In questo lavoro fonde le sue diverse anime. È un disco aggressivo, crudo, costruito interamente sulla voce come sorgente sonora principale che si fa strumento, con sovrapposizioni, loop e solo successivamente inserti, campionamenti e qualche parte strumentale a lanciare qualche squarcio di luce in questo mondo claustrofobico.

“Nulla Sono, Nulla Sarò”; dichiarazione di intenti e poetica, come l'“Ich Bin's” degli Einstürzende Neubauten su una ritmica marziale meccanica, come gli zero e uno di un sistema binario.

Un disco in cui è forte la componente della poesia sonora, l'immagine e la parola prevalgono sulla musica, perché ne sono guida, nelle strutture che non seguono la forma canzone ma il testo.

C'è spazio anche per momenti più melodici, come nella traccia che dà titolo all'album e se dovessimo trovare un paragone, per fare capire a chi non ha ancora ascoltato, l'esempio più vicino è quello dei lavori di Blixa Bargeld in compagnia di Theo Teardo, senza volere nulla togliere alla personalità ben definita di Venturi.

“Straniero ovunque” si basa su un loop vocale dello stesso artista con diplofonie che guardano alla musica degli sciamani siberiani, come agli esperimenti di Demetrio Stratos, anche se, ancora una volta, è la parola la chiave di lettura ed è quindi un disco che per quando curato nella parte musicale, mi sento di consigliare prima di tutto a chi ama la ricerca nel testo.

Un ascolto consigliato, specie se accompagnato dalla lettura, per apprezzarne ogni sfumatura.