’ in sordina, con la realizzazione di materiale, per lo più strumentale, raccolto nel 2023 nei tre volumi di Music For Film. I feedback positivi ricevuti, unitamente al piacere di lavorare assieme, hanno fatto sì che decidessero di continuare, dando forma stabile ad una collaborazione che fino ad allora rischiava di essere percepita come estemporanea.

Memorial Waterslide è stato uno dei dischi più interessanti dell’anno passato e, se non ha ricevuto tutte le attenzioni che avrebbe meritato, è stato solo perché, nel mare magnum delle uscite che ormai inondano il mercato ad ogni mese, districarsi sta divenendo sempre più difficile, e va a finire che spesso sono i fattori prettamente extra musicali quelli che decretano il livello di attenzione che un determinato prodotto potrebbe o non potrebbe ricevere.

Fatto sta che questo esordio sulla lunga distanza, il primo composto interamente da canzoni in senso stretto, ci ha colpito per la sua versatilità e per il modo in cui ha saputo far interagire suggestioni provenienti da mondi differenti, in un insieme coeso e credibile.

 

Il duo di Canterbury era già passato dalle nostre parti lo scorso marzo (ricordo date a Milano e ad Avellino) e a quanto pare si era trovato particolarmente bene, visto che a questo giro i concerti sono addirittura quattro: oltre a Milano, la prima del lotto, le altre sono a Pisa, Savona e Borgo Santa Brigida, in provincia di Parma. Questa sera la sala prescelta è la Palestra Visconti e l’affluenza, occorre constatare, non è delle migliori, anche se le dimensioni ridotte della venue e il calore del pubblico offriranno ugualmente una cornice positiva e di grande partecipazione.

Sul palco, alle 21.30 spaccate, salgono solo loro due, Verity e Matthew, senza nessun altro musicista a coadiuvarli. Fanno tutto da soli: la prima, oltre a cantare, suona tastiere e Synth, con frequenti e suggestive incursioni al sax; il secondo si occupa della chitarra, della batteria, nonché di loop station e diavolerie varie.

La forza della performance, occorre dirlo, risiede proprio in questa efficace interazione tra la parte più squisitamente analogica e classicamente suonata, e quella maggiormente elettronica e di effettistica. Essendo solo in due, l’assetto privilegiato è quello voce/tastiere e batteria (la chitarra viene utilizzata meno di quanto fosse lecito aspettarsi), con basso e qualche elemento elettronico mandato in base, ma con la maggior parte del paesaggio sonoro realizzato attraverso un registratore a bobine, che “capta” alcune delle parti strumentali eseguite e le manda in loop manipolandole a dovere.

Il risultato, anche per questo continuo e multiforme evolversi della canzone, con le varie sezioni introdotte e modificate in diretta, è caldo, spontaneo e per niente posticcio.

 

Il duo è autore di una prova dinamica e ricca di groove, sia che si lanci nei brani del disco, più legati alla forma canzone e per certi versi debitori alla proposta degli Stereolab (paragone riduttivo, vista l’abbondanza di robe in più che ci hanno messo dentro), sia che opti per la sperimentazione, con un focus maggiore sul rumorismo e sulle divagazioni in bilico tra psichedelia, Kraut e Jazz, nelle quali il sax ha una grande rilevanza.

Tra i momenti migliori sono da segnalare senz’altro “Lamplighter”, “Cut it Like a Diamond”, “Name Me” e “Book Stall”, che sono tra gli episodi più rappresentativi di Memorial Waterslide, mentre le evoluzioni lisergiche di “Peacemaker” e “The Roxy” hanno detto molto del lato più prettamente sperimentale della coppia.

Presentato anche un inedito, “Dropped Down the Well”, diretto e coinvolgente, che non si discosta di molto dalla formula già collaudata. Menzione d’onore, infine, per la splendida “The Politics of Whatever”, con una prima parte per voce e chitarra veramente emozionante, e i bis con la lunga ed elaborata “I Have Been Alive”, durante la quale soprattutto Simms ci ha dato dentro con le invenzioni sonore, prima che una “Tramps!” ad alto tasso di energia mandasse a casa tutti soddisfatti.

75 minuti di altissimo livello, per una delle band più interessanti e sottovalutate al momento in circolazione. Non fanno niente che non si sia già sentito, ma il modo in cui scrivono i pezzi e gestiscono il “materiale di recupero” non è da tutti. Attendiamo con ansia il prossimo album…